23 mar 2017

Quando si parla di politica...


di vincenzo cacopardo
Quando si parla di politica si commette il grossolano errore di pensare che essa sia contenuta nello spazio ristretto del saper governare. Si dimentica il fatto che sarebbe fin troppo facile riassumere i suoi contenuti in questa limitata visione: La politica non può solo avere un sintetico senso del governare, in quanto essa racchiude in se i contenuti di teoria e pratica, di arte e scienza, di idea e funzionamento.

La politica rimane arte nel principio consistente la ricerca delle idee, nel confronto con i cittadini, nella mediazione, diventa scienza nell’esercizio della sua funzione amministrativa legata allo sviluppo costruttivo della società: Se da un un lato è necessario regolare i rapporti con i cittadini attraverso lo studio di un programma, dall'altro si deve poter governare in conformità con lo stesso. L'arte di regolare i rapporti con i cittadini rimane propedeutica alla scienza del saper governare. Impossibile pensare di poter governare in un sistema democratico non osservando questo giusto percorso.
Quello che oggi accade è completamente difforme da questi principi.. e se questi potrebbero essere visti come riduttivi o utopiche teorie dai tanti soloni della politica moderna, rimane il fatto che resta impossibile governare in altro modo. Almeno che non si passi ad un sistema di oligarchia dall'alto che nulla ha da spartire con ogni sano progetto democratico.

Ma quale è la ragione per la quale non si intende procedere verso la ricerca di un più consono progetto democratico che possa dividere meglio i ruoli? Perchè la politica moderna continua a seguire la strada di una governabilità determinata dall'alto.. pur nella comoda apparenza di un sistema che si definisce subdolamente democratico? La ragione appare semplice ed è dettata dalla difficoltà di poter definire i ruoli con maggior determinazione e funzionamento, finendo poi col lasciare il tutto nelle mani di chi gestisce il potere finanziario!

L’odierno sistema vede il politico inserito contemporaneamente nei due ruoli come appartenenti ad un unico lavoro per via dei Partiti che li tiene legati(parlamentare-governativo). Nulla ancora oggi è stato fatto nella procedura di un ridisciplinamento dei Partiti (art 49) per poterli regolare al fine di non incidere contemporaneamente sui due ruoli. Questo sistema ha fatto sì che oggi il politico venga considerato colui che crea e nel contempo esegue, nel contesto di un’unica linea politica. Linea politica che, nel tempo, viene condizionata da una vera e propria oligarchia dei Partiti. Ci capita di vedere sempre più spesso ambedue i poteri, esecutivo e parlamentare, chiedere più spazi a proprio vantaggio per via del differente ruolo a cui appartengono ed alle naturali esigenze :Chi siede in Parlamento reclama di poter legiferare e chi presiede un esecutivo esige di poter governare con procedure più svelte e funzionali. La determinazione dei due ruoli che potremmo definire “induttivi” e “deduttivi”.., per scopo ed esigenza, definisce due strade diverse con l'unico scopo di raggiungere un comune percorso costruttivo in relazione alla definizione di una “politica” che si vorrebbe più funzionale e meno compromessa.

Quell’accentramento che vedeva nel passato il raccordo dei due poteri Parlamento–Governo, affinché si potesse raggiungere un solido equilibrio, sembra oggi essere compromesso dall’evidente peso partitico che finisce col condizionare notevolmente ogni azione. Le attuali forze politiche Nazionali appaiono non del tutto preparate ad affrontare una nuova era dove l’economia avanza ad alta velocità e dove la stessa “politica” sembra ancora alla ricerca di un vero “cambiamento”. Una politica che sembra arrancare in una strada vecchia priva di vere riforme innovative. In termini di vero “funzionamento” sembriamo assai indietro ed ogni problematica appare oggi condizionata da un iter processuale vecchio che subisce, fin troppo, chiari condizionamenti da parte delle odierne forti economie.

Le vecchie ideologie hanno sicuramente contrastato e rallentato la marcia di innovazione dei grandi contenitori di consensi, ma oggi sembra che nessuno, abbia aperto la strada alle nuove idee per una vera politica di attualità.Attuale” non può solo essere l’uso di un computer o dei servizi messi a disposizione dalla moderna rete internet, ma un’innovazione di tipo culturale profonda che solo i pensieri e le idee possono dettare...Ma dove sono queste nuove idee?


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