Si
sbriciola pian piano la forza di un governo voluto con la prepotenza, ma
non in forza di una politica pluralista e popolare.
di vincenzo cacopardo
Il
ministro Costa per gli affari regionali (fino a poche ore fa legato
all'ala Alfaniana)..dimettendosi ha affermato che non si può più
dare un colpo al cerchio e uno alla botte, rimanendo in quell'area
politica che in questo lungo periodo ha creato equivoci e ambiguità.
Si dice che punterà a rafforzare il centrodestra sul territorio con
una formazione di centro liberale!
Un
altro esempio della gran confusione politica che si inserisce nel
contesto di un Parlamento che dovrebbe approntare al più presto una
legge elettorale chiara e funzionale: Si muovono e si spostano figure
senza un preciso pensiero politico in un ambito parlamentare che di
forma resta ancora non del tutto legittimato.
Sono
in parecchi che vivono nell'ambizione di poter ricostruire un'area di
centro moderato, collocata dove stanno i Popolari europei. Una visone
che potremmo.. ironicamente.. definire innovativa della politica! Che
perdura da tempo e che non trova convenienze in ambito civico e
sociale, ma solo in un quadro della politica confuso e disperso tra i
rivoli dell'inadeguatezza.. dove si scorgono sempre le stesse figure.
La
mossa del ministro Costa ci offre..però.. un'ulteriore analisi sul
processo di costruzione della politica odierna: Una procedura
politica che da un lato si propone di dare maggior forza ad un
concetto bipolare e dall'altro tende, in modo contraddittorio, verso
una logica di rafforzamento di un centro moderato. Con questo
andamento non si considerano col giusto peso..nè la forza dei
programmi necessari...nè la possibilità di nuove idee per la
costruzione stessa di sistemi istituzionali riformisti maggiormente
utili...Finendo col credere davvero che tutto ciò sia studiato solo
in forza di precisi interessi.
Nel
sistema politico che ancora oggi si vuole di democrazia, si è ormai
creata una anomalia tra chi governa in contrasto con chi legifera.
Tanto estesa e ricca di compromessi, questa anomalia..in realtà,
determina una apparente e, non più realistica organizzazione
democratica.
Pensare che la politica, alla sua base, possa continuare ad essere
sottoposta alla mancanza di uno scambio sulle idee, sul metodo e sul
riscontro dei valori, poichè deve prevalere la “compattezza” di
una coesione, non potrà che limitare ogni percorso che si vorrebbe
utile per la ricerca. Seppur l’Europa da un lato ci costringe in un
percorso verso le due monolitiche posizioni
centrodestra-centrosinistra (che oggi si identificano nel PPE e nella
nuova area socialista)...si continua a rimanere una visione assai
ristretta per la determinazione dell’innovazione funzionale della
politica.
Se
non si amasse a fondo la politica, si potrebbe anche essere d’accordo
con tale scelta, ma è veramente difficile poterlo fare per chi
continua ad interpretarla come un libero percorso che deve lasciare
spazio a dinamiche più fluide senza spaccare il pensiero e la stessa
cultura in due nette posizioni. Non scordiamoci poi.. che questo
continuo insistere sulla logica dei due grandi e storici Partiti di
riferimento, costruiti su vecchie ideologie, non fa che frenare la
desiderata innovazione.
Il
problema sta nel fatto di non riuscire ancora ad immaginare la
governabilità come una funzione staccata da un processo di ricerca
di un programma..volendola invece, concepire come ideatrice stessa
del progetto.. Questo genera automaticamente un percorso viziato
poichè... partendo dall’alto, ogni proposta, filtra nel Parlamento
per pura ratificazione ed arriva in basso in modo inflessibile e
perentorio decisa dai Partiti. Perché dunque non dividere meglio i
due ruoli? Perche non ricercare nell’innovazione la soluzione a
questo vecchio modo di procedere che tiene incatenate e condizionate
le due funzioni? Perché non lasciare più libera una politica di
dialogo e ricerca condotta dai Partiti, determinando, con altra
logica, una governabilità resa più forte e sicura attraverso un
programma suggerito dai cittadini?
Nel nome della governabilità, non viene rispettato dai politici né fatto rispettare dalle più alte istituzioni dello stato l'art. 67 in toto ed il primo comma dell'art. 68.
RispondiEliminaArt. 67: Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato.
Questo, per chi sà leggere, significa che ogni parlamentare ha il pieno diritto, sancito dalla costituzione, di votare secondo coscienza e non secondo ordini di scuderia. Invece esistono i gruppi parlamentari ed il capogruppo che dice ai suoi come devono votare e guai a chi osa votare secondo coscienza. Sempre per favorire la governabilità, questa brutta ingiustizia costituzionale viene tollerata dalla Corte Costituzionale e dal Presidente della Repubblica, "garante" della Costituzione.
Art. 68, prima parte:
I membri del Parlamento non possono essere chiamati a rispondere delle opinioni espresse e dei voti dati nell'esercizio delle loro funzioni.
Questo scritto rafforza ulteriormente quanto specificato dall'art. 67.
Allora, quando e se sarà possibile avere un partito con maggioranza autonoma si dovrebbero subito riorganizzare le camere al fine di poter finalmente dare piena attuazione a questi due articoli, eliminare i gruppi parlamentari e lasciare piena discrezionalità di voto ai parlamentari eliminando il voto palese e relizzando così una democrazia vera e compiuta. Del pari dovrebbe venire abolito il "voto di fiducia" che costringe, contro la Costituzione, a votare anche provvedimenti invisi a qualche singolo parlamentare.
Ti ringrazio Francesco per questo tuo appunto che trovo più che giusto. Rimane purtroppo sempre il problema di far convivere una libera scelta Parlamentare con quella di un Governo...salvando una democrazia di piena partecipazione. Io penso che sia necessario dividere meglio i ruoli e risolvere attraverso una riforma la disciplina dei Partiti(art 49).Un articolo sul quale nessuno sembra voler mettere mano.
RispondiEliminaringrazio ancora