"libera interpretazione sul pensiero"
di
vincenzo cacopardo
Il
pensiero rende possibile fatti complessi attraverso un proprio modo
di misurarne il peso e quindi di valutare..ma è anche presupposto di
idee e concetti, riflessione e concentrazione della mente.
Nella
filosofia più moderna è identificato come “processo conoscitivo”,
mentre in quella classica si distingue in pensiero “discorsivo”
(nel quale ogni coscienza procede per mezzo dei concetti) e “pensiero
intuitivo” (momento in cui il soggetto ha una conoscenza immediata
dell’oggetto). Nel senso più scolastico della società attuale, il
pensiero viene associato a quello discorsivo, negando così, ogni
comprensione immediata dell’oggetto.
Questa premessa ci spiega il perché, nella odierna società, con la forza di un pensiero recepito in modo prettamente discorsivo, si sia sempre di più limitata una visione immediata ed intuitiva tendente a sviluppare le idee e generare, di conseguenza, alcuni limiti all' innovazione.
Al
contrario le potenzialità del nostro pensiero sembrano essere
immense! Possono essere ridotte per cause naturali dovute al
particolare DNA ma, anche per l'assenza di una dote innata capace di
impegnare la mente in direzione di un mondo fantastico che spinge
oltre il comune modo di vedere.
Quest’immensa
potenzialità che valorizza l’uomo, sembra comunque essere vigilata
da poteri forti costruiti nella storia che non sempre concedono di
impegnare la mente al di là dello svolgersi della vita comune,
poiché ciò potrebbe creare destabilizzazione e danneggiare notevoli
interessi: Poteri occulti che tendono a distrarre la mente umana
proiettandola in direzione di un futile mondo edonistico riuscendo in
tal modo ad imporre un certo distacco dalla sua profondità. Se
da un lato tutto ciò potrà sembrare logico proprio per la difesa
dei valori e di una morale costruita nel tempo: famiglia, leggi,
rispetto reciproco, giustizia, vita di società etc.., da un altro
punto di vista non può che risultare una chiusura in direzione della
crescita dell’essere umano predisposto ad un percorso esistenziale
più definito nella propria vita…. ed ogni percorso della vita
dell’uomo diviene sacro nel rispetto ad una società nel suo
insieme..anche se questa appare sempre più devastata dalla stessa
umanità.
L’uomo
si è sempre posto una domanda sullo scopo della propria esistenza:
Quale la ragione ..quale il compito..quale il fine di una vita che
spesso inganna e spinge a tradire persino i buoni propositi ed i
propri sentimenti. Se dovessimo non poter controllare per istinto
ogni reazione, ci renderemmo violenti l’uno con l’altro.. Ecco la
ragione per la quale, nel tempo la società si è istintivamente resa
più consapevole ponendosi delle regole. Potremmo certamente asserire
che questo è stato un meccanico processo di reazione, restando pur
sempre “il pensiero” sul quale si muove l’essere umano,
qualcosa di incontenibile che prende anche strade oscure nella eterna
ricerca di una propria esistenza.
Questo
dono della mente, anche se non può esservi certezza, sembra per
l’uomo una sorta di contatto con un’entità superiore poiché
appare come qualcosa di incontenibile..qualcosa che spesso sfugge al
nostro umano controllo… può prendere vie paradisiache che portano
a sensazioni elevate, come può far spaziare in riflessioni terrene
più tangibili, emozionali e poetiche facendo, in tal modo, provare
suggestioni continue che potrebbero avere poca o nessuna
corrispondenza col mondo divino. Questa dualità sembra dunque
inserita nel dono naturale di cui l’uomo è in possesso….
Tuttavia quando ci viene regalato un simile prezioso dono, non si può
che accettarlo ed usarlo in profondità..in coscienza e con tutto il
sentimento.
Il
pensiero è un immenso regalo resoci da un’entità superiore che
sembra muoversi libero poiché, pur compreso in noi stessi, resta
incontrollabile. Ma questo immenso dono rimane sempre un mistero per
noi piccoli esseri umani ed ogni mistero può essere un’arma anche
pericolosa se non usata con equilibrio…E qui nasce una domanda
più che legittima oltre che umana: - fino a che punto si può e si
deve dominare il pensiero? ..Se è vero che il pensiero risponde a
regole che noi non riusciamo ancora a percepire, è anche vero che
risulta assai difficile dominarlo. Potrebbe sfuggire viaggiando
nell’inconsapevolezza senza che si possa far nulla per contenerlo
o…forse, dovremmo essere in grado di poterlo governare?…Ed
allora... per quale ragione abbiamo ricevuto questo importante dono,
costringendoci poi, a non farlo spaziare liberamente?
