In questa
analisi il cugino Domenico mi trova sicuramente d'accordo ..ma ancora
di più ..poichè si dà il caso che il sottoscritto abbia già messo
in evidenza.. attraverso diversi post.. i mali arrecati da un
bipolarismo (che vede sempre più cruenta la lotta sulle dannose
contrapposizioni)..come quelli arrecati dall' abituale metodo
all'italiana di non prevenire mai con logica.. lasciando di continuo
la strada ad un inefficiente percorso repressivo inutile e dannoso.
Al
di là delle vicende che toccano alcune figure del governo, sembra
ormai assodato che in questo Paese le cose debbano per forza accadere
per poter suscitare..poi..una insolita meraviglia! Si rimane sempre
impotenti di fronte a qualunque possibile azione preventiva...non
adoprandosi mai affinché, nel nostro sistema democratico, si possa
agire con migliore efficienza e tempestività per offrire maggiore
sicurezza, salvaguardando il diritto dei cittadini…
A
tal proposito
si potrebbero elencare diversi casi, anche più gravi
(terremoti-instabilità degli edifici-speculazioni
selvagge-atti di criminalità..e..naturalmente.. atti di
corruzione..)dove tutto prosegue nell’indifferenza di chi dovrebbe
adoprarsi per operare preventivamente.
Mai
come oggi.. occorrerebbe un grande impegno e posizioni politiche non
estreme, ma determinate, al fine di non spezzare quel filo sempre più
sottile che lega la nostra società al vero significato della parola
“democrazia”. Non v’è dubbio che la regola primaria del nostro
Stato sembra essere quella repressiva: La repressione resta
certamente utile come componente metodologica della struttura
amministrativa dello Stato ma, non potrà mai essere ostentata come
la sola alternativa risolutiva dei problemi della società.
Una
nobile politica dovrebbe regolare i rapporti prima che gestirli nel
contesto comune di uno Stato.
…Ma
pensiamo davvero che in nome di una libertà ..possa rinforzarsi
il valore stesso della democrazia…senza un principio di controllo
preventivo?
Con
lo stesso concetto, in questo Paese, si pensa di poter realizzare
forme di governabilità..senza il fondamentele processo induttivo che
dovrebbe determinarne un fine sicuro e costruttivo... Indurre un
processo di costruzione solido alla base..equivale a prevenire ogni
possibile impedimento e dare più sicurezza in fase di esercizio.
Per
cui proprio per quanto riguarda l'ipocrisia.... quella che sprigiona
più forte ed evidente( che Domenico Cacopardo pare non scorgere) è proprio quella del nostro Premier..
vincenzo cacopardo
C’è molta ipocrisia nella riscoperta della corruzione, causa di degrado politico e sociale, e della necessità di combatterla con strumenti nuovi, sollecitati anche dal commissario, appositamente istituito, Raffaele Cantone.
È l’ipocrisia la ragione della meraviglia per le ultime notizie intorno al ministero delle infrastrutture e al suo dominus, Ercole Incalza, e alle distrazioni del ministro Lupi, nemmeno destinatario di avviso di garanzia. Ci sarebbe da ridire sulla circostanza che fatti considerati penalmente irrilevanti (a detta dell’autorità giudiziaria) siano stati dati in pasto ai media e da essi alla pubblica opinione. Ma così va il mondo ai nostri giorni e bisogna accettarlo, perché ci permette di tanto di aprire uno spiraglio in un sipario ermeticamente calato.
Tangentopoli nasce nel 1992 per l’iniziativa della procura di Milano, ma soprattutto per la rivolta del mondo degli affari (leciti) contro i taglieggiamenti della politica.
I risultati della ‘operazione pulizia’ sono risultati effimeri, per tanti motivi, tanti che non bastano le pagine del quotidiano per illustrarli. La verità è che la burocrazia ha preso in mano i rapporti con il mondo imprenditoriale: trae benefici diretti e illeciti, con i quali rafforza il proprio ruolo nei confronti della politica sempre più dipendente dai «gran comis» per consolidare potere, clientele e ottenere denaro.
Dal ’92 a oggi, s’è diffusa la convinzione che, agli imprenditori, non conviene parlare, poiché la gran parte dei protagonisti di Tangentoli sono tornati alla ribalta più forti che pria e che numerosissimi processi sono terminati con ridicoli patteggiamenti, che non hanno impedito ai patteggiatori di continuare a occupare posti di responsabilità nei ministeri, nelle regioni, nei comuni e negli enti.
I numeri sono agghiaccianti: 1159 processi per corruzione nel 1996, 186 nel 2006 e, alle stesse date i processi per concussione sono stati rispettivamente 555 e 53.
Certo, sono state introdotte norme che hanno reso più stringente la prescrizione e, soprattutto, s’è diffusa l’idea che il comportamento corruttivo può convenire: se ne “prendono” tanto pochi che gli altri mascalzoni credono di poter continuare indisturbati.
Ma è anche vero che c’è un concreto problema di efficienza dall’autorità giudiziaria, colpita da una nota malattia: il bipolarismo. Mentre a ogni inaugurazione dell’anno giudiziario vengono espressi giudizi apocalittici sulla corruzione (e sulla concussione) allo stesso tempo i procedimenti diminuiscono.
Ora, sembra che, con la spinta di Pietro Grasso, presidente del Senato e già capo della procura nazionale antimafia, si sia vicini all’approvazione di un testo che aumenta le pene e porta la prescrizione a 19 anni.
Nessuno che si sia posto il problema di prevenire, con gli strumenti del diritto amministrativo (gli unici con i quali si può rendere trasparente il sistema), la consumazione del reato, né di rendere efficiente l’azione della magistratura. Una prescrizione di 19 anni non è testimonianza di volontà di perseguire corrotti e corruttori, ma di adagiarsi nell’attuale inefficienza del sistema repressivo.
Ancora una volta il timore è che la faccia feroce nasconda il solito, inestinguibile lassismo e che, dopo la buriana, i gattopardi torneranno indisturbati o quasi.
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