di vincenzo cacopardo
Renzi
spiega ai quotidiani che il successore di Lupi non potrà che essere
bravo e non importa la sua tessera di partito. Poi continua aggiungendo che non ci si può dimettere da ministro per un avviso
di garanzia ma per questioni politiche o morali". Ma al di là
della valutazione personale operata da Lupi, il sindaco del paese
Italia pare non comprendere che proprio le valutazioni politiche non
possono esulare dal compito primario che appartiene al capo di un
governo.
Il glissare continuamente sulle questioni interne al suo esecutivo che vedono oggi un certo numero di sottosegretari e qualche ministra non poprio in un indirizzo coerente con l'impegno politico di un cambiamento che dovrebbe identificarsi in un principio di correttezza e di etica politica....non rende merito a lui.. come non restituisce valore allo stesso governo. Il suo rimane un atteggiamento di convenienza e non di convergenza al cambiamento...
Il glissare continuamente sulle questioni interne al suo esecutivo che vedono oggi un certo numero di sottosegretari e qualche ministra non poprio in un indirizzo coerente con l'impegno politico di un cambiamento che dovrebbe identificarsi in un principio di correttezza e di etica politica....non rende merito a lui.. come non restituisce valore allo stesso governo. Il suo rimane un atteggiamento di convenienza e non di convergenza al cambiamento...
Le
sue frasi tuonano ormai quasi retoriche: "Abbiamo
creato l'autorità Nazionale Anti Corruzione e proposto il raddoppio
dei tempi per la prescrizione sulla corruzione: sono messaggi
chiari". Ma
ciò in cui si è impegnato maggiormente in queste ore il premier...
è stata sicuramente la replica a D'Alema che ha criticato la
gestione personalistica ed arrogante del Pd . Renzi lo ha definito
come una “vecchia gloria” aggiungendo l'intenzione ad aprire un
dibattito all'interno del Partito. Dibattito che, pur aprendosi, non
porterà a nulla per effetto di una distorta prassi che vede imperare
contemporaneamente una singola figura a capo di un Partito e di un
esecutivo: Logico..visto che gli interessi di alcune figure
all'interno del Partito restano condizionate dal ruolo inerente
l'esecutivo.
Nemmeno
all'interno dei Partiti si accorgono che il difetto sta proprio nel
concentrare gli incarichi in mano ad una sola figura(governativo
-segreteria politica) ..Quando appare logico che le problematiche in
seno ai Partiti debbano esulare da ogni posizione di governo. Ciò
che continua a stupire (quando non la si volesse occultare di
proprosito per interessi) è proprio questa mancanza di visione più
equilibrata in favore della separazione dei ruoli: Chi ha in mano le
redini di un Partito..non può contemporaneamente guidare un
esecutivo..poichè i conflitti si renderebbero sempre più evidenti e
si snaturerebbe quella logica politica che differenzia i ruoli per
funzione e scopo. Questo... per chi osserva la politica in termini
di funzionalità democratica.. dovrebbe essere l'abc...
La
politica di questi ultimi anni ha pensato stoltamente che accorpando
e semplificando al massimo.. si potessero evitare le lungaggini
rendendo più forte e stabile un esecutivo, senza accorgersi di
quanto ciò potesse nuocere ai principi cardine di una democrazia
corretta. Se i Partiti devono rappresentare l'anima del consenso dei
cittadini dando l'approvazione sui programmi, il governo rappresenta
l'esecutore col fine preciso di procedere verso il percorso dettato
dagli stessi. Oggi invece sembra si proceda al contrario e quando i
ruoli si sovrappongono, come nel caso del sindaco d'Italia... nascono
le evidenti macroscopiche anomalie.
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