In riferimento a questa nota del consigliere Cacopardo ci limitiamo a d aggiungere il post dell'Ottobre del 2014
Non c’è
dubbio che, col passo ondivago e incerto che lo caratterizza, Obama
abbia puntato più sul suo Occidente geografico che sull’Oriente
europeo e mediorientale.
Ma ciò non
giustifica gli errori e i disastri provocati nel nostro scacchiere.
Si può certo scegliere una priorità diversa dall’Europa per la
propria strategia internazionale politica ed economica, ma non è
accettabile gettare tra le gambe degli ex-primi alleati il bastone di
crisi ingestibili, tali da compromettere il faticoso percorso di
uscita dagli effetti del 2008, innescato peraltro dal default
di Lehman Brothers, la banca
d’affari di New York.
L’idea di
un contenimento della Russia di Putin, che aveva positive e crescenti
rapporti con l’Unione europea, mediante lo schieramento nel campo
occidentale dell’Ucraina, peccava di superficialità e
avventatezza.
Gli Stati
Uniti hanno supportato il golpe
che allontanò il filorusso Janukovyč, regolarmente eletto, e portò
alla presidenza il filoamericano Porošenko, sostenuto anche dal
partito e dalle milizie neonaziste. E si sono opposti a qualsiasi
accomodamento che consentisse la convivenza di ucraini e russofoni
nel medesimo Stato. La reazione decisa di Putin poteva e doveva
essere prevista, come il fallimento delle sanzioni alla Russia,
dichiarate a spese delle nazioni europee. E non dimentichiamo ciò
che è accaduto, nell’ordine, in Egitto (conferenza all’università
del Cairo di Obama), in Tunisia, in Libia e in Siria. Senza alcun
beneficio per gli USA e danni gravi per l’UE.
Il manuale
dell’uomo di Stato spiega
che la chiusura di un’intesa strategica deve essere accompagnata da
un’attenzione specifica per gli altri quadranti geopolitici e per
le conseguenze.
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