Patti di stabilità, regole e parametri bloccano la crescita dei differenti paesi europei
di vincenzo cacopardo
La sensazione è che un'Europa occorra..ma la realtà è che questa Europa non vada!
Giorno dopo giorno si dimostra quanto questa Unione stia portando alterazioni ad un sistema internazionale che non riesce a premiare la sua crescita in un contesto globalizzato che svantaggia tante Nazioni che ne fanno parte tra cui la nostra. Questa Europa è la inspiegabile dimora di Paesi che non trovano una solidale politica a beneficio della sua stessa Unione..sia in tema economico.. che politico e sociale.
E' da tempo che si parla della mancanza di una politica internazionale che possa vedere in lungimiranza attuando meno vincoli e misure restrittive per chi sfora l'impegno alla stabilità. Ci si comincia ad accorgere in gran ritardo di quanto sia in pericolo la sua economia e quanto insidiose le molteplici reazioni populiste messe in evidenza.. giorno dopo giorno.. nei vari Paesi.
Si rimane stupefatti di come non ci si accorga che questa situazione non potrà mai migliorare per i nostri conti pubblici. Per il Paese Italia si perdono occasioni poiché, oltre alla difficoltà di mantenere i conti, le diverse regole del mercato che si vanno imponendo..continuano a penalizzarlo. Al di là del debito che rappresenta sicuramente la principale palla al piede..la mancata crescita è imputabile anche alle regole giornalmente imposte che non permettono di portare avanti la qualità dei nostri prodotti: Una prerogativa che ha sempre rappresentato la base per il nostro sviluppo.
Malgrado gli enormi sforzi e le grandi sofferenze sopportate dai cittadini del nostro Paese..sembra che sia veramente impossibile ridurre ancora il debito.. soprattutto in mancanza di una crescita del PIL che proprio per via di certe direttive europee si impongono... e fino a quando la crescita del Pil rimane vicina allo zero o di poco maggiore.. i tassi di disoccupazione saranno destinati a rimanere altissimi. Inoltre la politica del premier Renzi (per lo più imposta dalla stessa Europa)..malgrado le ultime concitate comunicazioni.. non è riuscita a definire una vera via strategica operando con manovre a debito di convenienza elettoralistica e senza idee innovative sul lavoro più adatte e consone al nostro naturale sviluppo.
Questa
Europa doveva essere costituita da un insieme di Paesi che avrebbero
dovuto conseguire modelli di sviluppo inerenti la loro particolare
caratteristica storica e territoriale. Modelli che non
avrebbero dovuto porre una ricerca di aggregazione separata nei loro stessi confini ma, in un armonica crescita e nella direzione di un primario welfare collettivo. Un benessere che non può più basarsi su una
lotta delle economie tra gli Stati appartenenti…poiché questo
percorso ha solo portato diffidenza..allontanando sempre di più il
pensiero dei cittadini dall’idea di una unione utile e funzionale.
I
Paesi più forti dovevano subito comprenderlo senza cedere nulla della propria ricchezza..ma operando in favore degli altri.. per evitare
quello che oggi appare in tutta evidenza un difficile processo verso
l’integrazione: Occorreva diversificare sviluppo e risorse per non
renderci stupidamente concorrenziali..ma di sicuro.. non
sottovalutare il bisogno di un equilibrato benessere collettivo
evitando la conseguente instabilità che porta solo ad una
definitiva conclusione del percorso che fu tanto desiderato da
Schuman...(una delle figure più lungimiranti che ha contribuito alla
sua nascita).
Il vero bisogno rimane quello di un'Europa diversa..che favorisca una crescita mai priva di un benessere.. Una Unione che non promuova le strade della deflazione e di una conseguente disoccupazione. Un'Europa che sia capace di interagire con i paesi orientali, che guardi con impegno all'economia reale e meno agli interessi geo-politici e commerciali e della grande finanza mondiale.
Il vero bisogno rimane quello di un'Europa diversa..che favorisca una crescita mai priva di un benessere.. Una Unione che non promuova le strade della deflazione e di una conseguente disoccupazione. Un'Europa che sia capace di interagire con i paesi orientali, che guardi con impegno all'economia reale e meno agli interessi geo-politici e commerciali e della grande finanza mondiale.
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