di vincenzo cacopardo
Torna
spesso come un'esigenza la questione della contrapposizione tra la
politica e l'amministrazione. Un principio di distinzione che genera
sempre caos..e conseguenti anomalie.
Nel
nostro
ordinamento
vige
uno strano concetto per il quale anche la burocrazia generata da una
amministrazione è sempre più spesso assoggettata all’indirizzo
della politica. Ma qual'è questo rapporto tra la politica e
l'amministrazione?..E' possibile liberare la burocrazia dalla
interferenza politica? Se esiste davvero questo compromesso che
genera strani conflitti dovremmo poter affrontare il tema con una
logica che non potrebbe mai escludere in proposito una attenta
analisi sul metodo.
C'è
chi ritiene che la burocrazia si sia indebolita per aver ceduto
potere in cambio di sicurezza occupazionale e persino progressione di
carriera o che sia oltremodo vero che l’invadenza della politica
sia stata tenuta a bada da una burocrazia che è riuscita a
monopolizzare un ambito decisionale, condizionando al contrario,
un’attività politica.
Occorrerebbe..
perciò.. mettere in chiaro lo scopo dei due ruoli: In molti
oggi determinano sinteticamente lo scopo fondamentale della politica in
una ristretta interpretazione legata alla “funzione del governare”
Ma
se la politica deve rappresentare l'arte di regolare i rapporti tra i
cittadini e di governare uno Stato...sembra chiaro che quel principio
dell'arte sia fondato principalmente
nel pensare..nel teorizzare..nel ricercare..
dialogare...mediare...ideare...insomma quello di suggerire
attraverso le idee...senza le quali non potrebbe conseguirsi il
giusto processo di governabilità. In altre parole, la politica di
ideazione (creativa e di idee) e la gestione amministrativa e governativa.. seppur in un unico
scopo, dovrebbero restare distinte.
Chi
amministra deve sicuramente avere un ruolo determinato e diretto
verso la conoscenza scientifica di ciò che si deve con efficienza
realizzare. Al contrario di chi idealizza a scopo di ricercare la progettualità e la propone in modo induttivo attraverso le idee.
Una
distinzione che, a differenza della separazione, consente una stretta
interrelazione, poiché i due ruoli (l'uno induttivo e l'altro
deduttivo) forniscono una serie di interpretazione ai bisogni della
collettività, ed una traduzione degli indirizzi. L’odierno
sistema vede invece il politico inserito contemporaneamente nei due ruoli
come appartenenti ad un unico lavoro. Questo sistema ha fatto sì che
oggi il politico venga considerato colui che crea e nel contempo
esegue, nel contesto di un’unica linea politica. Linea politica che,
nel tempo, viene condizionata da una vera e propria oligarchia dei
Partiti.
L'immensa
mole di conflitti che ha incancrenito il procedere di una politica
condotta in simile modo ha generato un numero sempre più
considerevole di anomalie che mettono in seria crisi l'intero assetto
sistemico. Idee e funzionamento dovrebbero restare distinti come
ruoli: Ruoli che, per scopo ed esigenza, definiscono due strade
diverse che dovrebbero raggiungere un unico percorso costruttivo in
relazione alla definizione di una “politica” che si vorrebbe più
funzionale, meno conflittuale e più confacente ai principi di una
democrazia.
Questo
indirizzo di riforma dovrebbe in teoria essere preso in alta
considerazione da parte di una classe politica che pare non avere
alcun interesse in proposito.. a causa di una forma mentis.. o di specifici interessi che
ne bloccano la visione. Una interpretazione della politica che rimane
purtroppo logora ed intrisa di quel particolare negativismo ..
che ne blocca ogni visione più utile ed innovativa.
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