Non so
se il sindaco d'Italia troverà un sistema mediatico per far
riprendere luce alla sua immagine, ma è del tutto chiaro che le sue
riforme non paiono per nulla edificanti. A differenza di Domenico
..non ho mai visto nelle riforme renziane quella innovazione, né
tantomeno, il già discusso ripetto verso la democrazia che il paese
meriterebbe.
Se
la Boschi, Padoan, Gentiloni, Lorenzin appaiono per Domenico figure
adeguate ..vorrà dire che il sottoscritto non ci avrà capito
alcunchè e non avrà saputo valutare quel cambiamento. Certo è che
le riforme volute hanno messo in subbuglio e creato scompiglio
proprio perchè non hanno un riscontro del tutto chiaro in favore
dell'ordinamento costituzionale. Cambiare una Costituzione attraverso
le riforme non può voler dire stravolgerne i valori! Toglier una
Camera parlamentare assegnandogli un compito talmente blando
...riformare una legge elettorale a favore di maggioranze costruite
ad arte... i principi costituzionali senza prevedere i contrappesi
necessari... con tale fretta ed approssimazione, è sempre piaciuto a
quelle figure machiavelliche che farebbero la qualunque pur di
compiere qualcosa.
il
matrimonio omosessuale e l’adozione da parte di una coppia gay
sono sicuramente
argomenti che potranno dare spazio a lotte intestine col partito di
Alfano e vedremo come se la caverà il nostro premier un po'
sapientone ed ipocrita...cioè se troverà i soliti compromessi di
una politica che continua a generare anomalie l'una sull'altra a
discapito di una più coerente. Ma una cosa sembra evidente:..oggi
l'unico scontro che Renzi deve temere è quello della politica che
oggi appartiene al mov 5Stelle: la politica di un cambiamento contro
il sistema dei conflitti e degli interessi...anche a discapito dei
loro continui errori di metodo.
vincenzo cacopardo
L’anno
nuovo inizia con il solito groviglio di impegni parlamentari e
governativi che non sarà facile dipanare.
Il
più importante è sicuramente l’approvazione definitiva della
riforma costituzionale, la vera madre
del processo riformista innescato
da Matteo Renzi. Una volta conquistata la nuova Costituzione,
occorrerà aspettare il referendum confermativo che, presumibilmente,
si svolgerà in autunno: solo nel caso in cui isì prevarranno,
Matteo Renzi otterrà quell’assicurazione sulla vita politica che
gli è certo necessaria per completare l’iter di
tutti i dossier aperti,
ma indispensabile per ottenere quel potere quasi assoluto per il
quale si sta battendo sin da quando fu eletto presidente della
Provincia di Firenze.
Solo
allora, potrà tirare un sospiro di sollievo: non sarà più
ricattabile dall’ultimo dei gruppetti parlamentari che sono nella
sua maggioranza. O, per dirla meglio, sarà impossibile a chiunque
contrastare le sue proposte politiche e parlamentari, finché avrà
la maggioranza alla Camera. Non mi sfugge che tra il referendum di
autunno e questa sorta di potere
definitivo c’è
di mezzo un Parlamento eletto con il vecchio sistema. Ma so bene che,
dal 2017, Renzi potrà chiedere al presidente della Repubblica lo
scioglimento delle camere, non appena gli scricchiolii della sua
maggioranza fossero tali da far traballare il governo e il suo elenco
di riforme.
È,
perciò, evidente che le prossime settimane, quelle che ci separano
dalla discussione e votazione della riforma costituzionale, saranno
piene di trappole per il governo. Salvo pochissimi ministri (Boschi,
Padoan, Gentiloni, Lorenzin) tutto il resto è inadeguato al compito
affidato e può in ogni momento creare seri problemi alla cabina
di regia di
Palazzo Chigi. Gli stessi decreti delegati di attuazione della
riformetta della pubblica Amministrazione, fortemente viziata dalla
mancanza di un vero disegno di reale cambiamento, potranno essere
occasione di qualche brutto scivolone, in specie di immagine.
