23 set 2014

Il “rischio” dell'impresa....e l'art 18


di vincenzo cacopardo
Si parla oggi dell'articolo 18 facendone una questione di estrema importanza e guardandone solo un aspetto slegato da una primaria importanza relativa all'impresa: Se è vero che il lavoratore dipendente deve avere le proprie garanzie al fine di non pagare il prezzo altissimo della perdita del suo lavoro, riesce ancora più difficile pensare che un magistrato possa decidere sulle decisioni di una impresa che affronta la sua rischiosa avventura. In ogni iniziativa industriale vi è la possibilità che si verifichino fatti negativi... che non vi siano gli esiti voluti e si è costretti a subire eventi negativi...Questa è la sfera in cui è rinchiuso il “rischio”!

All'impresa ed all'imprenditore appartiene il “rischio”: il rischio di intraprendere, di investire capitali, di mettere in produzione il suo prodotto derivante da un'idea. Se questo rischio ha un motivo di esistere in un'attività industriale..lo stesso dovrebbe ammettersi nella scelta di chi deve collaborarvi per il lavoro da svolgere e cioè... sia che essi siano operai o impiegati di concetto o persino dirigenti....La scelta di costoro è inevitabilmente connessa ad un rischio oltre che alla loro opera.

Ora ...se si ammette che chi vuole intraprendere una iniziativa industriale.. sta rischiando..dovrebbe di conseguenza ammettersi che la scelta del suo personale collaborativo è un altro rischio e deve potersi operare con estrema libertà e senza vincoli particolari...Libertà di operare sui prodotti, ma anche la libertà di una scelta collaborativa più libera..

Il datore di lavoro, quindi, rischia anche nella scelta del collaboratore...alla stessa maniera di come il collaboratore rischia nella sua permanenza nell'attività lavorativa. La flessibilità rimane, perciò, la base per poter affrontare ogni iniziativa.. il cui genere.. comporta continui rischi. La scelta dei collaboratori (operai o impiegati che siano) deve poter restare libera nella scelta qualitativa e nell'impegno temporale poiché connessa all'azzardo che l'impresa affronta.

Da parte di chi collabora per l'iniziativa si vuole però una sicurezza al fine di non ritrovarsi senza un lavoro ed alcuna fonte di retribuzione....certezza oggi impossibile da garantire proprio perchè connaturata al “rischio” che l'impresa oggi corre..ancor più che nel passato. D'altronde anche il datore di lavoro.. se fallisse.. non avrebbe alcuna certezza sul suo futuro..anzi verrebbe sommerso da pignoramenti e persino rischiare di finire in galera. L'unica via in tal senso, per rendere più forza e responsabilità ad ambedue, potrebbe solo essere quella che lega l'impiegato al datore in un'opera di collaborazione che renda ad ambedue vantaggi economici relativi ai risultati della stessa azienda.

Una via difficile da trovare... se non attraverso un'attenta ricerca che possa offrire vantaggi economici di collaborazione, ma mai sicure garanzie temporali di lavoro a fronte degli evidenti rischi.       

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