Il QE rimane un grandissimo contributo per la politica economica di un sindaco Premier proiettata verso il continuo aumento del debito
di vincenzo cacopardo
Il
presidente della BCE intende andare avanti
con
Qe e tassi a zero spostando più in là la decisioni sulle modifiche
sugli acquisti di titoli
e delineare meglio altre scelte nel prossimo futuro. Non sembra
quindi essere messo in discussione un eventuale allargamento del
programma di Quantitative Easing, la cui fine naturale resta il mese
di marzo dell'anno prossimo.
Per
Draghi la situazione resta delicata, proprio per l'andamento lento
dell'inflazione.
In
sostanza Draghi cerca di spingere i governi a velocizzare gli sforzi
verso le riforme strutturali...soprattutto quelle riguardanti le
riforme
del mercato del lavoro.
La
linea politica con cui la BCE sta affrontando la nuova e perdurante
fase di stagnazione del mercato europeo si può spiegare solo così!.. Eppure
tutto ciò non sembra avere un preciso senso, in considerazione del
fatto che la crisi europea appare più come una crisi
sulla domanda:
le imprese producono fin troppo
producendo più di quanto riescano a vendere, cioè più di quanto la
domanda sia in grado di assorbire. Quindi.. in realtà, nella stessa
dinamica del mercato globale.. si evidenzia una crisi che ha reso più
aspra la lotta per la spartizione del mercato da parte delle grandi
potenze economiche internazionali. L’aumento della produttività e
della competitività, per le imprese europee, sembra una condizione
essenziale per poter fare concorrenza
ai grandi gruppi della
scena mondiale.
Se
è chiaro che il QE ha reso grande ripercussioni sull'andamento dello
spread circa i rendimenti dei titoli italiani e sulle nostre banche
piene di bond, dando una notevolissima mano alla stessa politica di Matteo Renzi,
la ristrutturazione del mercato del lavoro, per l’Unione europea, continua a rimanere una condizione essenziale per competere e dire la propria in
un contesto internazionale
Sono
in molti ad interpretare questa posizione di Draghi come una
ulteriore spinta in direzione di quella riforma proposta da Renzi.
E' chiaro che negli ambienti finanziari si teme che una vittoria del
«NO» possa portare instabilità in Italia: Facile continuare a metter paura sulla retorica dell'instabilità..più difficile che le riforme costituzionali possano apportare veri cambiamenti sull'asseto economico del Paese! E' la vecchia storia che
vede ancora una volta l'ingerenza di un pragmatismo finanziario a
discapito dei valori di una politica economica che dovrebbe poter funzionare a
favore di un contesto reale che include aspetti sociali di fondamentale
importanza nel processo della nostra democrazia.
Il QE rimane un grandissimo contributo per la politica economica di un sindaco Premier proiettata verso il continuo aumento del debito
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