16 apr 2013

Un necessario conforto al lutto dell'America





Sulle tv americane vengono trasmessi i tanti video delle due esplosioni a 12 secondi di distanza.... Quindi le grida della gente in preda al panico e il sangue sulla strada. Le immagini sono forti e gettano l’intero Paese  nell'angoscia. L'icona di questa tragedia resta la foto di un podista anziano scaraventato a terra dallo spostamento d'area. Il lavoro degli inquirenti sembra continuo e senza alcuna riserva, poiche non viene esclusa alcuna pista:- Ancora non si conosce la vera matrice dell'attentato…non si capisce se esterna od interna…se legata a gruppi di estremisti islamici o non….

Erano le 14.50 del 15 aprile, un'ora dopo l'arrivo dei primi classificati della gara ed una doppia esplosione alla maratona di Boston, genera due deflagrazioni che colpiscono i corridori ed il pubblico sui lati della strada. Il bilancio attuale è di tre vittime, tra cui un bambino di 8 anni, e decine di feriti, con diverse persone con arti amputati.

Se pensiamo che ogni maratona vive tradizionali appuntamenti con partecipazione aperta a migliaia di appassionati e che la principale di queste... si tiene proprio a Boston (la più antica maratona al mondo dopo quella di Atene...mantenuta sin dal 1897) non possiamo esimerci dal porci la domanda logica di come si possa colpire ciò che rappresenta un simbolo di unione straordinaria…più per uno scopo sociale e collettivo…che di vera sportività.

Gli Stati Uniti rivivono ancora l'incubo terrorista e malgrado siano già stati pesantemente colpiti nel passato…siamo certi, sapranno reagire con prontezza e grande spirito di sopportazione a questo ulteriore intenso dolore.

Non si può che restare vicini al paese americano nel conforto e nell’attesa di capire meglio quale infame mano ha colpito, in un modo così vigliacco, una manifestazione sportiva che rappresenta l’emblematica unione tra i tanti cittadini di diverse origini.
vincenzo Cacopardo 


un breve commento di Domenico Cacopardo  sull'episodio



narcosi televisiva
La Rai, Mediaset e La7 non interrompono le trasmissioni e non danno notizia in diretta degli attentati di Boston. Sul tardi la rete 3 mette in onda un servizio fortemente  antiamericano. Fra l’altro, Mannoni, il conduttore, si chiede (come si chiedeva a suo tempo Vespa): «Perché Obama non parla?»
Come se gli usi della stampa libera fossero comparabili con quelli della parrocchia nazionale.
Obama ha parlato nel modo giusto, al momento giusto.
La cosa grave rimane, però, il silenzio tombale della Rai.
Persino la televisione atzera ha interrotto le trasmissioni diffondendo le breaking news.
La rete l’ha fatto in tempo reale.


11 apr 2013

Grillo... e quella demagogica democrazia...



La democrazia diretta tanto invocata da Grillo..può solo essere un’utopia!  
Nella democrazia diretta il potere legislativo dovrebbe essere esercitato direttamente dal popolo mentre in quella indiretta viene esercitato da rappresentanti eletti dal popolo (il parlamento).

Avendo di fatto una rappresentanza politica espressa nelle Camere, la nostra, dunque…non può che essere  un’espressione  di democrazia indiretta…gli unici strumenti di democrazia diretta che si possono usare sono il referendum ed, a volte, l'iniziativa popolare. A tal proposito la nostra  Costituzione disciplina anche le materie che devono essere sottoposte al voto popolare. Fra queste: qualsiasi modifica alla Costituzione e l'introduzione di codici di leggi.

Sappiamo..poi..che la democrazia esprime il suo potere grazie ai criteri di maggioranza. In questa ottica sembra chiaro che l'unico modo per avere una sana ed efficace democrazia, è quella di poter informare i cittadini in maniere più approfondita su tutto.

Indubbiamente sarebbe più facile poter costruire e controllare un sistema di democrazia (come vorrebbe Grillo) in una piccola comunità dove tutto è più visibile e dove si può forse individuare una democrazia a sovranità popolare, ma..attuare un sistema di democrazia così efficiente su vasta scala e su una Nazione con decine di milioni di abitanti…resta decisamente una utopia.

Nel momento in cui noi esprimiamo..attraverso le elezioni, un consenso su chi deve rappresentarci in Parlamento, abbiamo di per sé definito un  indiscutibile percorso di democrazia indiretta. Se poi nel sottile gioco del populismo demagogico…vogliamo non chiamare più un rappresentante del parlamento “deputato”…ma “cittadino”, ciò non avvalora alcun risultato di sovranità popolare diretta.
Se..al contrario, si vuole lavorare efficacemente in favore di una democrazia per raggiungere un risultato di maggiore funzionalità del sistema...in un popolato Paese come il nostro…non occorre sminuire le figure degli “onorevoli”…ma guardare in direzione di una più chiara separazione dei ruoli per competenze, attraverso uno studio organizzativo che dovrebbe basarsi su un principio di specializzazione e di suddivisione del lavoro, per colmare quel solco che ancora separa i cittadini dai propri  rappresentanti in Parlamento.. 
La prima riforma in tal senso non può che guardare in direzione dei Partiti
vincenzo Cacopardo  

