di
vincenzo cacopardo
Il
nuovo Senato rappresenterà le istituzioni territoriali, sarà
composto da 100 membri e avrà compiti diversi dalla Camera dei
deputati. 74 consiglieri regionali, 21 sindaci e 5 senatori di nomina
presidenziale e che saranno scelti “in conformità alle scelte
espresse dagli elettori per i candidati consiglieri in occasione del
rinnovo dei medesimi organi”, secondo le modalità che verranno
stabilite con una legge che verrà varata entro 6 mesi dall’entrata
in vigore della riforma costituzionale. Per l'occasione sono stati
cambiati 36 articoli della Costituzione. Le regioni avranno
comunque altri 90 giorni di tempo per adeguarsi alla normativa
nazionale.
Quando
si dice che si mette fine al bicameralismo perfetto
e cioè che la
Camera
dei Deputati e Senato della Repubblica avranno composizione e
funzioni differenti..si pensa che in tal modo si voglia spingere la politica
verso una forma di innovazione più corretta, ma il problema rimane
ben diverso quando si pretende di impostare le loro funzioni come una
formula pasticciata (invero non del tutto ancora chiara) nell' insieme tra la rappresentanza delle istituzioni nazionali e quelle territoriali.
Inoltre..che
vi sia una sola Camera , composta da 630 deputati (numero che
poteva anche essere diminuito, vista la inspiegabile notevole
differenza tra le due Camere), a cui spetta la titolarità del
rapporto di fiducia e la funzione di indirizzo politico, nonché il
controllo dell’operato del Governo..potrebbe in sé rappresentare
un buon risultato se vi fosse contemporaneamente una legge
elettorale che mettesse in chiaro la creazione di questa
attraverso un sistema proporzionale. Un sistema che non spingesse verso
una determinazione monolitica di un unico Partito privando le
stesse istituzioni dei giusti pesi e contrappesi.. Principi..tra
l'altro.. essenziali nell'identificazione di un sistema democratico.
….. A sua volta... il nuovo Senato espressione delle istituzioni
territoriali...non potrebbe mai esercitare bene il suo ruolo in
considerazione del merito espresso dal nuovo disegno di legge:
Diciamo.. un ddl ancora da definire nei dettagli, ma che creerà di
sicuro conflitti con una politica territoriale già di per sé vincolata a precisi, logistici e persino temporali..
condizionamenti locali.
Si
aspettano ancora dei passaggi cruciali in ambedue le Camere per
l'approvazione definitiva per poi passare al referendum popolare: Il
ddl tocca in breve questi essenziali punti: La
durata del mandato, immunità e indennità, l'iter delle leggi, lo
stato di guerra, le leggi di iniziativa popolare, i referendum
popolari propositivi, il quorum per l'elezione del Presidente della
Repubblica, lo statuto delle opposizioni, l'elezione dei giudici
Costituzionali, il Titolo V, l' abolizione
del Cnel e delle province, il giudizio preventivo sulle leggi
elettorali.
Questi argomenti dovranno ancora essere meglio definiti e filtrati,
ma il gioco sembra ormai essere fatto data la dimostrazione più che
chiara che ciò è quello che una mediocre politica, nel bene o nel
male, ha dimostrato di volere.
Sarebbe
stato più utile partire da un
principio di suddivisione dei ruoli..ossia..da
una logica che potesse vedere organi parlamentari separati da quelli
amministrativi.. per giungere ad una differente funzionalità delle
due Camere al fine di dividere i lavori nel merito e nel metodo. La
Camera del Senato sarebbe risultata più utile se avesse avuto il
fine di portare avanti un ruolo di chiara
politica amministrativa
seguendo nel metodo anche l'attività delle amministrazioni comunali.
Mentre
l'attività politica di
base,
attraverso il ruolo dei Partiti (adeguatamente ridisciplinati)
avrebbe potuto seguire la strada di una vera politica Nazionale anche
in relazione alla politica regionale territoriale. Il tutto non privo
da una valutazione basata su un
consenso separato.
Una espressione di consenso espressa per merito e per metodo in
direzione delle composizioni delle due Assemblee.
Il principio fondamentale dettato dall’esigenza di dividere meglio il ruolo amministrativo da quello della politica di ricerca e parlamentare, ha molta importanza per la nostra particolare Nazione nel suo insieme. Il Paese necessita di un indirizzo chiaro richiesto dai cittadini che vi vivono e vi lavorano e dove gli stessi esprimono una volontà attraverso un voto favorevole in direzione di un programma politico nazionale comune.. pur vivendo in un contesto locale ben diverso. Ma se la visione futura vorrebbe essere quella di una politica nazionale intesa come servizio che impegni il Paese in un unico Stato.. anteposta ad ogni altro principio che regola le leggi ed i rapporti con i territori, si deve pur tener conto delle necessità di un percorso che segua i principi di una cultura locale a protezione dei valori territoriali delle singole Regioni.
In
riferimento alle elezioni amministrative, si dovrebbe tenere in
considerazione il momento storico in cui si guarda con sempre maggior
interesse ad un federalismo diretto verso le Regioni, ma con un
occhio particolare ad una indipendenza amministrativa più logistico
strutturale che di politica in se. Secondo questa valutazione, le
Regioni, hanno ancora necessità di una politica di base locale,
poiché si impone per un bisogno legato alla loro storia ed una più
diretta protezione delle attività culturali allacciate alla
tradizione, quindi anche a protezione di una qualità. A
differenza che in campo Nazionale, per le elezioni regionali, si
impone un modello diverso..Così come sarebbe
più utile favorire maggiore forza alle
amministrazioni comunali.
La
strada di questo DDL Boschi non sembra guardare al momento storico contraddicendo l'interesse di un federalismo diretto verso le Regioni... e penalizzando di sicuro la forza stessa delle amministrazioni comunali..Quale
potrà dunque essere l'effetto di questa riforma su tutto il
territorio?
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