Pare che Matteo
Renzi
presenti il nuovo disegno di legge governativo sulla Rai al
prossimo Consiglio dei ministri. La ennesima riforma è stata
apprezzata con entusiasmo dai suoi accoliti come risolutiva e
determinante per porre ordine in seno alla società pubblica. Un
provvedimento che sembrerebbe preannunciarsi impressionante. Si parla
di un'amministratore delegato con ampi poteri nominato (caso strano)
direttamente dal governo. La cosa non può essere considerata di poco
conto.. poiché in tal modo potrebbe porsi una seria questione
privatistica non proprio lineare con la figura di una società
pubblica dello Stato. Ma, secondo Renzi, questa procedura potrebbe
porre fine ad ogni influenza dei partiti sulla Rai .
Dunque
si profila la possibilità di non dover essere più una commissione
parlamentare di Vigilanza a nominare i consiglieri d’amministrazione,
ma forse, come da voci di corridoio, un particolare consiglio di
sorveglianza.. il quale potrebbe nominare gli esponenti del cda;
Sembrerebbe anche non escludersi una scelta da affidare al
Parlamento
riunito in seduta comune.
Insomma...
pare di capire che tutti coloro che fino ad oggi hanno lottizzato
attraverso i partiti la Rai.. distribuendo favori e comodi posti..
non avranno più modo di farlo tranne che non appartengano al
governo. Secondo il piano del sindaco d'Italia, infatti, i poteri
ampi come quelli che appartengono all'amministrazione di una azienda
privata..sembrano adesso stranamente comodi ed utilizzabili in favore
di un'azienda pubblica. Una soluzione che forse potrebbe “rottamare”
l’attuale gestione nel tentativo di
arginare il potere dei partiti
dall’amministrazione
diretta dell’azienda, ma che in realtà potrebbe lasciare dubbi molto più seri sull'opportunità di trasferire il comando ad un manager
nominato dal Capo del governo.
Già
da tempo Renzi aveva promesso di voler fare pagare il canone
attraverso la bolletta
elettrica
richiedendolo per ciascuna utenza, a prescindere dal possesso di una
tv. Questo permetterà ulteriori sicure risorse
per
finanziare un’azienda non sempre utile ad un servizio pubblico ma
sicuramente utile al partito di maggioranza di un premier quando la
si potrebbe usare a scopi politici propagandistici.
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