23 giu 2016

L'incedere pragmatico di certi politologi

La politica, soprattutto, deve saper seguire oggi la strada della genialità!
di vincenzo cacopardo

Certi politologi, come ad esempio Elisabetta Gualmini (nella foto), non scorgono assolutamente lo stato di cambiamento di un pensiero moderno..perseverando nella loro visione politica legata ad un modus pensandi ed una forma mentale rinchiusa da criteri tendenti ad ostacolare ogni percorso di innovazione...poichè il loro dialogo persiste su logiche restrittive che limitano gli spazi e le aperture...Per loro la politica si ferma ad un perentorio e pragmatico principio di governabilità!

Per essere più inclini verso il nuovo ed avere uno sguardo più avveduto..bisognerebbe.. al contrario.. estraniarsi da questa forma mentis ristretta e lasciarsi trasportare dalle novità pur tenendo un necessario equilibrio: E' ormai chiaro che l'incedere di ogni mentalità eccessivamente pragmatica non potrà mai generare idee..anzi le soffocherà sul nascere.. e senza idee non si potrà mai crescere ..non si potrà mai affrontare un futuro di speranza.

E' inutile essere professori ordinari di scienza della politica quando ci si preclude una visione più avveduta ed aperta verso nuove possibili congetture..e queste possono arrivare nella mente delle persone solo attraverso la forza di un pensiero più aperto sostenuto di certo da una cultura, ma anche dalla genialità.. mai represso da una visione troppo pragmatica imposta dall'odierna realtà: Tutto è mutevole e cangiante se lo si vuole..Sarebbe più utile saper scorgere oltre il muro di una visione realistica che ci circonda per poter idealizzare e progettare con maggior giovamento …Soprattutto la politica deve saper seguire oggi la strada della genialità!

La tesi principale di uno degli storici della Rivoluzione francese, Augustin Cochin era che la democrazia moderna fosse nata dalla presa di potere di un genere radicalmente nuovo, caratterizzato dalla dualità tra la realtà dei rapporti politici.. e la loro complessa rappresentazione sociale. Oggi sono in molti ad affermare che proprio dalla realtà, dobbiamo partire. Ma la realtà è davvero quello che appare?... O forse e' stata determinata da fatti voluti dall'uomo stesso? Insomma..è lecito pensare che alcuni fatti improvvisi possano aver definito i contorni di una realtà in senso oggettivo, senza che l' uomo stesso non li abbia veicolati costantemente o non ne influenzi sempre il percorso?

Sono altrettanti a pensare che ..dovendo partire da una realtà, bisogna sapersi muovere di conseguenza e quindi procedere attraverso le logiche ad essa legate: E' una osservazione che rimane assai limitativa..poichè ci si dimentica spesso di come, tali logiche, siano state elaborate dagli stessi uomini ..dal pensiero ..dal criterio mentale di una logica irrorata giorno per giorno su un presupposto di difficile convivenza sociale che ha generato persino conflitti, compromessi e difformità che.. di per sé.. rendono la stessa realtà manipolata e quindi mai un dogma assoluto.

A volte è proprio il perseverare su una visione troppo realistica...l'eccessiva conoscenza..e persino la stessa professionalità.. che preclude gli spazi alle idee e questo è ancor più vero in politica dove proprio le idee occorrono e spesso vengono soffocate da chi pensa che tutto deve rimanere limitato a ciò che ci circonda.





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