(tratto dal libro “la politica ed il cambiamento”)
La società, con le proprie esigenze, ci impone una
amministrazione sicura e…non v’è dubbio che qualunque cittadino senta un
primario bisogno di sicurezza da parte di tutti gli organi dello Stato. Occorre
dunque dare un governo ed un’amministrazione che possano assicurare efficienza
e serenità ed il problema, secondo gran parte dei politici.. dovrebbe essere
risolto con un governo “stabile e duraturo”.
Ci si domanda..però.. cosa potrebbe impedire di offrire al
Paese una governabilità efficiente, facendo un uso migliore delle procedure
attraverso logiche più appropriate del funzionamento della politica.
Se il
termine “efficiente” può indicare,
in via generica, sicurezza e funzionalità…gli aggettivi “stabile e duraturo” fanno di certo pensare a qualcosa di spaventosamente
immutevole nel tempo e perciò non esattamente adeguato ad un necessario
sviluppo sociale, economico e culturale.
Cosa vorrebbe dire stabile?....forse immutabile, fermo nel
tempo, privo di cambiamento? Per una buona funzione amministrativa è forse più
giusto un desiderio duraturo di governabilità ma, un riscontro difficile potrà
avere l’aggettivo “stabile” nei confronti di qualunque azione politica che si
vorrebbe dinamica e moderna!
“In una vera
democrazia, la stabilità si può solo conquistare…non si può imporre o forzare”!
Sembra che fino ad oggi…la nostra
classe politica, per ottenere una stabilità di governo, sia come obbligata a
costringere il percorso di una libera politica: Imponendo un diritto se ne
reprime un altro che rappresenta la base ed il fondamento della stessa
dottrina! In realtà una scelta non dovrebbe nemmeno essere posta,
ricercando invece soluzioni equilibrate per un punto d’incontro che possa
meglio soddisfare ambedue le esigenze.
Ancora peggio appare la prospettiva di proporre sistemi
bipolari attraverso l’uso di maggioritari per il desiderio di un riscontro con
un futuro bipartitismo che possa ancora meglio assicurare una governabilità.
Ma cosa potrebbe esservi oltre un bipartitismo?...Se si cerca
di circoscrivere o di ridurre al minimo le voci della politica, si potrebbe
rischiare di costruire un sistema sempre più “essenziale”, quindi “ristretto” ed infine “oligarchico”.
Tutto ciò potrà anche essere mascherato dietro l’immagine di
una “nuova democrazia”…ma sarà
destinato a venir fuori non appena l’effetto di frustrazione, subìto dalla
stessa azione politico-culturale e dei valori, non potrà più essere contenuto.
La necessità di dare un governo alla Nazione è comunque un’esigenza
prioritaria per una serie di ragioni legate proprio alla sicurezza, all’economia,
alla politica estera..ed altro; da qui il bisogno…o meglio l’urgenza per la
rapida ricerca di un esecutivo attraverso la strada della stabilità che, pur
apparendo positiva..potrebbe impedire nel tempo qualsiasi azione politica di
base di un sistema che si desidera democratico.
La mancata promessa di un bipolarismo risolutore dei problemi
inerenti una governabilità è una prova di come..attraverso un maggioritario, si
sia volutamente illuso il cittadino. Viene da domandarsi se…col precedente
sistema proporzionale..opportunamente modificato, non si sarebbe avuta una maggiore
possibilità di governare e, se vi è proprio bisogno di certe procedure dettate
da un desiderio di cambiare tutto per poi non cambiare nulla.
Nel passato si è detto che il cittadino si sia allontanato
dalla politica perché i vecchi sistemi non avrebbero potuto offrire sicurezza
ad una politica costruttiva ma…ancora oggi.. sembra che la vera causa di tutto
ciò sia stata quella di aver svuotato la stessa attività politica della sua
fondamentale funzione.
Politica nazionale e di governo
Nella prima parte ho
rappresentato la mia profonda perplessità sul riscontro di una governabilità
stabile e duratura..quando questa..dovesse essere generata da un’unica ragione
del governare, senza essere costruita su una solida base di dialogo e da un’essenziale
azione induttiva.
Questa governabilità assume di conseguenza un illogico scopo
che si riflette contrariamente sulla stessa efficacia e sulla sicurezza; con i
sistemi odierni ogni politica governativa viene penalizzata nel suo percorso poiché
tende a non preservare un vero ruolo utile…costruendo continui compromessi.
In una visione più moderna della politica, ogni governabilità
dovrebbe rispondere ad uno scambio dialettico con la società.. indotto dalla
forza dei Partiti (debitamente rinnovati).