Sono
domande logiche ma che non tutti si pongono in
profondità…..Probabilmente molti non lo fanno perché fortemente
dominati da un materialismo che li ha resi pragmatici riducendo
irrimediabilmente la loro sfera immaginaria. Tuttavia non sappiamo
veramente se tali individui possano essere svantaggiati rispetto ad
altri nell'odierna società che parrebbe dare loro ragione per
affrontare meglio un processo di modernizzazione che sempre più
spesso non consente alcuna forma di pensiero: Sono ormai in tanti che
vivono la loro esistenza in un percorso meccanico in direzione di una
sopravvivenza sostenuta da una quotidiana..quasi asettica..realtà.
Ma
l’uomo non è forse diverso dalle altre specie proprio per il suo
pensiero? Se così è, la società dovrebbe essere strutturata a
beneficio ed in favore di uno sviluppo della libera immaginazione!
Con ciò, non si vuole sostenere a tutti i costi ogni illimitata e
degenerata libertà ma, sottolineare l’importanza qualitativa che
può avere uno sfogo del mondo immaginario nella costruzione
personale e sociale del singolo individuo. Le domande sulle quali
riflettere, quindi, restano sempre le stesse: Come si può
controllare un pensiero facendo sì che esso non degeneri in
dissolutezza, il vizio o la depravazione umana? Fino a che punto il
pensiero, nella sua costruzione immaginaria può risultare utile e
positivo?
Se
un uomo, provvisto di un equilibrio, col proprio immaginario, riesce
a toccare il massimo dell’edonismo, difficilmente non potrà
percepire l’importanza di un pensiero rivolto verso un mondo
spirituale divino ... più facilmente potrà distinguerne la
differenza e trovarne quella simbiosi utile per la ricerca e
l’individuazione della propria esistenza.
Non si capisce, o forse si
capisce fin troppo bene, la ragione per la quale la società sembra
in assoluto sostenere l’importanza di un confine del pensiero
umano, né..di contro.. la ragione per la quale l’umanità si rende
sempre più ipocrita nel non riconoscere gli sconfinati spazi
licenziosi del proprio immaginario..Una
riflessione importante deve essere quella di capire fino a che punto
il pensiero resta estraneo ad ogni controllo umano. Nella concezione
umana più realistica sembrerebbe avere poche possibilità di
controllo, benché l’uomo abbia possibilità di ispezione ed un
libero arbitrio sulla sua finalità e su tutto ciò che esso può
determinare rispetto ad un etica costruita sulla morale
contemporanea.
Quando
noi, nella nostra solitudine, senza essere condizionati dalla realtà
e dal suo frenetico andamento, riusciamo ad immedesimarci in noi
stessi rinchiudendoci nella cornice della nostra mente, possiamo
provare strane sensazioni che esaltano lo spirito. In quel momento
anche il processo fantastico può esaltarsi spingendoci nella
direzione di inspiegabili percezioni dove la fantasia prende piede in
base alla personale sensibilità dell’individuo.
E'
tuttavia importante premettere che non tutti gli individui riescono
ad avere le stesse percezioni ed immedesimazioni.. quindi, non potrà
mai essere scontato che in ognuno possa esservi una visione
fantastica profonda ed uguale. Così come nessuna fantastica visione
potrà mai avere la stessa intensità di un'altra. Si può dire che
il pensiero, per cause ancora sconosciute, ci guidi e sia in grado di
condizionarci.. e quando sembra poterci spingere verso strade
ambigue, si è in grado di arginarlo per via di una morale terrena
che tende a dirigerlo verso altre direzioni.
La
domanda da porsi adesso è quella di una convinzione che, la morale
terrena odierna, possa essere in assoluto, il giusto guardiano del
nostro pensiero... Se, quindi attraverso essa, può raggiungersi un
equilibrio in grado di rendere tranquillità al nostro pensiero e
fino a che punto la libertà resaci dal dono dell’immaginazione,
debba essere frenata da una morale terrena.
Ed
eccoci, quindi, arrivati alla domanda più importante e cioè: E’
giusto lasciare la massima libertà al nostro pensiero cercando di
non frenare alcuna immaginazione seppur col pericolo che possa
degenerare? Per poter rispondere
meglio a questa domanda bisognerebbe analizzare anche quando il
pensiero si immedesima nella fase opposta in cui, compenetrandosi in
modo sublime in una ricerca di una entità superiore, si tende ad
esplorare un mondo superiore..quello spirituale.. in cui l’animo si
esalta ed il corpo diviene quasi del tutto inesistente: E’ la fase
della sublimazione in cui l’essere umano tende a staccarsi da ogni
forma di materialismo proiettandosi, senza alcuna percezione, in
direzione di un mondo irrazionale di sublimazione. Una
sublimazione inversa da quella che si determina quando il nostro
pensiero si sofferma sul materialismo più sfrenato: Un pensiero più
facilmente arricchito da visioni realistiche messe giornalmente in
evidenza dallo sfrenato consumismo e l'eccessivo liberismo, che
portano l’individuo in direzione di un immaginario smodato che può
anche degenerare.
