Motivi
di opportunità e scelta maggioritaria offendono la Costituzione
di vincenzo cacopardo
Se
un cittadino ritiene che la nuova riforma elettorale sia confusa e
pasticciata non offrendo una funzione di miglioramento nel futuro..o
peggio..riducendo meno l'efficienza delle istituzioni, viene
subito tacciato dal Premier come un anti-riformatore, come un
gufo disfattista che non intende mai cambiare!
Ma
si dovrebbe con semplicità comprendere che il No di tanti che
conoscono bene questa riforma non è per nulla una lotta a priori
contro la figura del Premier...quanto una difesa contro il pensiero
di chi, in modo assai aleatorio e figurativo, pensa di poter
procedere verso un confuso rinnovamento costituzionale.
Il
premier Renzi intende di continuo ed in modo retorico metterla sul piano del
cambiamento SI o cambiamento NO..fingendo di dimenticare che in
mezzo ci stanno merito e peculiarità grandi quanto una casa! E lo fa
con scaltrezza, faziosità ed ipocrisia.. dato che è abbastanza furbo e sveglio per comprendere che questa radicale trasformazione,
ancora poco chiara anche per via di norme transitorie e contenuti da
definire, potrebbe rivelarsi un enorme pasticcio. Ma lui ama il
contrasto e nelle sue assolute posizioni è fortemente divisivo!
Intanto
persino l'Economist invita a respingere le riforme di Renzi al
contrario di quello che si sarebbe potuto leggere!...
Una
voce stranamente discordante da quella che si immaginava: Col titolo
"Perché
l'Italia dovrebbe votare
No
al
referendum"
il giornale economico internazionale più importante, ritiene che
gli italiani dovrebbero votare NO. Secondo
l'Economist infatti, la
modifica alla Costituzione promossa da Renzi, non affronta il
problema principale, offendendo i principi democratici del Paese.
Nell'articolo si
legge di un Senato
che
non sarà eletto direttamente ed al tempo stesso della legge
elettorale e del conferimento di un potere immenso a qualunque
Partito che conseguisse una maggioranza nella Camera.. con un primo
ministro che avrebbe un mandato forte per i cinque anni. Ma
il settimanale insiste asserendo che persino le
paventate dimissioni di Renzi non porterebbero alcuna catastrofe
che
molti paesi europei temono.
Infine non risparmia una critica diretta al Premier italiano per aver creato un clima pesante per il futuro del Paese attraverso una
sorta di ricatto. Chiude affermando che Renzi avrebbe fatto meglio a
battersi per le riforme strutturali, quelle del sistema giudiziario,
della scuola etc...
Al
di là di ciò che scrive l'Economist, motivi..tra l'altro,, del tutto condivisibili,
un'altra ragione di grande importanza che non dovrebbe sfuggire...
rimane quella del metodo con cui si è preteso di dare forza ad
una riforma costituzionale nell'ambito di un Parlamento illegittimo
( se pur lasciato libero su un principio di continuità) che dovrebbe
porre non pochi dubbi ad un Presidente del Consiglio..il quale ha
proceduto con ineffabile insensibilità politica infischiandosene del
necessario rispetto che si deve ad iniziative costituzionali che
devono essere decise con un sistema proporzionale da tutte le forze
politiche rappresentate. Un motivo di opportunità che avrebbe
dovuto far riflettere un politico di Stato per ovviarvi in un momento
così delicato.
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