Quello che difficilmente posso comprendere in queste analisi di Domenico Cacopardo è il porre la questione Oriente - Occidente come uno scontro nel quale misurarsi per una vittoria. Se uno scontro.. ossia un conflitto.. deve continuare, non vi potrà mai essere un vero vincitore ma una lunga serie di atti terroristici e di vendette inutili ed anticostruttive...Una vera vittoria vi sarà quando si porrà una fine utile ad un piano di sopravvivenza comune.
Al di là di un qualunque impegno attraverso un intervento diretto...rimane comunque sempre presente il fenomeno dell'immigrazione a danno prevalente del nostro territorio che pare non essersi affrontato con il giusto equilibrio, malgrado le continue lusinghe sull'operato del nostro Premier ...considerato ormai come un eroe da coloro che ne lodano ogni sua azione in proposito. Ma possiamo davvero continuare a restare inermi di fronte ad un simile problema che coinvolge tanto l'Oriente ..quanto l'Occidente? Il vero problema è proprio quello di arrestare questo esodo intervenendo con una politica(sempre trascurata) di aiuti nel loro stesso territorio in cui si vivono grandissime ed evidenti difficoltà di sopravvivenza...e questo ormai sembra chiaro a tanti..
Riguardo all'Italia..se dobbiamo fare affidamento sulle qualità dell'intelligence nel territorio libico, come afferma Domenico, (pur nutrendo dubbi grandi come una casa) rimane sempre più difficile risolvere la problematica degli sbarchi..ed appare abbastanza evidente la poca attenzione da parte dell'Europa in proposito. Il controllo degli sbarchi, così come è oggi non può portare a nulla di buono se non si opera preventivamente...e di conseguenza.. un vero controllo sull'infiltrazione di terroristi non potrà mai essere garantita..
Non è difficile ormai immaginare, visto i trascorsi e le continue esperienze, come da parte del nostro Paese si debba sempre aspettare una tragedia prima di intervenire con un efficiente e sicuro impegno preventivo. La prevensione sembra non appartenere alla nostra Nazione avendo toccato di mano.. anche in seno al nostro territorio.. tragedie che hanno sempre messo in discussione un operato in gran ritardo rispetto ad ogni calamità previsionale.
vincenzo cacopardo
vincenzo cacopardo
Nelle ultime analisi sulle decisioni governative relative alla Libia...Domenico Cacopardo ..scrive:
L’obbiettivo è quello di mettere insieme le varie fazioni non fondamentaliste che si stanno confrontando e combattendo in Libia, per arrivare a un governo di unità nazionale capace di contrapporsi all’Isis sia sul piano militare che su quello civile. I due aspetti sono strettamente legati tra di loro: affrontati in modo unitario i combattenti dell’Isis (intorno ai 15.000) possono essere battuti e perdere quell’aura di invincibilità di cui sono contornati. Quindi, sul piano civile, si può affrontare la ricostruzione dello Stato (magari federale) e il ritorno a una normale attività economica, che permetterebbe di incassare i cospicui ricavi provenienti dal petrolio e dal gas.
La mossa giusta di Renzi, in questa situazione, è stata quella di scrivere ad Al Sisi, presidente egiziano, e di inviargli una lettera con un messo di note qualità, Marco Minniti. Alieno dalle ribalte sin dal suo primo ingresso nel governo (D’Alema 1, 1998), Minniti è stato sempre uomo di macchina, occupandosi di presidenza del consiglio, di servizi segreti e di difesa. Chi lo conosce, sa che è persona capace ed equilibrata che gode di stima negli ambienti militari e d’«intelligence» interni e internazionali, e che Renzi ha fatto un vero affare chiamandolo a collaborare. Poiché conosce il gioco, Minniti s’è ritagliato lo spazio che le proprie capacità, del tutto peculiari in un contesto governativo piuttosto improbabile, gli hanno meritato. Se il «dossier» libico è nelle sue mani, possiamo essere certi che sarà trattato con la cura, la prudenza e la visione che merita.
Come accade sempre di più negli scenari globali, la partita è complessa e non si possono escludere dal tavolo dei giocatori la Russia e la Cina, dotate entrambe di un insuperabile potere di veto in sede di Nazioni Unite, ma entrambe alle prese con agguerriti gruppi fondamentalisti.
Se guardiamo un momento indietro, ci possiamo rendere conto delle responsabilità americane e, più precisamente, di Obama nell’avere invocato una «Primavera» araba senza valutarne le conseguenze, avendo anzi teorizzato che da essa doveva inevitabilmente scaturire la democrazia.
La carta geografica di Medio Oriente e di Africa è una pelle di leopardo di zone in mano ai terroristi e ai loro simpatizzanti.
L’Islam moderato e l’Occidente (con l’Italia) hanno oggi l’opportunità di scegliere il terreno di scontro, nel quale misurarsi con loro e batterli in modo inesorabile.
Meglio non alimentare le velleità dei nostri imberbi governanti.
domenico Cacopardo
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