18 apr 2013

Tutelare l’immagine dell’alta carica





Come dimostrano i fatti odierni …dai quali si ricavano manovre ed inciuci tali da trasformare un’importante elezione di un Capo dello Stato…per il futuro non ci si potrà sottrarre ad una fondamentale riforma costituzionale che possa promuovere l’elezione del primo rappresentante delle istituzioni della Repubblica, attraverso un aperto suffragio popolare. Dovranno essere i cittadini ad eleggere il loro Presidente !

Una prima riforma costituzionale potrà rappresentare il fondamentale passo in avanti a beneficio di altre innovazioni… evitando che tale figura di garante delle istituzioni del nostro Paese…non possa più essere sottoposta alla forza di trattative che espongono a compromessi il successivo iter politico.

Un domani potremmo non lamentarci più di tali scelte obbligate da strani inciuci...bisogna, quindi, spingersi con decisione verso le importanti riforme.
La figura del nostro Capo dello Stato..deve essere preservata come un’immagine di grande imparzialità ed equilibrio tra tutte le altre, poiché…malgrado i poteri limitati… dobbiamo sempre concepirla come un’attenta guida verso un sano cambiamento. 

Vincenzo Cacopardo   

Commento all'editoriale DI GIOVANNI SARTORI SUL CORRIERE DEL 17 APRILE 2013




(inerente alla ricerca ed allo studio della politica, non possiamo trascurare questo commento di un profondo politologo come Giovanni Sartori)


IL DIVIETO DI VINCOLO DEL MANDATO
La libertà degli eletti



Nel mio ultimo pezzo di febbraio il cui titolo doveva essere Le bugie elettorali dalle gambe lunghe scrivevo in esordio: «Che brutte elezioni». Era facile indovinarlo, ma non ho indovinato abbastanza. L’elezione è stata più che brutta, bruttissima; e il bello è che tra i suoi tre quasi-vincitori è stata quasi vinta da una organizzazione incostituzionale. Io non ho titolo per sottoporre la questione all’esame della Corte costituzionale. Ma l’Italia, mi raccontavano da bambino a scuola, è «la patria del diritto». Del diritto romano certo; ma del diritto costituzionale delle democrazie rappresentative (moderne) si direbbe proprio di no. E ancor meno ne sa, temo, la appena eletta presidente della Camera che ha esordito con questa puerile sparata retorica: «Noi abbiamo la più bella Costituzione del mondo».

Temo di no. Ho sostenuto più volte che quel testo andava emendato sui poteri del governo, che sono insufficienti; che i nostri costituenti avevano dimenticato di richiedere ai partiti dei veri e propri statuti, e che non avevano previsto lo «stato di emergenza» o di necessità: un istituto che sarebbe davvero servito, per esempio, a legittimare e rafforzare il governo Monti senza dover ricorrere alla fragile finzione del «governo del presidente». Ma salvo ritocchi come questi, ho sempre avversato l’idea di scrivere una nuova Costituzione ricorrendo ad una Assemblea costituente di politici.

Le buone Costituzioni sono sempre state stilate da giurisperiti, mentre le Costituzioni che sono un parto assembleare (vedi America Latina) sono state quasi tutte pessime (come non potevano non essere). Comunque, il primo punto da fermare è che il XX secolo ha anche prodotto Costituzioni intelligenti e innovative quali la attuale Costituzione della Germania federale, e la Costituzione semi-presidenziale (da non chiamare presidenziale, come è invalso nello sciatto giornalismo dei nostri giornali) della V Repubblica francese, la Costituzione stesa da Debré (e poi in parte modificata, ma senza danno, anzi).

Ma veniamo al punto che davvero importa. Questo: che il divieto del mandato imperativo è stato formulato dai costituenti della Rivoluzione francese, e che da allora si ritrova in tutte le Costituzioni ottocentesche e in buona parte anche in quelle del Novecento. Perché? Semplicemente perché istituisce la rappresentanza politica (di diritto pubblico) dei moderni. Senza questo divieto si ricadrebbe nella rappresentanza medioevale, nella quale, appunto, i cosiddetti rappresentanti erano ambasciatori, emissari, portavoce che «portavano la parola» dei loro padroni e signori. Il loro mandato era imperativo perché dovevano solo riferire senza potere di trattare. Esattamente come pretendono oggi Grillo e il suo guru.

Mi sembra chiaro che della ragion d’essere costituzionale (ineliminabile) del divieto del mandato imperativo (la cui formula è: «I rappresentanti rappresentano la nazione») Grillo-e-Guru non sanno nulla. Ma questo non li giustifica né li legittima. Fanno finta di praticare una nuova democrazia diretta (telematica). Ma la verità è che nel loro macchinario ha voce, e parla, solo la loro voce. Confesso che non riesco a capire come la nostra Corte costituzionale non abbia sinora veduto una così macroscopica violazione costituzionale.

17 apr 2013

ricerca e studio teorico dei ruoli


Dopo l'inatteso risultato della elezione del nuovo Presidente della Repubblica…proviamo a pensare,  in senso teorico… ma anche approfondito.. quali possibili riforme potrebbero riguardare la figura più alta delle nostre istituzioni.
A tal proposito credo che nel prossimo futuro sia indispensabile collocare il Capo dello Stato come un vero garante (oltre che della Costituzione) della importante fase delle elezioni.
Proviamo ad immaginare quindi… il nostro Stato democratico in cui... un Presidente della Repubblica, eletto direttamente dal popolo, pur con gli stessi poteri limitati, possa esercitare un fondamentale potere di controllo e garanzia del sistema elettorale.

