scrive Domenico Cacopardo
"È inutile nasconderlo: siamo di fronte a due trasformazioni materiali della Costituzione che risultano in competizione fra loro. In passato gli esperti le avrebbero definite «surrettizie», con riferimento al loro imporsi «de facto», senza un disegno dichiarato e approvato dal Parlamento.
Per un verso c’è l’accentuazione (incostituzionale) del carattere «presidenziale» della presidenza della Repubblica, giunta con Napolitano (dopo averlo fatto con Scalfaro) ad assumere tratti che l’avvicinano alla figura della presidenza francese.
Non è solo la scelta di ben tre presidenti del consiglio (ormai ridotti a primi ministri di nomina e tutela presidenziale), ma soprattutto la crescente e determinante influenza del presidente della Repubblica nella individuazione dei ministri (vedi la singolare, inspiegata opposizione di Napolitano alla nomina del magistrato Gratteri a ministro della giustizia), e dei vertici della amministrazione (civile, militare, e in parte giudiziaria).
L’altra trasformazione consiste nella tendenza di Renzi verso la democrazia plebiscitaria. Forse proprio perché privo di una “legittimazione” elettorale diretta, ha inteso assumere il ruolo di protagonista unico e solitario della scena governativa (contornato da nullità senza autonomia, salvo qualche eccezione), che si collega direttamente all’elettorato tramite l’uso martellante dei media. Il momento che attraversiamo è permanentemente drammatico, il guado del fiume dell’inefficienza, della corruzione e della conservazione politica e sindacale non è nemmeno iniziato: abbiamo appena messo il piede in acqua e ci siamo resi conto che la corrente è gelida e tempestosa. Costringere un Parlamento sostanzialmente delegittimato dalla Corte costituzionale (che ha annullato la legge con la quale è stata celebrata la sua elezione) ad accantonare il lavoro legislativo per occuparsi di un nuovo presidente della Repubblica.. sembra quasi il capriccio senile di un padre della Patria indispettito dalle difficoltà di vedere realizzato il suo proprio disegno di riforme.
Ma tant’è. Fra poche settimane la Repubblica ballerà sull’orlo del precipizio, tra le parole festose e incoscienti del «premier» e la ricerca di un ruolo purchessia dei gruppi e dei groppuscoli creatisi in un anno e mezzo di anarchia parlamentare.
Un Gentiloni. Un Franceschini. Una Finocchiaro. Presidenti di sistema, più che protagonisti. Non c’è altro da inventarci.
Se Renzi lo capirà, avremo fatto un vero passo in avanti."
Domenico Cacopardo
Non so se in realtà
si tratti solo del fatto che Renzi lo capisca o no.. e se verranno fatti veri passi in avanti in tal senso...
Il carattere
«presidenziale» della Repubblica, sottolineato da
Domenico circa l'assunzione di un ruolo forte promosso dalla figura
di Napolitano, pone sicuramente delle domande che non potrebbero
sottacersi. Renzi
sembra aver già affrontato il tema di un sistema
semipresidenzialista,
non escludendo il
fatto che si possa affrontare l'argomento, ma a condizione che si
esamini prima la riforma del Senato.
Il
sindaco d'Italia capisce che il tema del presidenzialismo è amato a
destra più che a sinistra e che all'interno del suo stesso Partito.. ciò.. potrebbe far nascere ulteriori contrasti per il fatto che si
possa offrire troppo spazio alla costruzione di figure sempre più
dispotiche. Una paura già contrastata dai i padri costituenti di
quella che doveva rappresentare una repubblica parlamentare. Ma con
la realtà attuale...non v'è dubbio...che ogni timore in proposito
potrebbe vedersi in modo diverso anche per il fatto che in altre
democrazie occidentali...si attuano simili sistemi.
Ma
perchè una proposta come questa... esposta dallo stesso
Berlusconi...sulla nomina diretta di un presidente della
Repubblica... deve per forza dare stura ad un percorso
semipresidenziale? Perchè mai un presidente eletto direttamente da
un popolo.. non potrebbe tenere gli stessi poteri limitati come
quelli odierni, operando in più come garante di un sistema
elettorale? Chi ci impone che non si possa far funzionare il nostro
sistema istituzionale attraverso una maggiore garanzia da parte
dell'operato di una presidenza della Repubblica?
Nominare
un presidente del consiglio attraverso una elezione... è cosa ben
diversa e sovverte il fine di una vera garanzia, poiché, in una
Repubblica parlamentare, i poteri di un primo ministro finiscono con
l'essere più assoluti e rischiano di prevaricare su quelli di una
assemblea parlamentare.
Una
domanda quindi nasce spontanea e potrebbe anche risultare ripetitiva
se posta dal sottoscritto: Perchè mai il nostro Paese quando
affronta simili riforme, non guarda in casa propria.. nel senso di
studiare e definire un modello più adatto e funzionale?
Se
si vuole una nomina diretta del Presidente della nostra
Repubblica... ben venga. Potrebbe essere una vera garanzia per i
cittadini! Ma non è detto che la figura debba per forza avere poteri
vicini a quelli governativi e che ciò debba portarci direttamente ad
un presidenzialismo.
....Insomma,
perchè dobbiamo legare una elezione diretta del Capo dello Stato ad
un esecutivo... e non propriamente ad una più sicura e garantita formazione
delle Camere politiche?
vincenzo
cacopardo
Nessun commento:
Posta un commento