"Signor
presidente del consiglio, Matteo Renzi, è davanti agli occhi di
tutti lo spettacolo indecoroso offerto agli italiani dal presidente
della Federcalcio Tavecchio che persiste in esternazioni razziste e
antigender, a dimostrazione di una scelta infelice della cordata
dominante il mondo calcistico che lo designò e lo elesse.
Il
presidente del Coni Malagò dichiara che non può farci niente,
perché il razzismo e le espressioni antigender non costituiscono
presupposti idonei a consentire il commissariamento.
Non gli
creda, signor presidente del consiglio.
L’abbiamo
dimostrato ieri che le motivazioni connesse al razzismo bastano a
sostenere la decisione di commissariare. Non una ma dieci
Federcalcio.
Ma tant’è:
le relazioni tra Malagò e Tavecchio (e protettori) debbono essere
tali da non poter essere scalfite nemmeno dalle indecorose parole di
quest’ultimo.
Ora, visto
che lei, a detta della stampa, vorrebbe fare qualcosa per mettere
fine allo sconcio morale, le suggerisco di adottare «un
trattamento» dei suoi per il
dossier sport.
Ieri, ho
rivelato che nelle norme statutarie non ce n’è una che riguardi
l’onorabilità dei dirigenti sportivi. Un settore, lo sport, nel
quale il civismo e la trasparenza dovrebbero essere la specchiata
regola di tutti. Invece no. Tranquillamente, i pregiudicati possono
presiedere società sportive e fare affari, compreso quello lucroso
(e ignorato dal fisco) della compravendita di giocatori su mercati
esteri, magari con la collaborazione di noti mediatori paraguayani et
similia.
Oggi, lei
ha fior di consiglieri, capaci di mettere in carta in due minuti la
proposta che le formulo: faccia adottare dal consiglio dei ministri
un decreto-legge con il quale dà 60 giorni al Coni e alle
federazioni sportive per inserire nei loro statuti norme
sull’onorabilità, la trasparenza e l’assenza di precedenti
penali per tutti i dirigenti sportivi e delle leghe. Qualcosa di
simile alla 231. Per chi non lo facesse, nomina di un commissario
governativo ad acta.
Incontrerebbe
di sicuro l’ostilità di pregiudicati e delinquenti, ma l’appoggio
degli sportivi veri che sono tanti. E dissiperebbe ogni scetticismo
sulla candidatura olimpica che, per molti, è la triste (e,
tentativamente, lucrosa) ripetizione dell’esperienza Italia ’90.
E lei che
ha strumenti informativi istituzionali, si faccia fare un «check»
approfondito, senza cancellature, dei personaggi che premono intorno
a lei per le Olimpiadi. Così, tanto per avere un’idea dei loro
trascorsi civili, politici e imprenditoriali. E penali. E allontani
chi ha da nascondere molto o qualcosa.
Solo così
potrebbe parlarsi serenamente di Olimpiadi, di campionati, di
Federcalcio. Giacché, con l’obbligo dell’onorabilità dei
dirigenti sportivi, molti ingombranti personaggi dovrebbero
sloggiare.
Non
faccia la figura del compagno di merende e di viaggi di Giovanni
Malagò accettando in silenzio le sue esternazioni.
È il
momento che lei costringa tutti ad aprire le finestre e a rinnovare
l’aria."
Domenico
Cacopardo
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