Due parole sull'intervista di Bruno Vespa
di vincenzo cacopardo
Non è tanto
l'intervista in sé.. quanto la mancanza di un dialogo più duro e
severo da parte dell'intervistatore.
Bruno Vespa è
apparso di sicuro fin troppo immerso nel colloquio con chi dall'altra
parte è sembrato sempre sfuggente nel giudizio del padre mafioso.
“Per
me lo Stato è l’entità in cui vivo, questo per me è lo Stato. Io
rispetto lo Stato, l’ho sempre rispettato, magari non
condivido determinate leggi o sentenze” Queste
le parole del figlio di Riina che in sé non dicono nulla ed ancora
meno esprimono le parole di risposta sulla condivisione dell'arresto
del padre: “Se
condivido l’arresto di mio padre? No, perché è mio padre. A me
hanno tolto mio padre”.“Io non giudico Falcone e Borsellino.
Qualsiasi cosa io dico sarebbe strumentalizzata. Se io esterno un
parere su queste persone viene strumentalizzato, io ho sempre
rispetto per i morti, per tutti”.
Salvo
Riina ha parlato della sua vita e di un'infanzia serena sottolineando
quanto i suoi genitori abbiano trasmesso alla famiglia tranquillità
e nessuna questione che riguardasse altro. E' sembrato impacciato
nel rispondere, ma anche un po' grezzo nell'esprimersi, sicuramente sfuggente. Ma per molti telespettatori è stato difficile digerire la
calma e la serenità di chi lo intervistava. Bruno Vespa è sembrato
non proprio accondiscendente, ma ai limiti dell'indulgenza. In molti
avrebbero voluto vedere il giornalista più intransigente e severo.
Rimane perciò il dubbio che l'intervista sia stata voluta per puro
scopo di audience (tra l'altro fallito) trasmessa da una TV di Stato
che più di una volta invita in certi salotti personaggi poco
consigliabili. Nel caso di Riina non proprio opportuno pubblicizzare
l'immagine di una famiglia (soprattutto quando viene per promuovere
un libro).
Al
di là dell'intervista..una spinta emotiva nasce spontanea nel vedere
in televisione il figlio di un Boss stragista condannato, senza
metterla in antitesi con i morti che abbiamo pianto e le due figure
che tanto ci hanno commosso come Falcone e Borsellino. A ciò
aggiungiamo la singolarità di dover pagare un canone per una
televisione di Stato che pare muoversi per puro interesse di audience
in favore di personaggi che sfuggono ad ogni giudizio su coloro che.. dello
Stato e di noi stessi.. sono stati i veri tutori. ..Il Paese e la sua
TV di Stato non dovrebbero dimenticare.
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