NEL MAGGIO DEL 2016 SCRISSI DI QUESTA EUROPA:“PATTI DI STABILITÀ, REGOLE E PARAMETRI BLOCCANO LA CRESCITA DEI DIFFERENTI PAESI EUROPEI
"La sensazione è che un'Europa occorra..ma la realtà è che questa Europa non vada. Giorno dopo giorno si dimostra quanto questa Unione stia portando alterazioni ad un sistema internazionale che non riesce a premiare la sua crescita in un contesto globalizzato che svantaggia tante Nazioni che ne fanno parte tra cui la nostra. Questa Europa è la inspiegabile dimora di Paesi che non trovano una solidale politica a beneficio della sua stessa Unione, sia in tema economico, che politico e sociale.”
Oggi ci accorgiamo che, malgrado gli anni trascorsi dove una pandemia aveva colpito il mondo intero e dove sembrava scorgersi un approccio diverso della Comunità nei confronti dei Paesi uniti, ritorna la vecchia logica delle misure restrittive, i vincoli e le misure, senza quelle essenziali analisi basate sulle esigenze dei territori e sui particolari mercati! Si comincia a riaccorgersi di quanto, questi metodi forzati, possano al contrario mettere in pericolo la stessa logica economica dei Paesi della Comunità e quanto ancora possano influire le insidiose e molteplici reazioni populiste messe in evidenza giornalmente!
In questo contesto, il nostro Paese Italia potrà anche perdere occasioni poiché, oltre alla difficoltà di mantenere i conti, le diverse regole del mercato che si vanno imponendo, potrebbero penalizzare la sua particolare crescita. Al di là del debito che rappresenta sicuramente la principale palla al piede, la mancata crescita è anche imputabile alle regole giornalmente imposte che non permettono di portare avanti la diffusione e soprattutto la qualità dei nostri prodotti: Una prerogativa che ha sempre rappresentato la base per il nostro sviluppo!
Questa Europa doveva essere costituita da un insieme di Paesi che avrebbero dovuto conseguire modelli di sviluppo inerenti la loro particolare caratteristica storica e territoriale. Modelli che avrebbero dovuto porre una ricerca di aggregazione, seppur separata dagli stessi confini, tuttavia nella direzione di un primario welfare collettivo. Un benessere che non avrebbe mai dovuto basarsi su una lotta delle economie tra gli Stati appartenenti, poiché questo percorso ha portato solo diffidenza e scollamento invece che armonia e complicità, allontanando sempre di più il pensiero dei cittadini dall’idea di una unione utile e funzionale.
E' stato sicuramente più facile unire! Molto più difficile mantenere una armonia ed una logica economica che possa equilibrare gli interessi di tutti i Paesi! Occorreva diversificare sviluppo e risorse per non renderci stupidamente concorrenziali, non sottovalutando il bisogno di un equilibrato benessere collettivo evitando le conseguenze di una instabilità. Il vero bisogno era quello di un'Europa che favorisse una particolare crescita, tuttavia una Unione che non promuovesse le strade della deflazione e di conseguente disoccupazione. Un'Europa capace di interagire con tutti i Paesi e che, proprio in forza alla sua unione, si dedicasse con più impegno in direzione di una economia reale (cresciuta nel contesto della natura dei suoi territori) e meno agli interessi geo-politici e commerciali e della grande finanza mondiale.
vcacopardo
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