Nell’Italia delle tutele e della prevenzione, nell’Italia che ha adottato il decreto legislativo 8 giugno 2001, n. 231 tutto volto a garantire la moralità nelle aziende, pubbliche e private, c’è un’isola alternativa, nella quale i principi di onorabilità hanno una interpretazione elastica e non valgono come altrove.
Parliamo della Federazione italiana gioco calcio, della quale ci siamo già occupati prima delle celebrazione del rito elettorale di lunedì 11 scorso.
Processato e condannato 5 volte: 4 mesi di reclusione (1970) per falsità continuata in titolo di credito (in concorso con altri); 2 mesi e 28 giorni (1994) per evasione fiscale e dell’Iva; 3 mesi (1996) per omissione di versamento di ritenute previdenziali e assicurative; 3 mesi (1998) per omissione o falsità in denunce obbligatorie; 3 mesi (1998) per abuso d’ufficio per violazione norme anti-inquinamento.
Questo distinto signore, con simili precedenti, risponde al nome di Carlo Tavecchio ed è stato legittimamente eletto nel 1999 (a un anno dall’ultima condanna) presidente della Lega nazionale dilettanti e nel 2014 presidente della Federazione italiana gioco calcio, di cui era vicepresidente dal 2007.
Lui stesso (e i suoi sostenitori gli hanno fatto eco) ha dichiarato di avere ottenuto la riabilitazione e che, quindi, ogni preclusione di tipo etico nei suoi confronti non aveva fondamento giuridico.
Di certo, però, la preclusione sarebbe dovuta valere nel 1999, alla nomina nella Lega dilettanti: era passato solo un anno dall’ultima condanna.
Abbiamo dato un’occhiata in giro e abbiamo incontrato Enrico Preziosi (uno dei maggiori supporter di Tavecchio) presidente del Genoa. Anche il suo nome riporta a una carriera tormentata, nella quale si trova persino un'ordinanza di custodia cautelare (arresti domiciliari) per bancarotta fraudolenta e falso in bilancio riguardo al fallimento del Como (calcio). Un reato, quindi, strettamente connesso allo sport. Nel 2008, in base al "pacchetto sicurezza", Preziosi ha patteggiato davanti al tribunale di Como una condanna a 23 mesi di reclusione (indultata) per il reato di bancarotta fraudolenta . Come si sa, il patteggiamento è un’ammissione di colpevolezza. Non pago dell’avventura giudiziaria, Preziosi viene anche condannato dalla Commissione disciplinare della Federcalcio(2007) cinque anni di inibizione (dall’attività calcistica) per la gestione economica della sua ex società Como.
Il nostro gentiluomo ha poi confidato alla stampa di aver condotto in prima persona la trattativa per trasferire alcuni giocatori all'Inter. La confidenza gli è costata un nuovo procedimento disciplinare, in quanto in quel momento era ancora inibito. A dimostrazione del valore attribuito alle sentenze sportive. Vi è stata poi la vicenda Genoa-Venezia: nel 2005 Preziosi è entrato nel registro degli indagati, accusato di associazione a delinquere e frode sportiva. Nel 2006 è stato scagionato dalla prima accusa (associazione a delinquere) ma, nel 2007, è stato condannato a 4 mesi di reclusione per il reato di frode sportiva (partita Genoa-Venezia, truccata). Condanna confermata (2008) nel Processo d'appello. A seguito dell'annullamento della sentenza di condanna da parte della Cassazione (2010), è stato rinviato ad altra sezione della Corte di appello di Genova che (2011) ha ripristinato la condannai. Infine, tralasciando il resto, nel febbraio 2013 Preziosi è indagato per il mancato versamento dell'Iva per il 2011 (8 milioni di euro). Il 19 luglio 2013 (un anno fa) in primo grado è stato condannato a 1 anno e 6 mesi di reclusione.
Non andiamo oltre nell’analisi dei precedenti di personaggi del calcio italiano.
Abbiamo però letto con attenzione lo statuto della Federcalcio, il Noif (norme organizzative) e il codice etico della stessa e abbiamo constatato come non ci sia un articolo che inibisca l’assunzione di cariche sportive da parte di Tavecchio e Preziosi: nell’ampia casistica dei divieti (ampia ma molto più ristretta di quella di cui alla legge 8 giugno 2001, n. 231) non ci sono i reati fiscali, la frode sportiva e simili sciocchezzuole.
E qui ci sarebbe il varco per Malagò: un commissario ad acta o un commissario tout-court che riscriva statuto e codice etico rendendoli conformi alle esigenze etiche affermatesi nel Paese.
Il disordine amministrativo è certificato proprio dall'attività e dalle decisioni della Federcalcio.
domenico Cacopardo
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