Berlusconi
ritiene che siamo in guerra, e non è il solo ad affermarlo. Secondo
il Cavaliere l'Italia e l'Europa devono fare la propria parte
intervenendo militarmente. Il leader di Forza Italia scorge
nell'atteggiamento del premier Renzi ingiustificati motivi,
affermando che quello di non prendere iniziative in proposito è
sbagliato..ma giustificato solo dal fatto che Renzi non sembra avere
influenza alcuna sulle decisioni in seno all'Europa. Berlusconi
teme che lo Stato islamico possa
arrivare a colpirci in ogni luogo e
la necessità di difendersi con decisione resta, oltre che doverosa,
sicuramente legittima.
Se
da tempo non si è riusciti a costituire
una organizzazione sotto la guida dell'Onu su ciò che riguarda
l'esodo verso i nostri Paesi(istituzione che da tempo avrebbe dovuto
sostenere direttamente tali problematiche) appare più difficoltosa
la possibilità di costituire insieme agli altri Paesi dell'unione, con l'impegno degli Stati Uniti, la Russia e l'Arabia Saudita", una
coalizione
capace di organizzare
un intervento militare serio, risolutivo e senza conseguenze.
Tuttavia se con un'azione militare deve essere necessario estirpare
l'azione dell'isis alla sua base, può anche essere vero il
contrario. Se l'Italia oggi ha rischiato poco è proprio perchè si è
mossa meno degli altri su azioni di bombardamento verso i paesi
dell'oriente più caldi. Un'azione
militare contro l'Isis, non pare per nulla possibile con la sola
forza delle armi. Occorreva già da tempo una particolare diplomazia
coordinata con i Paesi e le massime istituzioni mondiali. Oggi questo
è il messaggio e la strada che indica lo stesso Putin rivolto alle
Nazioni Unite che definisce miopi le scelte dell'Occidente.
Non
so se si ha la percezione esatta di ciò che oggi sta accadendo e non
so nemmeno se in tanti si rendano conto di come questi ultimi
avvenimenti in Medio oriente stiano di conseguenza cambiando il ritmo
e la cadenza della stessa società occidentale. Sta di fatto che
siamo tutti a rischio e dentro ad un pericolosissimo momento storico
dove ogni integrazione sociale sembra rimanere assai lontana o quasi
inverosimile.
Le
azioni dei terroristi invitano ad una riflessione scorgendo la totale
differenza che costoro hanno della vita e della morte rispetto a noi: Per
gran parte degli integralisti
islamici che propugnano la jihâd, non esiste un confine tra morte e
vita. Un principio insito in loro e che li rende, oltre che più
forti e meno interessati alla vita terrena, del tutto insensibili al
dolore altrui. Quello che scaturisce è quindi una sorta di lotta
impari contro la quale ogni guerra rimane inutile! Se a questo
aggiungiamo che in tanti terroristi ormai sembrano nascosti ed
inseriti nei paesi europei, le parole di Berlusconi verso la guerra
risultano futili..poichè ogni azione di forza non farebbe che
ingigantire reazioni terroristiche a catena.
Quale
potrà quindi essere la strada più costruttiva, malgrado ogni
difficoltà nel percorrerla? Difficile operarla.. ma meno ardua
ricercarla attraverso l'immedesimazione più profonda di un impegno
verso la diplomazia che guardi al riassetto di tutta l'area infuocata
del medio oriente con la collaborazione di ognuno.. anche per
l'aspetto riguardante il fenomeno dell'immigrazione.
Nel
passato le comunità orientali hanno alternato momenti di convivenza
più o meno stabili a periodi di forte contrapposizione e questo è
avvenuto persino in funzione del mutare delle differenti condizioni
politiche.
Mi
domando quindi se per disarmare il conflitto religioso tra sunniti e
sciiti sia necessario privarlo della sua componente politica..e
quanto in realtà possa influire questa componente politica! Se.. in tal
modo..si possa rinunciare a quell’identificazione tra la sfera
secolare religiosa e quella dell’Islam politico. Bisogna forse
partire da qui per comprendere più a fondo al di là di ogni
operazione a difesa di uno stato islamico efferato e sanguinario che
interpreta il Corano nel modo peggiore ..come per noi alcuni
riferimenti della Bibbia poco edificanti e non rispettosi della vita
umana differenti da quelli dell'evangelizzazione promossa da Cristo.
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