18 mar 2020

LA CRISI DEL LIBERO MERCATO TRA RICCHEZZA E POVERTA'

post del 2017 (sempre attuale poiche' ancora più sentito nel contesto dell'epidemia e di una conseguente crisi economica in arrivo)
di vincenzo cacopardo.
SE LA CORDA SI SPEZZA!!…
Se questa corda, ormai troppo tesa, si rompe.. anche il beneficio e le ricchezze dei pochi decadranno... ed il rischio di una rovina potrà colpire l’intera società nel suo insieme

Ritengo che la peggiore crisi sia quella della totale perdita dei valori! Quando perdiamo il rispetto per il prossimo, il senso di uno Stato, il giusto valore del denaro, quello del lavoro..e persino ogni forma di poesia e la possibilità di sognare…allora perdiamo ogni speranza!
Non volendo pormi con quel catastrofismo che oggi pervade fra la gente, posso comunque affermare che.. se una speranza c’è… non può essere affidata nelle mani ambiziose di chi cerca di apparire per assumere ruoli predominanti.
Il mito e l’idolatria… stanno vincendo sull’umiltà ed il rispetto che si deve ad una comunità ed alla propria sicurezza. La società sembra ormai ingrigita da un modo di pensare che ha sporcato ogni contenuto sui valori. Così come sembra che il tempo non tenga più conto delle stagioni… passando dal freddo a caldo torrido dello scirocco nello spazio di qualche ora, la vita di relazione tra le persone sembra mutare dall’oggi al domani: -Le amicizie….i rapporti di lavoro…quelli sociali.. sembrano sempre inaspriti da cambiamenti improvvisi che non riusciamo a comprendere. Anche in politica le metamorfosi paiono avvenire con improvvise trasformazioni che non lasciano spazio ad un adeguato percorso per la ricerca delle soluzioni: Si passa da una scelta ad un’altra.. completamente opposta.
Questi strani fenomeni sembrano essere il sintomo generale di un mondo che ha perso ogni forma di equilibrio…sia per l’ambiente che per la collettività e la salute di ognuno.. . L’essenziale principio dell’equilibrio sembra essersi perso del tutto ed in questa dispersione l’uomo sembra aver inglobato ogni visione…non essendosi accorto dell’importanza di tutto ciò che la natura gli ha donato e che la sua permanenza in terra non ha saputo ben usare e custodire. Oggi quindi…(la stessa natura c’è lo insegna)…non vi è solo un principio di equità e di correttezza da sostenere …quanto quello di ricercare un fondamentale bilanciamento di una convivenza comune per far sì che non si prendano strade strette o larghe…lunghe o corte..che non si ricerchi solo il bianco o il nero…che non si vada incontro a verità assolute…nè ad assurde profezie o profonde incertezze..

Tralasciando una certa retorica filosofica (che comunque non guasta e nella quale forse a volte mi dilungo).. potremmo comunque affermare che la mancanza di un equilibrio, ha sicuramente portato la figura umana a non stabilire più gli indispensabili confini sulle scelte e sulle fondamentali azioni utili per stabilire un sano controllo sulla crescita. Quali sono dunque quei principi di una politica economica che non potranno mai fare crescere la società secondo un modello di equilibrio? Quali le ragioni per le quali si vuole ancora imporre il rigido processo che ci porta inevitabilmente alla recessione? La visione neoKeynesiana dell’economia moderna richiama alla determinazione di una politica interventista razionale e quantitativa….Insomma....se per gli economisti classici la disoccupazione viene considerata volontaria e come normale risultato di un insufficiente elasticità dei salari, per Keynes essa è sempre derivata da una mancanza effettiva della domanda. Ma poiché la domanda al consumo diminuisce in relazione al reddito, si potrà determinare un aumento dell’occupazione solo con l’aumento degli indispensabili investimenti.
Secondo il pensiero del premio Nobel Paul Robin Krugman… l’austerità voluta dai grandi imperi economici ha portato ad un autentico fallimento dei Paesi che l’hanno imposta, ritenendo di poter piegare l'economia alla propria morale. La visione teorica di Krugman si esprime in alcuni modelli commerciali che potrebbero rappresentare validi vantaggi per l’economia dei Paesi, quando non privi di barriere di protezione ben precise: Egli, in proposito, ha specificato l’importanza delle oscillazioni dei tassi di cambio con una forte critica verso le politiche di alcuni governi verso le relative speculazioni di alcuni fondi...Forse adesso sulla spinta di una epidemia mondiale che ha decimato vite umane, questi concetti potranno essere valutati più in profondità, tuttavia, da ciò che ancora si vede, siamo in serio ritardo e l'economia marcia sempre per interessi privati.
La crisi economica che investe tutto il mondo sembrerebbe generata volutamente da un assurdo sistema che impone alcune regole a protezione dei grandi potentati. Se la ricchezza è mal distribuita, e ciò viene tollerato da tempo attraverso le regole di un impianto edificato attraverso la forza del denaro, questo si deve ad una precisa volontà di alcune influenti lobbyes che la sostengono costantemente continuando a trarne beneficio. Un beneficio dei pochi, i quali dovrebbero anche comprendere che questa corda non potrà esser tirata troppo a lungo.
Il sistema odierno non sembra volersi basare su una economia di equilibrio collettivo, ma sul peso che il denaro può esercitare sul singolo individuo. Ciò ha portato a non individuare il giusto percorso e ad identificare il denaro come un fine e non come il mezzo necessario per la crescita del Welfare. In tal senso..è inutile illudersi!...La teoria del libero mercato non potrà più funzionare in rapporto al carico notevole che essa impone ad una società che si vorrebbe più equa! Se un libero mercato sembra indispensabile per un progresso che voglia basarsi sul merito, sulla qualità e su un essenziale principio di competizione, questi deve necessariamente far uso di una regolamentazione che renda maggior equilibrio e più stabilità alla società…
-Non è solo un problema di etica ma anche di sostanza! La società si è ormai formata!.. il problema fondamentale, oggi, è quello di saperla equilibrare! Di renderla bilanciata in favore di un benessere collettivo che possa soddisfare le esigenze di tutti senza incidere negativamente sui valori, la vita, sui meriti e le capacità. Se questa corda, ormai troppo tesa, si rompe.. anche il beneficio e le ricchezze dei pochi decadranno ed il rischio di una rovina potrà colpire l’intera società nel suo insieme: povertà e ricchezza potrebbero lasciare lo spazio a distruzione, sfiducia e fine di ogni sistema democratico collettivo.

Nessun commento:

Posta un commento