Già.
Il bene più prezioso di cui dispone Renzi, l’immagine, è già
appannata e ha bisogno dell’ossigeno di qualche successo reale.
Il
che è molto difficile, anche perché l’altra questione subito in
ballo, il matrimonio omosessuale e l’adozione da parte di una
coppia gay,
può diventare una specie di linea del Piave per Alfano e suoi. Se la
riforma costituzionale non fosse stata calendarizzata dopo, il
governo, una volta incassatala, avrebbe avuto facile gioco su tutto
il resto, risultando le minacce di dissociazione o di voto contrario
di Ncd, cartucce a salve.
Non
solo, ma già all’interno del Pd, l’unanimità è tutt’altro
che unanime e sono in tanti –e della parrocchia exdemocristiana di
cui Renzi è espressione- a volere trovare una via d’uscita che,
ridimensionando l’ambito delle adozioni, acquieti la Cei e
l’apparato cattolico, consapevole dell’impossibilità di impedire
i matrimoni e, quindi, attestatosi in difesa di insormontabili limiti
alle adozioni.
Nel
Pd, esondano personaggi di terz’ordine che, per inconsapevolezza
dei termini delle questioni, continuano a pronunciare parole che
mettono in difficoltà il governo del medesimo Pd. Mi riferisco alla
giuliva Serracchiani, incapace, per inadeguatezza ontologica, di
ordire un piano di sottile destabilizzazione di Renzi (l’ideologia
del tradimento è troppo complessa per essere stata metabolizzata
dalla presidente della regione Friuli-Venezia Giulia), ma capacissima
di sparare sciocchezze a ruota libera su tutti i temi.
Secondo
me non è lontano il giorno che otterrà una promozione a un rango
superiore dal quale, però, potrà far meno danni di quelli che
combina oggi.
Il
giovane premier conosce
bene la tecnica e l’ha usata più volte, per esempio con la
Mogherini, con Delrio e con altre meteore, rivelatesi soltanto
piccoli massi scivolati in una semplice scarpata.
C’è
poi, altrettanto delicato, il fronte europeo. Il pulpito dal quale il
nostro primo ministro ha predicato contro la Germania, ottenendo
l’effimero successo di un labile schieramento favorevole sino alla
prima tirata d’orecchi della Merkel.
Un
vero successo a Bruxelles e a Berlino, serve al Petit
poulet non
ancora Coqper
gonfiare il petto, mostrare i muscoli e recuperare immagine a Roma,
in vista delle non lontane elezioni comunali alle quali lui e il Pd
si stanno avviando nelle peggiori condizioni. Anche perché una non
dichiarata alleanza di testate e di opinionisti sta alacremente
lavorando (e subdolamente) a favore degli squinternati del Movimento
4 Stelle, succubi di se stessi e del loro Goebbels, al secolo
Gianroberto Casaleggio. La loro possibile vittoria in qualche grande
città non va vista come una sciagura: già le esperienze disastrose
di Parma, di Livorno e di Gela fanno capire come, alla prova del
fuoco, il sistema messo in piedi da Grillo, arruolando gente
improbabile del tutto digiuna di amministrazione, si rosolerà a
fuoco vivo non appena avrà messo piede, per esempio, al comune di
Roma, uno squalo capace di divorare chiunque. L’aspetto negativo,
l’unico di un successo dei grillini, riguarda proprio Matteo Renzi
e il colpo di immagine che ne riceverebbe.
Ma
il premier è
furbo e, nel giro di qualche mese, potrebbe far girare a proprio
favore il vento che può brevemente gonfiare le vele dei 5Stelle.
Chi
vivrà, vedrà e
le mozzarelle
si contano al cancello:
dobbiamo aspettere, ancora aspettare per vedere coma andrà a finire.
Siamo spettatori e vittime di uno spettacolo simile a quelli che
Ronconi allestiva coinvolgendo il pubblico. Un Orlando furioso, nel
quale il diritto all’ira non è di un uomo, ma di un popolo,
l’italiano.
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