ROTTURA SI...ROTTURA NO...
di vincenzo cacopardo
sempre difficile far comprendere al dimissionario segretario Matteo
Renzi, l'importanza di un dialogo più profondo con le minoranze di
un Partito che ha sempre visto nel confronto e non nel decisionismo..
la funzione essenziale e progressiva della sua stessa
organizzazione.
Sono
passati in tanti dalla direzione ad esprimere il loro
pensiero..Il primo è stato Matteo Renzi che ha posto le sue dimissioni col solito tono un
po' arrogante e di sfida..Le dichiarazioni si sono poi susseguite una
dietro l'altra..A
chiusura di serata, la scissione era tornata all'ordine del giorno ed
il combattivo segretario dimissionario aveva chiara la visione di un
nuovo Partito senza quella minoranza che lo ha sempre infastidito.
Andrea
Orlando..come Cesare Damiano, sono intervenuti in tono pacato, ma anche critico. Adesso la Direzione, preso atto delle dimissioni del
segretario, darà comunque avvio alle assise, che si chiuderanno il 7
o il 14 maggio.
Qualcuno pensa che l'Assemblea nazionale del Partito sia stata studiata attentamente per mettere in difficoltà i possibili scissionisti. Tra gli interventi iniziali si sono messi in rilievo quello di Fassino ..non a caso ultimo segretario dei Ds e Walter Veltroni.. primo segretario del Pd. Interventi di taglio politico tendenti a richiamare l'attenzione verso l'unità del Partito.
Rossi,
Speranza ed Emiliano hanno chiesto a Renzi che scompaia per un pò
dal Pd.. per gli errori commessi..Successivamente..risalito nel palco
Emiliano si rivolge all'ex segretario con parole diverse ..ma che,
in un certo senso, restituiscono la palla delle decisioni allo
stesso Renzi «Matteo, mi fido di te, restiamo uniti». Sono
comunque parole che lasciano abbastanza basita parte della stessa minoranza come..al contrario..più soddisfatta la maggioranza che pare averne riso abbondantemente.
Il
problema determinatosi all'interno del PD appartiene ad un fenomeno
naturale che non potrà mai sottrarsi ad una considerazione più
ampia della visione che si dovrebbe avere della politica moderna. Un
fenomeno ampliatosi naturalmente con la presenza di un segretario
arrogante e fin troppo determinato che racchiude in senso limitato il
suo modo di interpretare la politica attraverso l'uso della fermezza e della sfida. Il Pd ha
una lunga storia nel passato.. ma oggi trova chiare difficoltà verso il
futuro:Rimane legato a quelle contrapposizioni ideologiche che lo
rendono bloccato in una visione realistica più innovativa che oggi vede nella globalizzazione motivi di squilibrio non più socialmente sopportabili.
Oggi... con una realtà che vede nel bipolarismo il fallimento da parte delle due ali contrapposte, si pone in evidenza l'impossibilità di mettere insieme in un unico Partito idee diverse.La frammentazione viene quindi sempre più spinta dal ritorno ad una visione proporzionalista ormai vincente.
Oggi... con una realtà che vede nel bipolarismo il fallimento da parte delle due ali contrapposte, si pone in evidenza l'impossibilità di mettere insieme in un unico Partito idee diverse.La frammentazione viene quindi sempre più spinta dal ritorno ad una visione proporzionalista ormai vincente.
Non
possono esistere più i partiti che, costruiti su una ideologia
passata, siano in grado di resistere ad una fase di decomposizione.
Il fatto di volerli tenere insieme in forza di un qualunque
riformismo non sposta l'attenzione su una evidente ragione di
evoluzione tendente a sfaldare: Il riformismo è trasversale e non può mai essere un principio monopolio della sinistra. Tuttavia non è detto
che una maggiore frammentazione dei Partiti non possa sfociare in un
miglioramento.. Nè si può pensare in assoluto che un Partito come
il PD, dopo dieci anni di unione con due forze pensanti non proprio
comuni, possa ancora essere presentato come un Partito del futuro.
Dopo dieci anni... con l'evoluzione continua ...tutto cambia e si
modifica..La governabilità resterà sempre un problema da dover risolvere e ricercare separatamente legato ad un programma voluto dai cittadini!
Al di là del forte temperamento e del decisionismo messo in risalto da Renzi, possiamo renderci conto di come la politica di sinistra non abbia saputo cogliere nel segno l'innovazione ed il bisogno di idee che solo aprendo al libero dialogo può essere in grado di mantenere il passo con una realtà sociale in continuo movimento....In questo quadro le
scissioni nel futuro non potranno che aumentare..proprio nei partiti
storici più grandi.
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