17 set 2014

Una nota sul "piccolo eroe fiorentino" di Domenico Cacopardo



di domenico Cacopardo
Giorno dopo giorno, come nel bollettino di una disfatta, si susseguono le notizie delle ritirate della Repubblica italiana e dei suoi cittadini. L’attuale, inimmaginata situazione, non è colpa di Matteo Renzi che, probabilmente, pagherà per se stesso e i predecessori.

Il nostro «premier» ha affrontato il compito affidatogli come se si trattasse di una recita. Da attore consumato ha alternato le battute ai toni drammatici, battendo tutti i tasti più graditi al pubblico. È stato seguito con distratta attenzione. Si è riso delle sue trovate. Si è assistito alle sue promesse, sin qui tutte mancate.

Purtroppo, oggi, a metà settembre, alla vigilia dell’adozione della legge di stabilità 2015, Renzi non ha cambiato strada e continua a spararle grosse, girando l’Italia come se fosse non il primo ministro, ma un caudillo sudamericano.

Anche lunedì, a Palermo, s’è esibito in una serie di sciocchezze che avranno fatto sganasciare dalle risate i componenti dell’organizzazione criminale che si chiama mafia e che, oggi, cessato il viso delle armi, s’è inserita nel tessuto economico nazionale forte almeno quanto prima.

Benché gli sforzi compiuti da magistratura e forze dell’ordine siano stati importanti e coronati da diversi successi.

Dove, però, il «premier» manifesta la sua non-conoscenza delle regole base della politica è sul palcoscenico internazionale.

Destinatario di seri avvisi dell’Unione, della Bce, della Banca d’Italia, a Bari per l’ennesima comparsata, ha ritenuto di poter rovesciare il tavolo, respingendo le esortazioni (le riforme le faremo da soli) e chiamando l’Unione medesima a erogare i 300 miliardi di euro che dovrebbero finanziare un piano comunitario di infrastrutture.

Non è informato, l’inquilino di Palazzo Chigi, che, in materia di progetti finanziabili siamo a zero o quasi. E che i tempi per le progettazioni esecutive e per tutti i consensi necessari non sono inferiori ai tre anni. A essere ottimisti. Quindi, se ci aspettiamo una ripresa da questo genere di investimenti europei e nazionali, possiamo stare tranquilli: quando la medicina arriverà sulla tavola, l’Italia avrà subito, da tempo, il collasso che si intravvede al prossimo incrocio.

Comunque, non riuscirà, il nostro «piccolo eroe fiorentino» a smuovere l’Unione mediante i proclami fuor d’opera cui ci ha abituati.

Dovrebbe avere fatto ciò che andava fatto o dovrebbe farlo nel giro di pochi giorni, lui che ci ha messo sei mesi per definire una squadra di esperti per la presidenza del consiglio. Ha fatto filtrare un’accusa (di lentezze) nei confronti della burocrazia del palazzo. Una falsità. Normalmente, gli incarichi di collaborazione si definiscono in un giorno. Se ci hanno messo di più, la responsabilità è dei funzionari apicali scelti proprio da Renzi&Del Rio.

A questo punto, con un risultato di Pil a meno 0,4, dobbiamo aspettarci che il destino compia il suo corso e che una troika commissariale adotti per noi i provvedimenti che, tutti insieme, siamo stati incapaci di adottare.

Cosa resterà alla fine dell’anno del governo del cambiamento capeggiato da Renzi è presto per dirlo. Ma le campane non suonano a festa e il panettone non è specialità toscana.

Se per salvare l’Italia servono i commissari, che vengano.



L'esortazione di Domenico fa pensare.... forse ha ragione! Cosa potrà cambiare se vengono? D'altronde soffriamo allo stesso modo...Possiamo soltanto sperare che venendo..possano occuparsi meglio dell'assetto economico del Paese e magari garantire qualche risorsa in più per un Sud.. che necessita sicuramente di serie infrastrutture.

Ma il problema del nostro Paese non è solo economico, è anche istituzionale e non so in che modo.. il nostro Stato sovrano.. possa proseguire nel compito di promuovere le opportune riforme istituzionali qualora venisse, in qualche modo, commissariato..

Il nuovo sindaco d'Italia sembra aver fatto sognare una buona parte dei cittadini attraverso le speranze...ma la politica non può essere costruita sulle speranze..nè su una comunicazione faziosa in favore di sogni..Potrà ancora farcela?...vedremo, ma tutto si appesantisce giorno dopo giorno... 

A gennaio di quest'anno Matteo Renzi ha presentato la bozza del suo “Jobs Act” sulla riforma del lavoro. «Tra otto mesi un nuovo codice del lavoro». Tra i punti chiave sulla riforma del lavoro, il testo prevede «un assegno universale per chi perde il posto di lavoro, anche per chi oggi non ne avrebbe diritto». L'obiettivo «è creare posti di lavoro». 

Ancora le sue parole di allora:"l’Italia ha tutto per farcela. È un Paese che ha una forza straordinaria ma è stato gestito in questi anni da una classe dirigente mediocre che ha fatto leva sulla paura per non affrontare la realtà, Un cambiamento radicale è possibile partendo dall’assunto che il sistema Paese ha le risorse per essere leader in Europa e punto di attrazione nel mondo. A noi il compito di non sprecare questa possibilità; abbiamo già sprecato la crisi, adesso non possiamo sciupare anche la ripresa. L’obiettivo è creare posti di lavoro, rendendo semplice il sistema, incentivando voglia di investire dei nostri imprenditori" .

Al di là delle belle parole...ancora oggi la sua politica economica non dimostra di attrarre dall'estero, né di mettere in atto le proprie risorse di cui parla, esprime una penalizzante politica estera...e non sembra proiettata verso incentivi ed aiuti per chi vuole investire..
vincenzo cacopardo

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