12 ago 2015

nuovo articolo di Domenico Cacopardo sull'immigrazione

La stagione delle vacanze non attutisce la polemica politica, anzi permette a Grillo di conquistare la ribalta con un tema urticante per tutti: l’immigrazione e la colpevole inerzia del governo.
Eppure, qualche mese fa era sembrato che qualcosa si fosse mosso.
La Mogherini, «lady Pecs», cioè una specie di ministro degli esteri europeo, dopo diversi incontri aveva annunciato (giugno 2015) che l’Unione aveva dato il via libera a un’operazione di una forza militare comunitaria. Le aveva fatto eco l’altro ectoplasma politico nazionale, la ministra della difesa Pinotti, rendendo noto che il comando sarebbe stato italiano, che si era già insediato in una base presso Roma e che tutto avrebbe avuto inizio nel mese di luglio.
La natura dell’intervento era avvolta dalla nebbia, anche se risultava chiaro che non si trattava di un massiccio intervento mare-terra-aria ma di attività di commandos rivolte agli scafisti e ai loro mezzi, i natanti e i gommoni pronti a caricare gli sventurati in attesa sulla coste libiche.
Infatti, mentre le varie fazioni libiche facevano melina in interminabili trattative per costruire un fronte antiterrorismo (impossibile da realizzare per le rivalità fertilizzate dai quattrini dell’Isis, dal petrolio, dalla immensa di disponibilità di armi), le Nazioni Unite, rappresentate in loco da un personaggio da operetta, la cui missione (quella, appunto, di definire un accordo di governo tra tutte le fazioni esistenti in Libia) è decisamente fallita, non ha mai autorizzato azioni militari in territorio libico ancorché contro i criminali trafficanti di uomini.
Quello delle Nazioni Unite è stato un ennesimo errore storico. Prima di tutto avere affidato la missione a uno spagnolo, Bernardino Leon, che non è un diplomatico, ma un generico «esperto» di questioni mediterranee, evitando di incaricare un diplomatico italiano, che si sarebbe giovato dell’Eni, fortemente radicato nel territorio, e, comunque, avrebbe potuto vantare i nostri tradizionali rapporti con il mondo libico per mettere insieme uno schieramento filo-occidentale.
Ma, qui, su questo punto, la responsabilità non è solo di Ban Ki-Moon, ma anche del peso pulce Mogherini e dell’inesistenza internazionale del governo italiano.
La mancata autorizzazione dell’Onu, peraltro, non impedisce quelle azioni mirate di polizia internazionale che sembravano essere state decise dall’Europa.
Ma, nel silenzio tombale della stampa nazionale, sono passate le settimane e i mesi e nessuno si è mosso.
Anzi, l’azione umanitaria si è allargata giovandosi di un maggior numero di navi, prestate alla bisogna da altri paesi europei nell’ambito della missione «Triton». Con il ben noto paradosso che la flottiglia destinata a operare nel Mediterraneo e in prossimità delle coste libiche si comporta come una forza di appoggio agli scafisti (ai quali levano le castagna dal fuoco intervenendo al momento giusto per imbarcare i profughi) che, però, non si cura dell’umanità raccolta, in quanto la scarica sul territorio italiano.
Alla fine, ha avuto facile gioco Grillo a uscirsene con un’invettiva delle sue e con un’accusa fondata: l’inesistenza del governo nell’azione di contrasto all’immigrazione illegale e la grave omissione dei compiti stabiliti dalla legge in materia.
Parliamo non solo delle prescrizioni costituzionali sulla difesa dell’integrità nazionale, ma: -del dovere di identificazione di tutti coloro che, privi di visto, mettono piede in Italia; -della necessità di distinguere coloro che richiedono l’asilo politico da coloro che non lo richiedono; -dell’incapacità, ormai macroscopica, del ministro dell’interno Alfano di pretendere dalla sua amministrazione di definire le pratiche di asilo in due/quattro mesi; della cinica speculazione praticata da coloro che esercitano il lucroso mestiere (un vero e proprio mestiere, infatti) dell’assistenza a spese dello Stato, un mondo che meriterebbe maggiore attenzione da parte della magistratura.
L’accusa di cinismo rivolta al comico genovese (dilagante sui media estivi) sfiora il ridicolo, specialmente quand’è mossa da un professionista come Orfini, che non può non sapere che il cinismo è componente usuale della lotta politica.
Il governo e il Pd mostrano, nella circostanza, l’abisso che si è ormai aperto tra la realtà virtuale in cui credono di vivere e l’Italia reale: quella che non constata la conclamata ripresa; quella che vede in ogni momento di tutti i giorni il ritiro delle forze dell’ordine dal territorio (Roma nelle mani indisturbate delle bande di zingari che occupano piazza di Spagna e piazza Navona e tutti gli altri luoghi di interesse turistico); che scopre il disinteresse con cui sono trattati i reati all’ordine del giorno quotidiano (depenalizzati con una folle decisione parlamentare); che osserva il dilagare degli immigrati. Tutti fattori che provocano paura, la peggiore consigliera delle opinioni pubbliche.
E ha avuto buon gioco, Grillo, anche nei confronti di papa Francesco, che prima o poi imparerà che chi di populismo ferisce di populismo perisce. Nel senso che la demagogia chiama più demagogia. Aveva appena parlato, il papa, del fenomeno immigrazione condannando duramente il contrasto della stessa.
E Grillo ha colto la palla al balzo rilevando che sarebbe ora che la Chiesa aprisse conventi e chiese alla povera umanità stipata nei centri di accoglienza, invece di riservare le proprie strutture al lucroso affare del turismo e dell’imminente giubileo (una manifestazione, storicamente, volta a raccattare quattrini).
La verità è che Grillo (e Salvini) avanzano sulle ceneri di una politica nella quale l’annuncio prevale sulla sostanza e, quando all’annuncio corrisponde una riforma, essa è comunque di là da mostrare i suoi effetti positivi.
La sensazione è che Renzi sia alle ultime fermate della sua corsa. E che essa si arresterà non per l’azione delle opposizioni o della minoranza del Pd, ma proprio per le proprie insuperabili insufficienze.
Una prospettiva, quella di rimanere senza governo, che preoccupa, visti i problemi attuali.
E la prospettiva d’una vittoria dei 5 Stelle, evocata da Cacciari, è tutt’altro che confortante, vista l’esperienza di questi anni.
La speranza è l’illusione dell’irresponsabile.
Ma il pessimismo della ragione si giova della forza del realismo.
Domenico Cacopardo

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