17 ott 2015

Un commento sull'articolo di Domenico Cacopardo: Ripensateci!

Da quello che si è visto al Senato sulla riforma costituzionale..(con un unico scopo di fretta semplificativa) mi sembra davvero impossibile pensare che l'ambizioso giovane premier possa avere la volontà di rilettere e meditare..

Capisco perfettamente le perplessita di Domenico Cacopardo espresse in modo limpido in questa analisi politica... tuttavia nutro anch'io altrettante incertezze su questa assurda legge elettorale ( ancora non definita in tutto).
Le preoccupazioni di Domenico circa la vittoria del Movimento 5Stelle suonano come una mancanza di alternativa per la politica Nazionale del Paese. Bisogna, tuttavia, rendersi conto che, nel bene o nel male, questo Movimento richiama l'attenzione di tanta gente ormai oppressa e vessata da una politica governativa che da un altro lato non pone il più importante principio sociale al primo posto: l'equità.

Comprendo fin troppo bene la diffidenza da parte di chi è inserito in un sistema e che vive nel benessere: Se il Movimento 5Stelle arriverà alla vittoria ..il merito probabilmente non sarà solo della propria forza, ma di una politica governativa che non pare assolutamente tener conto dei bisogni dei più deboli. Sarà proprio per il fatto che l'ago della bilancia peserà a sfavore dei meno abbienti spingendoli per necessità (seppur a malincuore) in favore di un giovane Movimento che..anche nel suo poco accorto modo di procedere.. ne cura meglio gli interessi guardando alla società con meno ragioni personali e più considerazione verso il sociale.

Sappiamo in tanti come i nuovi arrivati della politica (estremamente prodighi..persino cavillosi.. nel conteggio delle spese), proprio per il loro confuso e limitato modo di eleggere i propri esponenti, offrono grandi incertezze e creano esitazione, ma cosa offre dall'altro lato la politica di un governo che persevera nelle continue anomalie di una politica con una spocchiosa arroganza..non curante delle essenziali disposizioni più utili in direzione di un equilibrio sociale? Cosa regala ai suoi cittadini ..se fin troppo preso e condizionato da una politica europea che lo sottomette ai soliti parametri economici.. sottovalutando una più importante azione per arrestare quella inesorabile forbice tra ricchezza e povertà in aumento?.. Se procede attraverso la politica di un premier arrogante e spocchioso che assai meno si propone in favore di un risolutivo ed equilibrato welfare?

Un premier che dimentica totalmente la fondamentale crescita del mezzogiorno...Fecondo in una comunicazione ipocrita e capziosa ..Perennemente lieto e quasi soddisfatto di avere certi gufi tra i piedi che lo perseguitano....ma fin troppo disinvolto verso i bisogni dei più deboli...
vincenzo cacopardo


