di vincenzo cacopardo
Quando
si parla di politica si
commette il grossolano errore di pensare che essa sia contenuta nello
spazio ristretto del saper governare. Si dimentica il fatto che
sarebbe fin troppo facile riassumere i suoi contenuti in questa
limitata visione: La politica non può solo avere un sintetico senso
del governare, in quanto essa racchiude in se i contenuti di teoria e
pratica, di arte e scienza, di idea e funzionamento.
La
politica
rimane arte nel principio consistente la ricerca delle idee, nel
confronto con i cittadini, nella mediazione, diventa scienza
nell’esercizio della sua funzione amministrativa legata allo
sviluppo costruttivo della società: Se
da
un un lato è necessario regolare i rapporti con i cittadini
attraverso lo studio di un programma, dall'altro si deve poter
governare in conformità con lo stesso. L'arte di regolare i rapporti
con i cittadini rimane propedeutica alla scienza del saper governare.
Impossibile pensare di poter governare in un sistema democratico non
osservando questo giusto percorso.
Quello
che oggi accade è completamente difforme da questi principi.. e se
questi potrebbero essere visti come riduttivi o utopiche teorie dai
tanti soloni della politica moderna, rimane il fatto che resta
impossibile governare in altro modo. Almeno che non si passi ad un
sistema di oligarchia dall'alto che nulla ha da spartire con ogni
sano progetto democratico.
Ma
quale è la ragione per
la quale non si intende procedere verso la ricerca di un più consono
progetto democratico che possa dividere meglio i ruoli? Perchè la
politica moderna continua a seguire la strada di una governabilità
determinata dall'alto.. pur nella comoda apparenza di un sistema che
si definisce subdolamente democratico? La ragione appare semplice ed è dettata
dalla difficoltà di poter definire i ruoli con maggior
determinazione e funzionamento, finendo poi col lasciare il tutto nelle mani di
chi gestisce il potere finanziario!
L’odierno
sistema vede
il politico inserito contemporaneamente nei due ruoli come
appartenenti ad un unico lavoro per via dei Partiti che li tiene
legati(parlamentare-governativo). Nulla ancora oggi è stato fatto
nella procedura di un ridisciplinamento dei Partiti (art 49) per
poterli regolare al fine di non incidere contemporaneamente
sui due ruoli. Questo sistema ha fatto sì che oggi il politico venga
considerato colui che crea e nel contempo esegue, nel contesto di
un’unica linea politica. Linea politica che, nel tempo, viene
condizionata da una vera e propria oligarchia dei Partiti. Ci
capita di vedere sempre più spesso ambedue i poteri,
esecutivo e parlamentare, chiedere più spazi a proprio vantaggio per
via del differente ruolo a cui appartengono ed alle naturali esigenze
:Chi siede in Parlamento reclama di poter legiferare e chi presiede
un esecutivo esige di poter governare con procedure più svelte e
funzionali. La
determinazione dei due ruoli che potremmo definire
“induttivi” e “deduttivi”..,
per scopo ed esigenza, definisce due strade diverse con l'unico scopo
di raggiungere un comune percorso costruttivo in relazione alla
definizione di una “politica” che si vorrebbe più funzionale e
meno compromessa.
Quell’accentramento
che vedeva nel passato il raccordo dei due poteri Parlamento–Governo,
affinché si potesse raggiungere un solido equilibrio, sembra oggi
essere compromesso dall’evidente peso partitico che finisce col
condizionare notevolmente ogni azione.
Le
attuali forze politiche Nazionali appaiono non del tutto preparate ad
affrontare una nuova era dove l’economia avanza ad alta velocità e
dove la stessa “politica” sembra ancora alla ricerca di un vero
“cambiamento”.
Una politica che sembra arrancare in una strada vecchia priva di vere
riforme innovative. In termini di vero “funzionamento” sembriamo
assai indietro ed ogni problematica appare oggi condizionata da un
iter processuale vecchio che subisce, fin troppo, chiari
condizionamenti da parte delle odierne forti economie.
Le
vecchie ideologie
hanno sicuramente contrastato e rallentato la marcia di innovazione
dei grandi contenitori di consensi, ma oggi sembra che nessuno, abbia
aperto la strada alle nuove idee per una vera politica di
attualità.“Attuale”
non può solo essere l’uso di un computer o dei servizi messi a
disposizione dalla moderna rete internet, ma un’innovazione di tipo
culturale profonda che solo i pensieri e le idee possono dettare...Ma
dove sono queste nuove idee?
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