28 giu 2016

Lo “storytelling” e la esposizione ipocrita della narrazione politica


di vincenzo cacopardo
Adesso...nel linguaggio politico moderno.. va di moda la narrazione, anzi per dirla all'inglese..(come si è uso fare) lo “storytelling”. Mai come in questo periodo storico politico del magico giglio renziano ..la narrazione pare essere entrata a far parte comune dell'attività politica...e ..quasi d'obbligo .. trasmessa in termini britannici. 

Ma cos'è questa narrazione? La narrazione è un congegno percettivo attraverso il quale l'uomo conferisce senso e significato al proprio modo di sperimentare delineando regole interpretative di eventi e circostanze sulle quali si costruisce quella conoscenza che orienta il metodo dell'agire. Si sostiene infatti che le esperienze umane non rielaborate attraverso il pensiero narrativo non producono alcuna conoscenza funzionale al modo di vivere in un contesto socio-culturale restando solo semplici accadimenti ed eventi senza alcuna relazione e senza alcun significato. In realtà nulla di nuovo, ma oggi la narrazione in politica.. intende avere la funzione di voler innescare processi di interpretazione sui fatti.

Renzi ha voluto costruire il proprio successo sul ricambio (rottamazione) della classe dirigente e la proposta di riforme innovative per il Paese. Ha costruito una sorta di "strumento" e qualcuno ha interpretato questa sua narrativa come quella di chi è portatore di "contenuti diversi": Un "fine"..il suo..usato senza i giusti mezzi ed anche con scarsi risultati! La sua figura, ancora oggi, cerca di tenere insieme contenuti e metodo..ed è ciò che gli conferisce autorevolezza e lo sostiene nella popolarità. Ma la sua narrazione in realtà rimane banale: Lui ritiene di essere l'unica speranza e gli altri i gufi ed i rabbiosi..In realtà appare più un restauratore che un rottamatore..di sicuro non certamente un innovatore!


Qualcuno (come me)  ritiene che la variabile del tempo non è mai indifferente nell'azione politica. Oggi..proprio il tempo spinge chi punta sul metodo a non essere completamente soddisfatto dell'azione di Renzi, mentre chi tende a rimanere fermo nel sistema.. ha visto in lui la possibilità di una proposta innovativa moderna osservando soddisfatto solo il numero di riforme che mai un altro governo nella storia repubblicana era riuscito ad approvare in così poco tempo.


Ma la narrazione di Matteo Renzi appare volutamente incompleta ed in certi casi può divenire persino avventata: Basta rendersi conto dei fallimenti prodotti dal bipolarismo e dai sistemi maggioritari che lui e la sua ministra Boschi cercano di imporre al solo fine di premiare una comoda governabilità..mortificando ogni altro principio di vera democrazia. Dove sta quindi quella narrazione propositiva ed equilibrata?


Ma su quale esperienza si basa il pensiero narrativo di Renzi? Rileggendo la storia politica di questi ultimi vent’anni, non può sfuggire a chiunque l’inconsistenza di una politica nazionale che sembra aver dormito e messo le radici sui palazzi del potere.. senza alcuna vera capacità di intuito lungimirante: L’ingresso in Europa ci ha poi obbligato ad un necessario ordine politico per una più utile e sicura posizione in seno alla stessa Comunità. Negli anni a seguire..i due poli (destra–sinistra)..hanno continuato a scontrarsi sui diversi principi..alternandosi e contrapponendosi con sempre maggiore forza. Questa lotta alla difesa delle rigide posizioni ha finito col rendere ancora più difficile una equilibrata ricerca delle riforme. L'ingresso di Renzi e la seguente narrazione da lui condotta... sembrava voler metter una definitiva pietra sopra queste esperienze, ma ha solo nascosto le vere ragioni che hanno costretto la nostra politica: Una dipendenza politica internazionale che ha finito con l’incidere molto più sulla governabilità…che sulla politica del Paese nel suo complesso, una governabilità che si è sempre desiderata stabile come presupposto essenziale per una più ricercata “unione di economie”.


In realtà le riforme di Renzi non rispecchiano per nulla quel necessario equilibrio poiché partono da principi errati... e la sua.. quindi.. non può che essere una narrazione ipocrita più che costruttiva..i cui risultati non tarderanno ad arrecare ulteriori difficoltà.


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