26 giu 2014

Nuovo commento di Domenico Cacopardo


NERVI SALDI E NAVIGAZIONE A VISTA 
 di domenico cacopardo
È il conformismo la cifra prevalente di questa stagione politica. Conformismo dei politici, tutti allineati sulle parole d’ordine di Matteo Renzi e conformismo dell’informazione che, nello stile ormai affermatosi in Italia, è divisa tra una stragrande maggioranza di fan e una sparuta minoranza critica «a priori»: manca la schiera di critici positivi, capaci di mettere in rilievo le contraddizioni della «performance» governativa.

Il gradimento del «premier» si avvicina al 70% sulla base delle sue eccezionali capacità comunicazionali. Non ancora per i concreti contenuti dell’azione di governo. Il medesimo presidente di Confindustria, sempre misurato, ha nei giorni scorsi espresso il proprio richiamo perché, dopo tante affermazioni di cambiamento, qualche problema reale sia affrontato. Si tratta, in particolare, dell’ostacolo che ogni giorno la burocrazia frappone alla semplificazione delle procedure, determinando ritardi biblici nelle decisioni che servono alle imprese, ai commercianti, ai semplici cittadini.

Che la riforma della pubblica Amministrazione sia una necessità urgente è un fatto incontrovertibile. Lo è dal 1861, anno dell’Italia unita. Se ne parla da decenni con risultati altalenanti. Il medesimo progetto Madia, bocciato dal Quirinale, ora in Gazzetta Ufficiale, dopo adeguate correzioni, è un pannicello tiepido che non risolve nessun problema reale. Del resto, non ci si poteva aspettare niente di diverso, vista l’insufficienza del ministro Madia e dei diretti collaboratori della presidenza del Consiglio. 
Del pasticcio continuato messo in scena a palazzo Chigi si favoleggia anche nelle strade romane: il governo non ha ancora trovato un assetto capace di garantirgli efficienza.
Questo va detto al presidente del consiglio, sensibilissimo alle critiche, capace di esorcizzarle come espressione di gufismo e, tuttavia, portatore di un disegno complessivo da condividere e sostenere.
Sembra un «leader» consumato, quando propone l’inconsistente Mogherini come responsabile della politica estera e di sicurezza dell’Unione europea, un incarico senza alcun contenuto pratico: un modo evidente per liberare la casella “esteri” per qualche politico di maggiore peso ed esperienza. Si intravede un rimpasto più complessivo per trovare l’efficienza tanto desiderata.
C’è anche la questione europea. L’enfasi sull’assenso tedesco a un allentamento della stretta stabilita dal patto di stabilità è sbagliata e illusoria. L’allentamento è quello che è già all’interno del patto, a determinate condizioni.
Renzi ha capito che l’Europa non è il comune di Firenze e che le parole non bastano. Le sue mosse sulla Francia sono in questa direzione, salvo il fatto che non riusciranno a smontare l’Europa carolingia costruita da Parigi e Berlino. L’unica possibilità è costruire un asse Mediterraneo da Lisbona a Roma che sappia interloquire con decisione su tutte le grandi questioni comunitarie. Non si comprende peraltro la ragione dell’affrettato sì a Junker: vedremo nelle prossime settimane se il «premier» ha ottenuto, da quel sì, una qualche concessione per i nostri problemi.
La speranza è un sentimento, non un ragionamento politico. Tuttavia, a essa dobbiamo ricorrere per andare avanti.


Nessun commento:

Posta un commento