Non posso di certo essere
d'accordo con ciò che scrive in questo articolo il cugino Domenico.
Se pure possa sposare la critica riferita allo spropositato moralismo e la
assurda mancanza di confronto e di serio dibattito, Domenico sembra
non tener conto che l'opera prevalente di questo Movimento rimane
quella di scardinare un sistema ormai viziato da una mentalità
antiquata che persevera in una forma di ordinamento politico senza
innovazione, con scarse idee.. e nel continuo fiorire di anomalie
istituzionali.
Quando Domenico scrive:"Il
governo, nel momento in cui la riforma costituzionale ha superato la
penultima boa, deve porsi questo obbiettivo nell’interesse della
democrazia del Paese e del futuro degli italiani"....Oltre a
stupirmi ..sembra ostinarsi a non entrare nel merito delle suddette... non cogliendo che di democratico.. in esse.. non vi è
proprio nulla. Il tutto è ricercato in modo evidente per rendere forza ad un governo a discapito di un Parlamento reso privo di ogni potere!..Un percorso troppo fecile che chiunque, anche il meno preparato, potrebbe percorrere.
In questo articolo sembra esservi
un astio contro questi ragazzi del Movimento 5Stelle che, seppur poco esperti e
conosciuti..(persino tra di loro), cercano in qualche modo di suggerire un
cambiamento... Poco può importare avere una laurea o no..se
tantissimi che di lauree ne hanno persino due, non hanno
mai dimostrato di saper esprimere un'idea sull' innovazione. Naturalmente
quella particolare concezione dell'integrità morale che finisce col
diventatare moralismo spinto.. e la mancanza di un confronto serio
del dibattito ..unito al perseverare di un comando proveniente
dall'alto..finisce col rallentare una marcia verso un cambiamento più
appropriato.
Un' andatura che dovrebbe procedere ponendo con attenzione la ricerca di un futuro politico migliore
attraverso logiche diverse e senza presunzione. Ma l'importante
adesso è sfondare il muro granitico del marciume e del parassitismo
politico e il determinismo di chi vorrebbe imporrre, con la forza di una immagine ed una simulata comunicazione, una politica che tende a chiudere ogni
spiraglio. Una politica alla quale in tanti ancora come
Domenico..restano attaccati per paura del nuovo...
Verrà un giorno in cui “il
nuovo” non sarà nemmeno rappresentato dai 5Stelle.. ma da coloro
che, anche grazie agli stessi, avranno l'opportunità di essere in grado
di dimostrare le proprie idee ed i metodi in proprosito. Ma ciò non
potrà mai avvenire senza una prima rottura del vecchio e
granitico sistema che, attraverso subdole manovre, vorrebbe continuare ad esprimere
una democrazia imponendo una governabilità edifidata solo dall'alto.
Altro che sistema democratico!!..
vincenzo cacopardo
Come il calvinismo fu espressione
sado-masochistica del rapporto con la religione e con la società,
così il Movimento 5Stelle è espressione di un’analoga parafilia
che si esprime nel politico e nel sociale.
Gli aderenti e gli esponenti sono
manifestazione prevalente di un ceto perdente, che non è riuscito ad
affermarsi nella vita e nella società, studenti falliti,
professionisti marginali, insomma il mondo degli scontenti che per un
naturale, ma patologico transfert attribuiscono agli altri (sistema e
partiti) la colpa dei loro fallimenti.
In una società sempre più
selettiva e competitiva come quella globale, in un’Italia delle
scuole (nelle mani della generazione ’68) incapaci di formare e di
istruire, il numero di disadattati che nella loro esistenza non
avranno un’occasione di affermazione e di successo, è cresciuto in
modo esponenziale, tale che uno spregiudicato analista capace di
maneggiare il web (un personaggio marginale che per farsi notare è
costretto a mettersi il berretto di traverso) e un excomico in crisi
di ispirazione hanno potuto interpretarlo e trasformarlo nel loro
successo personale, col potere che ne consegue. Tali Casaleggio e
Grillo, tali gli esponenti parlamentari: basti pensare a Di Maio, uno
studente universitario che non è riuscito a terminare il proprio
corso di studi, diventato vicepresidente della Camera dei deputati.
È
questo il personale politico del Movimento 5 Stelle: di fondo è
un’effimera espressione, studiata in psichiatria, di un’esigenza
di ribaltamento dei valori interpersonali, tale da permettere agli
infermieri di comandare i medici, ai muratori gli ingegneri,
insomma agli asini tutti gli uomini.
La cosiddetta ideologia cui si
ispira, un miscuglio di proposizioni strampalate e false che si
possono leggere in rete, dalle questioni ambientali, agli ufo, dalle
stragi dell’11 settembre a quelle più recenti, comprende tuttavia
un elemento di maniaco moralismo, di cui le recenti vicende del
comune di Quarto recano lo stigma.
Questo
moralismo, cui s’ispira l’allegra brigata grillina, è una
politica masochista che, però, viene meno nella gestione
quotidiana del partito e delle sue decisioni. Prima calate dal
vertice, cioè da Grillo e Casaleggio, poi dal direttorio, senza
alcuna forma di confronto e di serio dibattito che non sia la truffa
quotidiana del web.
Per
questo, la strada più corretta per contrastarli è governare bene e
portare a compimento la proposta di legge che impone ai partiti, per
partecipare alle competizioni elettorale, uno statuto
democratico, garantito da
procedure a pubblica evidenza, certificate da un soggetto terzo.
Il governo, nel momento in cui la
riforma costituzionale ha superato la penultima boa, deve porsi
questo obbiettivo nell’interesse della democrazia del Paese e del
futuro degli italiani.
Guardando nei giornali o nei
televisori le facce degli animatori del «No» nel referendum
costituzionale, estratti dal sarcofago per l’occasione, cresce
l’idea che il «Sì» non avrà problemi ad affermarsi.
Quindi, per completare il percorso
di riassetto istituzionale, quel cambiamento di rotta che conduce a
una democrazia governante, non paralizzata da illegali diritti di
veto di gruppi e gruppetti politici, sindacali, mediatici e da
singole persone, è solo necessario il punto fermo della nuova legge
sui partiti politici. Si garantirebbero così non solo l’attuale
maggioranza, ma anche le minoranze, tutte oggi incapaci di mettere in
piedi quel processo di partecipazione che è il lievito dello Stato
di diritto e di popolo al quale aspiriamo da quando la prima
Repubblica è deceduta per la non guarita malattia della corruzione
diffusa.
Il messaggio che era passato con
il compiacente aiuto di alcune mosche cocchiere insediate nel sistema
televisivo –che i nuovi arrivati a 5 Stelle fossero diversi dagli
uomini normali e contemporanei- sta mostrando, non per Quarto, ma
dopo Quarto, la sua vacuità.
Ciò
non significa che va tollerato il rapporto con le mafie e il sistema
corruttivo. Significa che non c’è nessuno cui consegnare il
monopolio della pulizia, giacché il compito riguarda tutti gli
italiani che lo debbono esercitare con il voto e, in un sistema
democratico, ripeto garantito,
tramite i partiti politici. Ferme restando le funzioni
dell'autorità giudiziaria cui compete di perseguire i reati.
Il resto è mistificazione. Il
resto è Goebbels che lancia le sue parole d’ordine a coloro che le
colgono: in definitiva una manipolazione di gente che si lascia,
consapevolmente per interessi non dichiarati e non dichiarabili, o
inconsapevolmente, per mancanza di capacità critiche e di
autodeterminazione, manipolare.
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