16 apr 2013

Un necessario conforto al lutto dell'America





Sulle tv americane vengono trasmessi i tanti video delle due esplosioni a 12 secondi di distanza.... Quindi le grida della gente in preda al panico e il sangue sulla strada. Le immagini sono forti e gettano l’intero Paese  nell'angoscia. L'icona di questa tragedia resta la foto di un podista anziano scaraventato a terra dallo spostamento d'area. Il lavoro degli inquirenti sembra continuo e senza alcuna riserva, poiche non viene esclusa alcuna pista:- Ancora non si conosce la vera matrice dell'attentato…non si capisce se esterna od interna…se legata a gruppi di estremisti islamici o non….

Erano le 14.50 del 15 aprile, un'ora dopo l'arrivo dei primi classificati della gara ed una doppia esplosione alla maratona di Boston, genera due deflagrazioni che colpiscono i corridori ed il pubblico sui lati della strada. Il bilancio attuale è di tre vittime, tra cui un bambino di 8 anni, e decine di feriti, con diverse persone con arti amputati.

Se pensiamo che ogni maratona vive tradizionali appuntamenti con partecipazione aperta a migliaia di appassionati e che la principale di queste... si tiene proprio a Boston (la più antica maratona al mondo dopo quella di Atene...mantenuta sin dal 1897) non possiamo esimerci dal porci la domanda logica di come si possa colpire ciò che rappresenta un simbolo di unione straordinaria…più per uno scopo sociale e collettivo…che di vera sportività.

Gli Stati Uniti rivivono ancora l'incubo terrorista e malgrado siano già stati pesantemente colpiti nel passato…siamo certi, sapranno reagire con prontezza e grande spirito di sopportazione a questo ulteriore intenso dolore.

Non si può che restare vicini al paese americano nel conforto e nell’attesa di capire meglio quale infame mano ha colpito, in un modo così vigliacco, una manifestazione sportiva che rappresenta l’emblematica unione tra i tanti cittadini di diverse origini.
vincenzo Cacopardo 


un breve commento di Domenico Cacopardo  sull'episodio



narcosi televisiva
La Rai, Mediaset e La7 non interrompono le trasmissioni e non danno notizia in diretta degli attentati di Boston. Sul tardi la rete 3 mette in onda un servizio fortemente  antiamericano. Fra l’altro, Mannoni, il conduttore, si chiede (come si chiedeva a suo tempo Vespa): «Perché Obama non parla?»
Come se gli usi della stampa libera fossero comparabili con quelli della parrocchia nazionale.
Obama ha parlato nel modo giusto, al momento giusto.
La cosa grave rimane, però, il silenzio tombale della Rai.
Persino la televisione atzera ha interrotto le trasmissioni diffondendo le breaking news.
La rete l’ha fatto in tempo reale.


11 apr 2013

Grillo... e quella demagogica democrazia...



La democrazia diretta tanto invocata da Grillo..può solo essere un’utopia!  
Nella democrazia diretta il potere legislativo dovrebbe essere esercitato direttamente dal popolo mentre in quella indiretta viene esercitato da rappresentanti eletti dal popolo (il parlamento).

Avendo di fatto una rappresentanza politica espressa nelle Camere, la nostra, dunque…non può che essere  un’espressione  di democrazia indiretta…gli unici strumenti di democrazia diretta che si possono usare sono il referendum ed, a volte, l'iniziativa popolare. A tal proposito la nostra  Costituzione disciplina anche le materie che devono essere sottoposte al voto popolare. Fra queste: qualsiasi modifica alla Costituzione e l'introduzione di codici di leggi.

Sappiamo..poi..che la democrazia esprime il suo potere grazie ai criteri di maggioranza. In questa ottica sembra chiaro che l'unico modo per avere una sana ed efficace democrazia, è quella di poter informare i cittadini in maniere più approfondita su tutto.

Indubbiamente sarebbe più facile poter costruire e controllare un sistema di democrazia (come vorrebbe Grillo) in una piccola comunità dove tutto è più visibile e dove si può forse individuare una democrazia a sovranità popolare, ma..attuare un sistema di democrazia così efficiente su vasta scala e su una Nazione con decine di milioni di abitanti…resta decisamente una utopia.

Nel momento in cui noi esprimiamo..attraverso le elezioni, un consenso su chi deve rappresentarci in Parlamento, abbiamo di per sé definito un  indiscutibile percorso di democrazia indiretta. Se poi nel sottile gioco del populismo demagogico…vogliamo non chiamare più un rappresentante del parlamento “deputato”…ma “cittadino”, ciò non avvalora alcun risultato di sovranità popolare diretta.
Se..al contrario, si vuole lavorare efficacemente in favore di una democrazia per raggiungere un risultato di maggiore funzionalità del sistema...in un popolato Paese come il nostro…non occorre sminuire le figure degli “onorevoli”…ma guardare in direzione di una più chiara separazione dei ruoli per competenze, attraverso uno studio organizzativo che dovrebbe basarsi su un principio di specializzazione e di suddivisione del lavoro, per colmare quel solco che ancora separa i cittadini dai propri  rappresentanti in Parlamento.. 
La prima riforma in tal senso non può che guardare in direzione dei Partiti
vincenzo Cacopardo