Ripensateci.
Ora che la riforma del Senato ha superato la terza e più difficile boa, ripensateci e aprite al cambiamento l’Italicum.
Si dice che l’Italia attuale è l’unica tirannia al mondo nella quale vadano in video soltanto gli acerrimi, i più faziosi, nemici del tiranno.
Da questa battuta, parte un ragionamento analitico e complessivo.
La legge 6 maggio 2015, n. 52 disciplina l’elezione dei componenti della Camera dei deputati. Essa prevede che la lista che raggiungerà il 40% dei voti, otterrà un premio di maggioranza e 340 seggi su 630 (maggioranza 316). Un premio molto contenuto che, ai nostri tempi non garantisce la governabilità, visto che per comporre una lista vincente i responsabili dei partiti dovranno imbarcare amici e nemici interni, consegnando loro ancora una volta un potere di veto o di ricatto (il che è lo stesso) comparabile con quello esercitato in passato.
Ma l’aspetto più preoccupante del sistema è che con le elezioni non sarà in palio la maggioranza della Camera, ma l’Italia. Una riffa da giocare sul filo del rasoio, nella quale chi vince potrà, effettivamente, instaurare un’autocrazia e prendere in mano l’Italia.
Certo, se la lista del 40% fosse quella del Pd o di Forza Italia è facile ritenere che il regime democratico non correrà rischi, a meno che il leader del partito non subisse il fascino di derive autoritarie, non contrastate a sufficienza dagli anticorpi insiti nel sistema come le maggioranze qualificate per la riforma elettorale, per l’elezione del presidente della Repubblica e dei giudici costituzionali.
Ma immaginiamo lo scenario peggiore. Che quel 40% sia conquistato dal Movimento 5 Stelle che pone come suo obiettivo l’uscita dall’euro, il che vuol dire, di fatto, l’uscita dall’Europa, oltre a una serie di amenità autolesionistiche (per l’Italia) di natura paraecologista o paraeconomica, come la follia della crescita zero e dell’opposizione alle infrastrutture di sopravvivenza civile ed economica, come le ferrovie veloci, le autostrade (aggiornamenti di tracciati e di rete), i termovalorizzatori e simili.
Il governo sarebbe in mano a una compagnia di scombiccherati votati a portare il Paese nel medio evo di un oscurantismo fondamentalista dal quale sarebbe difficile uscire in breve tempo.
Probabilmente, un successo del Movimento 5 Stelle innesterebbe reazioni all’interno del sistema statuale e non è peregrino immaginare che potrebbero essere molto decise.
Ma tant’è: Deus amentat quos perdere vult (Dio acceca coloro che vuol perdere). E se gli italiani decidessero di non far raggiungere il 40% a nessuno dei contendenti in campo e si andasse al ballottaggio tra il Pd e i 5Stelle, potrebbe verificarsi il demenziale effetto Parma, per il quale per non votare un vecchio e bolso quadro di partito (del Pd), gli elettori di destra e di centro sono confluiti sul candidato grillino, tale Pizzarotti Federico, una nullità culturale e politica i cui effetti negativi (e distruttivi, come il rifiuto del collegamento tra l’Autobrennero e l’Autocisa) hanno già gravemente colpito quella che è stata la capitale emiliana, e continueranno a colpirla almeno sino alle prossime elezioni amministrative.
Un effetto Parma che potrebbe indurre gli elettori orfani del fuleader del centro-destra, Silvio Berlusconi, e dei tradizionali riferimenti moderati, convinti tuttora della necessità di opporsi alla sinistra, anche a quella annacquata e democristiana dei nostri giorni, a votare per il male maggiore, Grillo&suoi in una sorta di purificante karakiri, di cui subito dopo (come a Parma) si pentirebbero, visto che il prezzo maggiore lo pagherebbe il ceto medio e moderato nazionale.
Se l’onestà è la bandiera dei 5Stelle (un’onestà da porre alla prova dell’esercizio del potere) essa non può essere il criterio discriminante per esprimere il proprio voto. Il criterio dovrebbe essere quello di scegliere chi prospetta un programma realistico e convincente e può mostrare di avere le carte in regola per realizzarlo. Così come non affrontereste un’operazione scegliendo il chirurgo col criterio dell’onestà, ma con quello delle notoria capacità professionale, così non dovreste affrontare le elezioni con un principio deviante e, nel caso della troupe grillina, con l’acritica accettazione di idee rovinose e/o inattuabili.
Certo, l’ipotesi di cui abbiamo scritto è marginale, al limite di un corpo elettorale preso da un’incontenibile pazzia, come il corpo elettorale che 6 aprile 1924 dette il 60% al partito nazionale fascista avviando l’instaurazione della dittatura. Ma, proprio per la valutazione delle conseguenze estreme, abbiamo detto all’inizio Ripensateci e lo ripetiamo ora: Ripensateci!
Ci sono due vie per mettere l’Italia al riparo dalle avventure: la prima è consentire la formazione di coalizioni di partiti, legittimandole all’ottenimento del premio di maggioranza. La seconda è un aumento del limite dal 40 al 42%. In questo modo, si renderebbe veramente remota l’ipotesi dei 5Stelle, e si darebbe al governo espresso dalla coalizione vincente un margine più consistente di seggi per realizzare il proprio programma.
Se qualcuno si scandalizzerà dall’esplicita menzione del Movimento 5 Stelle come soggetto politico cui contrapporre una legge elettorale che ne renderebbe ancora più difficile la vittoria, lo rassicuro: di norma le leggi elettorali vengono scritte ritagliandole sugli interessi specifici e concreti della maggioranza del tempo. In questo caso, occorre mettere al centro dell’attenzione l’Italia, il suo faticosissimo uscire dalla crisi, la necessaria coerenza con decenni di politica europeista, nella quale oggi abbiamo più cittadinanza e peso di qualche anno fa.
Pensare all’Italia per sbarrare il passo alla compagnia di giro dei grillini (i geometri contro gli ingegneri).
È l’Europa il nostro contesto, il nostro futuro, il nostro orizzonte.
Rinunciarci sarebbe un grave e costoso sacrificio e che condurrebbe sulla via dell’avventura.
E l’Italia non può essere la posta di uno spaventoso gioco alla roulette.
Ripensateci!
Domenico Cacopardo



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