Il
treno perso di un
processo economico più connaturato alla nostra evoluzione
di
vincenzo cacopardo
L'America..come
altri osservatori della politica italiana pensa che l'attività politica riproposta dal “mito” Renzi potrà
essere contrastata proprio all'interno del suo stesso Partito.
Potranno esservi altre divisioni al loro interno che renderanno
difficile il cammino ripreso dall'ex premier. Tuttavia la stampa
italiana che si occupa di chiarire l'andamento della nostra politica
a Washington sostiene che il centro Nord del nostro Paese rimane
disposto a sostenere ancora il sindaco d'Italia ed un possibile suo
nuovo governo pur mettendo in risalto alcune incertezze riguardo alle
sue ambiziose idee programmatiche che potrebbero essere non del tutto
condivise all'interno del PD.
Il
dubbio pare essere quello
di non comprendere fino a che punto il programma riformista di Renzi
possa ottenere un successo o se vi possano essere poche possibilità
di metterlo in atto anche per la maggioranza estremamente limitata di
cui gode. Dubbi
esaltati dai dati economici esistenti: Una lunghissima recessione -
la crescita economica che si è appiattita alla fine del 2013 e che
quest’anno non si aspetta più dello 0,8% -un tasso di
disoccupazione ufficiale altissimo del 12,6%. Nonostante le
esportazioni relativamente in salute che potrebbero forse favorire un
po’ di ripresa... la risalita dagli otto punti persi durante gli
anni passati sarà lenta. Sono condizioni che pongono seri dubbi ed
allontanano gli investitori.
Malgrado
si guardi ancora a Renzi come
il possibile risolutore dei problemi economico politici del nostro
Paese, la mancanza di riforme più corrette durante il suo triennio
governativo, unite alle continue sfide sulla competitività a lungo
termine, diminuiscono una potenziale crescita del nostro Paese.
Sarebbe dovuta attuarsi già da tempo una ricerca su riforme più
congenite per supportare la dura lotte di competizione che una
globalizzazione ci ha imposto.
Nessuna
politica renziana ha parlato in termini di qualità e di idee ed
il nostro sistema economico ha finito col marciare e vivere
cinicamente di riflesso ad un’economia globale forzata da una
primaria esigenza di produzione. Ma una competizione il nostro Paese
la può vincere solo con un percorso basato sulla “qualità”. Un
prezioso aggettivo sempre appartenuto alla storia ed alla tradizione
della nostra Nazione. Ciò che già da tempo occorreva per poter
potenziare questa dote naturale che ci appartiene era una innovazione
profonda per riuscire ad operarvi in supporto con impegno di metodo,
prospettiva e lungimiranza. Con l’uso di una guida politica che
sposasse questo tipo di sviluppo e che potesse fungere di vera
utilità attraverso riforme per spingere una crescita in tal senso.
Genialità,
estro, tradizione e bellezza naturale si
sarebbero dovute sposare con una moderna innovazione ed una logica
politica più funzionale al fine di raggiungere un riscontro con
quella qualità che poteva rappresentare il futuro economico del
nostro Paese. La Comunità Europea ed il nostro Governo in tal senso,
avrebbero dovuto avere un ruolo preminente per un processo economico
più connaturato alla nostra evoluzione.
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