La governabilità..dunque.. dovrebbe seguire una sua strada separata dalla politica di base in termini di “ruolo”…ma
dovrebbe esprimere una sintesi deduttiva suggerita e guidata nel merito dall’azione
dinamica di una più libera politica ( come già detto: una politica di ricerca e
di idee) che giunge in Parlamento nel percorso di una campagna elettorale in cui si definiscono i programmi e …dove, il compito della definizione delle
normative deve guardare più al metodo.
La separazione dei “ruoli”…dal sottoscritto ormai espressa
diverse volte…non può che porre maggiore argine ai possibili compromessi ed ai
molteplici conflitti d’interesse evidenziati già da tempo.
Pensiamo.. ad esempio.. ad un uomo di potere come Berlusconi
che..con tutte le società che possiede, pone un annoso problema di
incompatibilità con in suo stesso ruolo politico. Con una riforma che mira alla
netta separazione dei ruoli, una figura come la sua, sarebbe costretta a
scegliere e ad optare (ove ne possedesse i requisiti) per un ruolo amministrativo e di Governo…non avendo, di fatto, più voce in capitolo su ogni legiferazione o
scelta politica sulle normative..etc.. Se, al contrario…attraverso un suo Partito..
scegliesse di accedere ad una sua candidatura parlamentare, non avrebbe di conseguenza alcuna possibilità di esprimersi in ruolo di Governo.
Si può perfettamente capire quali difficoltà potrebbero
esservi in un simile cambiamento senza il necessario scambio che coinvolge
tutte le forze della politica..e resta anche difficile mettere mano ad una
riforma senza una precisa analisi di studio approfondito sulla questione…seppure sia convinto che..
una ricerca sulla separazione dei ruoli.. appare oggi la via necessaria per
meglio incidere sui continui compromessi e per esprimere una governabilità più
sicura e funzionale.
Le politiche territoriali
Il
principio fondamentale dettato dall’esigenza di dividere meglio il ruolo
amministrativo da quello della politica di ricerca e parlamentare, ha molta
importanza per una Nazione nel suo insieme. Il Paese necessita di un indirizzo
chiaro richiesto dai cittadini che vi vivono e vi lavorano e dove gli stessi
esprimono una volontà attraverso un voto favorevole in direzione di una
politica nazionale comune. La visione futura dovrebbe essere quella di una
politica nazionale intesa come servizio che impegni il Paese in un unico Stato.
la centralità dello Stato deve essere anteposta ad ogni altro principio che
regola le leggi ed i rapporti con i territori locali. In riferimento alle
elezioni amministrative, si deve però tener conto delle necessità di un
percorso che segua i principi di una cultura locale e quindi a protezione dei
valori territoriali delle singole Regioni.
Già da tempo si sta
provvedendo ad uno studio di federalismo fiscale senza tenere in considerazione
un lavoro parallelo che potrebbe risultare essenziale. Sarà difficile un
riscontro positivo con una fiscalità regionale senza un armonico studio di
indirizzo politico culturale ed amministrativo
L’approfondimento dello
studio della mia ricerca, in riferimento alle elezioni amministrative, vorrebbe
tenere in considerazione il momento storico in cui si guarda con sempre maggior
interesse ad un federalismo diretto verso le Regioni, ma con un occhio
particolare ad una indipendenza amministrativa più logistico strutturale che
politica in se. Secondo questa valutazione, le regioni, hanno ancora
necessità di una politica di base territoriale, poiché si impone per un bisogno
legato alla loro storia ed una più diretta protezione delle attività culturali
allacciate alla tradizione.
A differenza che in campo
nazionale, per le elezioni regionali, si impone un modello diverso. Sarebbe
più utile favorire maggiore forza alle amministrazioni comunali, controllati dalla Camera amministrativa.
Di contro non dovrebbero avere alcuna espressione politico parlamentare di
supporto, per altro onerosa: I Consigli comunali e provinciali potrebbero
essere eliminati poiché i cittadini tendono ad esprimere un voto più per un
programma di funzionamento strutturale e di evoluzione della propria città, che
di vero stampo politico.
Tuttavia
una indispensabile politica di controllo territoriale e di indirizzo potrebbe
essere condotta da un Consiglio regionale attraverso elezioni politiche
espresse per collegi provinciali. (Uno studio per un federalismo politico
istituzionale tenuto dai Consigli regionali ed un federalismo amministrativo
condotto dai Comuni con elezioni differenziate). Ambedue le politiche saranno
collegate alle rispettive Aule nazionali.
A differenza che nel passato, in cui
i Comuni tendevano a chiudersi in se stessi e non guardavano ad uno sviluppo in
relazione agli altri Comuni del territorio ed in cui esigeva una particolare
politica cittadina, le necessità odierne di una città guardano verso il futuro
tendendo a muoversi solo in direzione di un programma amministrativo per la
creazione di strutture adatte ed infrastrutture necessarie per offrire buoni
servizi ai cittadini.
I
vincenzo Cacopardo
Post correlato : studio teorico di ricerca per il funzionamento della politica