Ciò
premesso si evidenzia come la sublimazione dello spirito non debba
per forza vedersi opposta ad una sublimazione materialista del corpo:
Si può esaltare lo spirito e contemporaneamente esaltare i piaceri
del corpo. Si dovrebbero elevare ambedue i piaceri col dovuto
equilibrio senza mai vederli antitetici.
Quindi
a riguardo..si può lasciare il pensiero libero di spaziare per le
vie celestiali della sublimazione divina dello spirito, come in
quella del più crudo sentimento terreno, e dei piaceri del corpo: Se
è vero che l’uomo è stato posto in questa terra per una
sopravvivenza in vista di un fine spirituale, è anche vero che è
stato provvisto di un corpo, delle sue sensazioni e di tutta la sua
parte antropica per poterne godere a suo piacimento. Il confine
rimane contenuto nel rispetto reciproco e quindi senza
l'uso di alcuna violenza. Ed è proprio sull’ argomento
della violenza che la morale cristiana dovrebbe incidere con più
forza verbalmente e non, sulla libertà di dare sfogo ad un libero
pensiero.
Nessuna
azione può mai ritenersi libera se non tiene conto del rispetto che
si deve al prossimo, quindi non può mai essere svincolata da ogni
presupposto della non violenza. Nel nostro pensiero questo confine
può però essere spezzato, in quanto, nel segreto di esso, si può
superare qualunque ostacolo, paradossalmente anche quello del
sopruso. Nel proprio pensiero qualunque azione sembra permessa poiché
può non essere ostacolata restando imprigionata nel nostro
immaginario.. ma nella realtà, la visione empirica ed il nostro
stesso animo, possono e devono condizionarci.
Quando
il pensiero, assai libero, confluisce nel massimo dell’immaginario
può defluire nel massimo della dissolutezza. Il pensiero, buono o
cattivo che sia, alimenta sempre un’immaginazione utile per la
ricerca di noi stessi e fa sì che l’essere umano possa meglio
identificare la propria esistenza in rapporto con un mondo
superiore..L’importante è avere avuto il dono dell’equilibrio
che consente di non mettere mai nella realtà ciò che
consapevolmente può portare dolore a se stessi e violenza agli
altri. Questo fa dell’uomo la differenza con la bestia. Se un uomo,
provvisto di un equilibrio, col proprio immaginario, riesce a toccare
il massimo dell’edonismo, difficilmente non potrà percepire
l’importanza di un pensiero rivolto verso un mondo spirituale
divino, più facilmente potrà distinguerne la differenza e trovarne
quella simbiosi utile per la ricerca e l’individuazione della
propria esistenza.
L’uomo
è stato costruito con un corpo ed una mente ed ognuno ha un proprio
pensiero ed un immaginario diverso dagli altri. Ciò impone un esame
per individuare se esiste una ragione per la quale questa differenza,
che può anche arrecare difficoltà nel comprendersi, sia stata posta
per bisogno ad un principio di scambio necessario per la costruzione
di una società più articolata o se invece sia frutto di un percorso
naturale che non tiene conto di alcuna motivazione. Nella
concezione cristiana vi è sempre una motivazione che offre una
giustificazione alla immensa opera dell’entità superiore. Per un
agnostico, non è dato sapere quale sia questa motivazione, ma
sicuramente nella fattispecie, si potrebbe tradurre nel beneficio di
una più ampia dialettica.. piena di scambi e idee diverse, tali da
poter rendere il dialogo tra gli uomini più vivace ed attivo.
L’uomo
ha bisogno di pensare in quanto, ogni suo gesto, viene suggerito
proprio dalla mente ma, la riflessione ed il peso che si frappone in
ogni sua azione, lo condizionano nel suo stesso agire. Eppure non
tutti rispondono allo stesso modo…non tutti vengono condizionati
alla stessa maniera…non tutti riflettono allo stesso modo..non
tutti pensano alla medesima maniera… La diversità del pensiero
riesce però a determinare una limitata e chiara differenza nei
caratteri, nelle relazioni e nello sviluppo delle politiche sociali e
questa diversità non può che arricchirci.