Sull'argomento..il
concetto di retroattività inerente materie penali.. viene espresso in
modo esaustivo dal cugino Domenico. Come è chiaro anche il fatto che
si potevano prevedere pene accessorie da irrogare da oggi in poi da
parte di un giudice terzo. L'eccessivo interesse da parte delle
maggioranze all'indirizzo di tali normative proposte
dai presidenti dei due rami del Parlamento, Pietro Grasso e Laura
Boldrini, approvate giovedì dall'ufficio di presidenza della Camera
e da quello del Senato, appaiono
illogiche e disuguali e fanno tanto pensare a manovre volute per
interessi in vista delle nuove elezioni regionali.
I
profili di incostituzionalità sembrano esserci tutti..ma non colpiscono ormai
in un Paese in cui le istituzioni vivono impantante in una serie di
anomalie macroscopiche e dove è sempre la Corte Costituzionale a
dover dire la sua..magari dopo svariati anni.
vincenzo cacopardo
Quindi, i
tagliagola senza cultura «tout-court», né cultura giuridica,
guidati solo dai peggiori istinti sociali, l’invidia e la
persecuzione, hanno vinto. Dopo una stagione in cui l’hanno fatta
da padroni, sono tornati alla ribalta, guidati dallo spirito
fascistoide del comico di turno, Beppe Grillo e dei suoi fanatici
seguaci.
Giustizia è
quasi fatta: i vitalizi ai parlamentari condannati per reati contro
lo Stato non saranno più pagati.
La cosa più
stupefacente è che un magistrato (anche se ex, «semel abbas semper
abbas») come Pietro Grasso in un tweet gioisce della decisione:
sembra aver dimenticato che, in uno Stato di diritto, non esiste la
retroattività della pena, che la decisione di Camera e Senato,
istituti dotati di «autodichia» (di giurisdizione riservata alla
Camera e al Senato medesimi), rende vano il diritto alla giustizia
cui accedono tutti i cittadini italiani. Infatti, i «revocati» non
potranno ricorrere ad alcuna autorità giudiziaria per ottenere
ragione, rispetto a un abuso grave come questo: un abuso nei
confronti di chi deve subire e basta.
Una
vergogna generale per i partiti che hanno votato la cancellazione e
per il sistema mediatico che ha falsificato coscientemente i dati del
problema indicando al pubblico ludibrio i nomi di ex parlamentari
condannati, senza spiegare che in un sistema ordinato le pene debbono
essere previste dal codice penale e irrogate da un giudice. Tali
(giudici) non sono la Camera dei deputati e il Senato della
Repubblica, che, in questo modo, hanno commesso, lo ripeto, un abuso
nei confronti di inermi cittadini. Nuovi vitelli sacrificali
all’obbrobrio che s’è impadronito di quella Nazione che una
volta si definiva Patria del diritto.
Questi
exparlamentari condannati hanno scontato o stanno scontando la loro
pena, che ha una duplice funzione: riparatoria e riabilitativa. Lo
Stato, con la condanna di un tribunale, stabilisce la pena che deve
essere scontata nei modi previsti dalla legge con lo scopo di
spingere il condannato sulla strada del recupero di una personalità
non volta a delinquere. La riparazione è nel medesimo concetto di
pena: tu violi il codice penale che prevede la tua pena, tu la devi
scontare.
Il conto è
chiuso.
Ma no. Non
è vero che il conto è chiuso: un giorno s’è svegliato il
Parlamento della Repubblica italiana e ha deciso di infliggere
un’altra pena, che non era prevista.
Ma c’è
anche la beffa. Non tutti saranno trattati allo stesso modo, visto
che il Parlamento si riserva di giudicare caso per caso per valutare
se la pena scontata è esaustiva delle aspettative dello Stato da un
punto di vista indeterminato: la riparazione, il recupero?
Come sempre
il giudizio discrezionale comporta il massimo dell’arbitrarietà
che si sostanzierà in intollerabili disparità di trattamenti.
Stupisce la
posizione di alcuni parlamentari, per esempio, del senatore Luigi
Zanda. Gli vorrei dire: «Caro Luigi, ci conosciamo dall’aprile del
1980. Come fai a giustificare alla tua coscienza una posizione
giuridicamente e moralmente incivile? Conta così tanto la corrente
principale del fiume del conformismo da farti superare tutte le
obiezioni che questa decisione comporta?»
E tutti i
magistrati che militano nei partiti di sinistra hanno così svolto il
loro mestiere di magistrato? Piegando alle esigenze del momento, di
popolarità istantanea, alle richieste dei tagliagola le regole del
diritto italiano? Non credo. Credo anzi che abbiano un problema di
coscienza politica e professionale. Qualcuno di loro potrebbe avere
deciso una condanna nei confronti di un parlamentare o exparlamentare
sapendo ch’essa era esaustiva del debito contratto dal reo nei
confronti dello Stato. E, ora, vedono la camera cui appartengono
riaprire il caso e risentenziare.
Certo, può
non essere considerato giusto che per un certo numero di reati,
compresi quelli depenalizzati di recente, i parlamentari ricevano un
vitalizio per la loro attività di parlamentari. Ma, se è così e
così è, fate una legge e introducete la revoca del beneficio come
pena accessoria da irrogare da qui in poi da parte del giudice.
Non ci può
essere retroattività in materia penale.
Fra
l’altro, se la decisione è stata presa in vista delle elezioni e
per tacitare (già perché è stato un tentativo di tacitare, non di
fare e dare giustizia) Grillo e i suoi seguaci, non avete raggiunto
il risultato: aggrappandovi alla decisione di valutare i fatti caso
per caso, gli avete dato la possibilità di accusarvi, a ragione, di
proteggere alcuni a scapito di altri, magari i soliti noti, da tempo
additati dai media (ormai implacabilmente tossici) all’odio
generale di coloro che, nella vita, preferiscono odiare all’essere
e costruire.
Di certo ci
sono gravi profili di incostituzionalità. Li abbiamo accennati. Non
ci vorrà molto perché l’ultimo dei condannati si rivolga a un
buon avvocato e trovi la sede giudiziaria capace di sollevare la
questione di costituzionalità.
Chissenefrega,
direte voi che avete deciso la cancellazione dei vitalizi: lo
stabilirà un giudice (la Corte costituzionale) e noi siamo a posto.
Abbiamo fatto ciò che il popolo (quale popolo?) voleva.
La
giustizia (costituzionale) restituisce il vitalizio: fatti suoi.
Così
ragionò Pilato, rilasciando Barabba. Come nel suo caso, il cinismo
l’ha fatta da padrone. Anche tra di voi.
Domenico
Cacopardo
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