12 ott 2015

DDL Boschi: quali le conseguenze nei territori regionali?

di vincenzo cacopardo
Il nuovo Senato rappresenterà le istituzioni territoriali, sarà composto da 100 membri e avrà compiti diversi dalla Camera dei deputati. 74 consiglieri regionali, 21 sindaci e 5 senatori di nomina presidenziale e che saranno scelti “in conformità alle scelte espresse dagli elettori per i candidati consiglieri in occasione del rinnovo dei medesimi organi”, secondo le modalità che verranno stabilite con una legge che verrà varata entro 6 mesi dall’entrata in vigore della riforma costituzionale. Per l'occasione sono stati cambiati 36 articoli della Costituzione. Le regioni avranno comunque altri 90 giorni di tempo per adeguarsi alla normativa nazionale.

Quando si dice che si mette fine al bicameralismo perfetto e cioè che la Camera dei Deputati e Senato della Repubblica avranno composizione e funzioni differenti..si pensa che in tal modo si voglia spingere la politica verso una forma di innovazione più corretta, ma il problema rimane ben diverso quando si pretende di impostare le loro funzioni come una formula pasticciata (invero non del tutto ancora chiara) nell' insieme tra la rappresentanza delle istituzioni nazionali e quelle territoriali.

Inoltre..che vi sia una sola Camera , composta da 630 deputati (numero che poteva anche essere diminuito, vista la inspiegabile notevole differenza tra le due Camere), a cui spetta la titolarità del rapporto di fiducia e la funzione di indirizzo politico, nonché il controllo dell’operato del Governo..potrebbe in sé rappresentare un buon risultato se vi fosse contemporaneamente una legge elettorale che mettesse in chiaro la creazione di questa attraverso un sistema proporzionale. Un sistema che non spingesse verso una determinazione monolitica di un unico Partito privando le stesse istituzioni dei giusti pesi e contrappesi.. Principi..tra l'altro.. essenziali nell'identificazione di un sistema democratico. ….. A sua volta... il nuovo Senato espressione delle istituzioni territoriali...non potrebbe mai esercitare bene il suo ruolo in considerazione del merito espresso dal nuovo disegno di legge: Diciamo.. un ddl ancora da definire nei dettagli, ma che creerà di sicuro conflitti con una politica territoriale già di per sé vincolata a precisi, logistici e persino temporali.. condizionamenti locali.

Si aspettano ancora dei passaggi cruciali in ambedue le Camere per l'approvazione definitiva per poi passare al referendum popolare: Il ddl tocca in breve questi essenziali punti: La durata del mandato, immunità e indennità, l'iter delle leggi, lo stato di guerra, le leggi di iniziativa popolare, i referendum popolari propositivi, il quorum per l'elezione del Presidente della Repubblica, lo statuto delle opposizioni, l'elezione dei giudici Costituzionali, il Titolo V, l' abolizione del Cnel e delle province, il giudizio preventivo sulle leggi elettorali. Questi argomenti dovranno ancora essere meglio definiti e filtrati, ma il gioco sembra ormai essere fatto data la dimostrazione più che chiara che ciò è quello che una mediocre politica, nel bene o nel male, ha dimostrato di volere.

Sarebbe stato più utile partire da un principio di suddivisione dei ruoli..ossia..da una logica che potesse vedere organi parlamentari separati da quelli amministrativi.. per giungere ad una differente funzionalità delle due Camere al fine di dividere i lavori nel merito e nel metodo. La Camera del Senato sarebbe risultata più utile se avesse avuto il fine di portare avanti un ruolo di chiara politica amministrativa seguendo nel metodo anche l'attività delle amministrazioni comunali. Mentre l'attività politica di base, attraverso il ruolo dei Partiti (adeguatamente ridisciplinati) avrebbe potuto seguire la strada di una vera politica Nazionale anche in relazione alla politica regionale territoriale. Il tutto non privo da una valutazione basata su un consenso separato. Una espressione di consenso espressa per merito e per metodo in direzione delle composizioni delle due Assemblee.

Il principio fondamentale dettato dall’esigenza di dividere meglio il ruolo amministrativo da quello della politica di ricerca e parlamentare, ha molta importanza per la nostra particolare Nazione nel suo insieme. Il Paese necessita di un indirizzo chiaro richiesto dai cittadini che vi vivono e vi lavorano e dove gli stessi esprimono una volontà attraverso un voto favorevole in direzione di un programma politico nazionale comune.. pur vivendo in un contesto locale ben diverso. Ma se la visione futura vorrebbe essere quella di una politica nazionale intesa come servizio che impegni il Paese in un unico Stato.. anteposta ad ogni altro principio che regola le leggi ed i rapporti con i territori, si deve pur tener conto delle necessità di un percorso che segua i principi di una cultura locale a protezione dei valori territoriali delle singole Regioni.

In riferimento alle elezioni amministrative, si dovrebbe tenere in considerazione il momento storico in cui si guarda con sempre maggior interesse ad un federalismo diretto verso le Regioni, ma con un occhio particolare ad una indipendenza amministrativa più logistico strutturale che di politica in se. Secondo questa valutazione, le Regioni, hanno ancora necessità di una politica di base locale, poiché si impone per un bisogno legato alla loro storia ed una più diretta protezione delle attività culturali allacciate alla tradizione, quindi anche a protezione di una qualità. A differenza che in campo Nazionale, per le elezioni regionali, si impone un modello diverso..Così come sarebbe più utile favorire maggiore forza alle amministrazioni comunali.

La strada di questo DDL Boschi non sembra guardare al momento storico contraddicendo l'interesse di un federalismo diretto verso le Regioni... e penalizzando di sicuro la forza stessa delle amministrazioni comunali..Quale potrà dunque essere l'effetto di questa riforma su tutto il territorio?





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