10 apr 2013

Partiti nell'attesa del nuovo profeta



Adesso ..con i problemi venuti al pettine che attanagliano il nostro premier..la politica italiana sembra rincorrere un nuovo leader per la guida del Paese.  Ma  la esasperata ricerca verso un nuovo profeta della politica.. contrasta con i reali compiti di una politica che si vorrebbe libera ed uguale per tutti. Costruire il mito in seno ad un Partito che dovrebbe occuparsi delle scelte di un programma e del dialogo con i cittadini…non sembra costruttivo

Sono sempre più convinto che la politica non debba ostentare in modo eccessivo figure. La loro esaltazione in seno ai Partiti frena l’utile sviluppo verso la ricerca delle idee, tendendo a mettere in primo piano l’immagine mistificata di chi ha la pretesa di essere il risolutore di tutto.


Il leader di un Partito è oggi responsabile dei rapporti con il Paese e come tale, assume un ruolo di primo piano nella definizione della linea politica del Partito. Ma il Partito stesso non dovrebbe mai esprimersi attraverso una figura predominante, poiché ciò pone chiare limitazioni ad un processo costruttivo che si deve elaborare democraticamente al suo interno. Questa è una ulteriore ragione per la quale occorre prontamente fornire nuove regole per innovare i Partiti.


Il problema essenziale della politica della nostra Nazione non potrà mai essere, come oggi appare, quello della continua ricerca di un esponente di punta rappresentato quasi come un messia, ma lo studio di una ricerca approfondita alla quale dovrebbero dedicarsi in modo eguale tutti coloro che ad un Partito appartengono. Eppure il Paese, ancora oggi, sembra cercare questa figura superiore…un nuovo profeta… Vuole a tutti i costi il suo nuovo idolo, risolutore di ogni problema sul quale poggiare le proprie insicurezze, dando sfogo a penosi impulsi di adorazione...
Ma la politica non è il calcio!…



La politica deve potersi esprimere per idee e programmi...non per figure!



vincenzo Cacopardo 

Quale futuro senza un vero cambiamento?




Si continua a parlare di “cambiamento” e si ripercorrono strade vecchie che non spingono verso una ricerca più costruttiva della politica. Le stesse riforme, che dall’odierna politica, vengono suggerite come soluzione a tutti i problemi…dovranno comunque essere attuate da chi oggi siede in parlamento: una classe politica ancora conflittuale che rischia di ridurre in spaventoso aborto ogni possibile disegno programmatico riformista.
Nel frattempo un’altra politica potrebbe venire avanti…resa più forte da un indispensabile bisogno di lavoro, e si imporrà!…Una politica che metterà in mostra la propria immagine per le soluzioni dei problemi della nostra difficile società: la cosiddetta “politica d’impresa”. Quella più risoluta e pragmatica che individuerà nella forza dei capitali, l’unica soluzione vincente per il futuro; una politica chiaramente più sottomessa ad ogni logica economica e di mercato.
Se ciò in una visione realistica speculativa, non può che risultare razionale..da un altro lato potrebbe impedire un’azione che si vorrebbe a vantaggio di tutti e cioè ..di quella equa “funzione politica” che, per eccellenza, non privilegia ed esalta alcuna classe sociale: E’ una realtà alla quale siamo ormai tutti abituati e che non può non farci porre la domanda di quale valore possa avere per la “politica” il perenne condizionamento del pragmatismo economico.
Un sistema …quello odierno, che mette sempre più alla prova le capacità di ognuno in una gara estrema dell’uno contro l’altro con la predominante ossessione di dover dimostrare chi è il migliore..chi il più potente.
Un sistema che, in una precedente visione Orwelliana, veniva rappresentato come un catastrofico universo dell’individuo e che oggi..con il definitivo annullamento delle differenze ideologiche..con maggiore esasperazione, dovrebbe spingerci a meditare sulla ricerca di un essenziale equilibrio. 
Crisi economica..ma anche..crisi di valori...crisi di idee e di qualità...
vincenzo Cacopardo

9 apr 2013

La necessaria divisione dei ruoli



-Creare le commissioni parlamentari senza un Governo formato…(anche se..un governo in carica vi è.. sebbene scaduto)! Una richiesta del M5S oggi alla Camera.

Ancora una linea di percorso che, accogliendo il parere favorevole dei Renziani, esprime l’idea di una più significativa separazione tra il potere parlamentare e quello esecutivo. Un bisogno di poter far lavorare il Parlamento in modo più libero e svincolato da ogni condizionamento governativo.
 

Inevitabile.. ormai.. spingersi verso una visione della nuova politica costruttiva e l’equilibrio ci suggerisce una più chiara divisione di questi “ruoli” spettanti alla politica attraverso due azioni: L’una “induttiva”(Parlamentare) ed un’altra “deduttiva” (Governativa), che realizzi i desiderati bisogni.

Due azioni che determinano una più incisiva funzione e che arginano possibili compromessi.
vincenzo Cacopardo