25 nov 2016

L'ECONOMIST RICUSA LE RIFORME ALLA COSTITUZIONE


Motivi di opportunità e scelta maggioritaria offendono la Costituzione
di vincenzo cacopardo

Se un cittadino ritiene che la nuova riforma elettorale sia confusa e pasticciata non offrendo una funzione di miglioramento nel futuro..o peggio..riducendo meno l'efficienza delle istituzioni, viene subito tacciato dal Premier come un anti-riformatore, come un gufo disfattista che non intende mai cambiare!

Ma si dovrebbe con semplicità comprendere che il No di tanti che conoscono bene questa riforma non è per nulla una lotta a priori contro la figura del Premier...quanto una difesa contro il pensiero di chi, in modo assai aleatorio e figurativo, pensa di poter procedere verso un confuso rinnovamento costituzionale.

Il premier Renzi intende di continuo ed in modo retorico metterla sul piano del cambiamento SI o cambiamento NO..fingendo di dimenticare che in mezzo ci stanno merito e peculiarità grandi quanto una casa! E lo fa con scaltrezza, faziosità ed ipocrisia.. dato che è abbastanza furbo e sveglio per comprendere che questa radicale trasformazione, ancora poco chiara anche per via di norme transitorie e contenuti da definire, potrebbe rivelarsi un enorme pasticcio. Ma lui ama il contrasto e nelle sue assolute posizioni è fortemente divisivo!


Intanto persino l'Economist invita a respingere le riforme di Renzi al contrario di quello che si sarebbe potuto leggere!... Una voce stranamente discordante da quella che si immaginava: Col titolo "Perché l'Italia dovrebbe votare No al referendum" il giornale economico internazionale più importante, ritiene che gli italiani dovrebbero votare NO. Secondo l'Economist infatti, la modifica alla Costituzione promossa da Renzi, non affronta il problema principale, offendendo i principi democratici del Paese.
Nell'articolo si legge di un Senato che non sarà eletto direttamente ed al tempo stesso della legge elettorale e del conferimento di un potere immenso a qualunque Partito che conseguisse una maggioranza nella Camera.. con un primo ministro che avrebbe un mandato forte per i cinque anni. Ma il settimanale insiste asserendo che persino le paventate dimissioni di Renzi non porterebbero alcuna catastrofe che molti paesi europei temono. Infine non risparmia una critica diretta al Premier italiano per aver creato un clima pesante per il futuro del Paese attraverso una sorta di ricatto. Chiude affermando che Renzi avrebbe fatto meglio a battersi per le riforme strutturali, quelle del sistema giudiziario, della scuola etc...


Al di là di ciò che scrive l'Economist, motivi..tra l'altro,, del tutto condivisibili, un'altra ragione di grande importanza che non dovrebbe sfuggire... rimane quella del metodo con cui si è preteso di dare forza ad una riforma costituzionale nell'ambito di un Parlamento illegittimo ( se pur lasciato libero su un principio di continuità) che dovrebbe porre non pochi dubbi ad un Presidente del Consiglio..il quale ha proceduto con ineffabile insensibilità politica infischiandosene del necessario rispetto che si deve ad iniziative costituzionali che devono essere decise con un sistema proporzionale da tutte le forze politiche rappresentate. Un motivo di opportunità che avrebbe dovuto far riflettere un politico di Stato per ovviarvi in un momento così delicato.

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