6 giu 2012

La politica e la sua funzione



PREMESSA

LO SPIRITO DELLE LEGGI E LA FUNZIONE DELLA POLITICA




Quando nel 700, Charles de Montescquieu con “lo spirito delle leggi”, uno dei capisaldi del liberalismo, attribuì alla separazione dei poteri il concetto di libertà precisando l’importanza del loro reciproco equilibrio, pose le basi di una politica che ebbe grande influenza sulla costituzione francese e americana. Egli fu magistrato, ma anche profondo e lungimirante studioso della politica e dei temi sociali affrontati con forte spirito analitico. Scrisse anche del rifiuto dei dogmatismi nel senso che i fatti umani devono spiegarsi e risolversi in modo umano.
Questa ricerca, che fa riferimento al suddetto personaggio, spinge ad analizzare con equilibrio ma anche in chiave più moderna i temi della politica.
Dalla sua considerazione che il "potere assoluto corrompe in senso assoluto”, la condizione essenziale ed oggettiva per l'esercizio della libertà del cittadino, era che i poteri restassero nettamente separati. Per lui le istituzioni e le leggi dei vari popoli non erano casuali ed arbitrarie, ma strettamente condizionate dalla natura dei popoli stessi, dai loro costumi, dalla loro religione e persino dal clima.  Montescquieu guardava in lungimiranza: Per lui l’uomo è sottoposto a regole fondamentali e queste regole non devono considerarsi assolute ed indipendenti dal tempo che trascorre, ma variare col mutare delle situazioni, come devono variare le tipologie di governo.
Ma, in proposito gli argomenti di questo ingegnoso e brillante autore vanno oltre, analizzando in profondità altri aspetti come La repubblica, la monarchia, i parlamenti, la magistratura, la libertà, etc.
L'argomento della libertà fu da lui sicuramente molto trattato. Secondo l’autore, questa parola viene spesso confusa con altri concetti relativi all’indipendenza: Nel sistema di una democrazia, il popolo non può fare quello che vuole, il potere del popolo è spesso confuso con la libertà del popolo;  libertà significa fare ciò che le leggi permettono. Se un cittadino potesse fare ciò che le leggi proibiscono non ci sarebbe più libertà… E questo resta un fondamentale principio che regola ogni odierna democrazia.
Ma la cosa più interessante e sorprendente è quella nella quale questo personaggio fa notare  che il potere legislativo e quello esecutivo non possono mai essere accomunati sotto un’unica persona o corpo di magistratura,  e  neanche quello giudiziario può essere unito agli altri due poteri: i magistrati non possono essere contemporaneamente legislatori e coloro che applicano le leggi. Così, ovviamente i legislatori non possono essere contemporaneamente giudici.
Per lui, l'arte di creare una società e di organizzarla compiutamente, è  l’arte più alta e difficile, in quanto da essa dipende il benessere necessario allo sviluppo di tutte le altre arti.
Più tardi, tra il 1835 ed il 1840, Alexis de Tocqueville, francese, grande studioso della politica, magistrato e deputato, nel suo impegnativo scritto “la democrazia in America” ci informa di come quel giovane sistema,  costruito e fondato sulla libertà,  è sempre stato caratterizzato dall’uguaglianza.
Quest’uguaglianza ha fatto si che il sistema potesse crescere più forte in forza di normative e leggi che avrebbero potuto costruirlo ancora più solido godendo del plauso dei cittadini.
Benchè il nostro sistema sia venuto fuori da una storia ben diversa, più travagliata e complessa, bisognerebbe non dimenticare la forza che può rendere ad un Paese il concetto di uguaglianza unito a quello di libertà. Il nostro Paese non ha bisogno di seguire sistemi esterofili americani o francesi ma, deve sicuramente prendere spunto da alcune scelte operate da questi Paesi, solo per poter giungere alla determinazione di un cambiamento più utile e funzionale. Un cambiamento basato su idee proprie in relazione alla propria struttura storica, territoriale e culturale.



ruoli e capacità differenti
                        
Si dovrebbe poter trasmettere ai cittadini lo scopo ed il giusto fine costruttivo della “politica”. Un  preciso concetto che non può non essere legato alla sua funzione di base. Molti oggi determinano sinteticamente il suo scopo fornendone una ristretta interpretazione legata alla “funzione del governare”
La politica non può solo avere un sintetico senso del governare, in quanto essa racchiude in se i contenuti di teoria e pratica, di arte e scienza, di idea e funzionamento. La politica rimane arte nel principio consistente la ricerca delle idee, nel confronto con i cittadini, nella mediazione, diventa scienza nell’esercizio della sua funzione amministrativa legata allo sviluppo costruttivo della società.

In base a questo concetto, si pone anche quello che potrebbe oggi apparire come un paradosso e cioè: Chiunque, motivato da una capacità creativa, geniale ed intuitiva, potrebbe essere in grado di saper creare iniziative politiche idonee e funzionali alle esigenze,  anche se solo in termini teorici.
Le capacità di chi esercita questo ruolo appaiono  essere prevalentemente di inventiva il che comporta sicuramente quell’intuito e quella sensibilità per certi versi vicina alla capacità creativa di un artista in senso lato. Sebbene costoro, devono sempre avere una buona conoscenza dell’aspetto sociale ed istituzionale del paese in cui si vive.
Ben diversa rimane l’attività di chi deve predisporsi per una amministrazione in termini di conoscenza e quindi anche di esperienza per la soluzione di un processo costruttivo e di un buon funzionamento: Chi amministra deve avere un ruolo determinato e diretto verso la conoscenza scientifica di ciò che si deve con efficienza realizzare.

Ecco, perciò, la determinazione dei due ruoli che differentemente potremmo definire “induttivi” e  “deduttivi”. Ruoli che, per scopo ed esigenza, definiscono due strade diverse che dovrebbero raggiungere un unico percorso costruttivo in relazione alla definizione di una “politica” che si vorrebbe funzionale.
La speranza che in un politico possano coesistere ambedue le qualità appare molto difficile e, qualora potesse esservi, lascerebbe molti spazi aperti verso naturali compromessi: Generalmente chi ha una mentalità creativa non è portato ad accostarsi a chi si impegna mentalmente in direzione di una scienza e viceversa.


L’odierno sistema vede comunque il politico inserito contemporaneamente nei due ruoli come appartenenti ad un unico lavoro. Questo sistema ha fatto sì che oggi il politico venga considerato colui che crea e nel contempo esegue, nel contesto di un’unica linea politica. Linea politica che, nel tempo, viene condizionata da una vera e propria oligarchia dei Partiti.
Ci capita di vedere sempre più spesso ambedue i poteri, esecutivo e parlamentare, chiedere  più spazi a proprio vantaggio per via del differente ruolo a cui appartengono ed alle naturali esigenze : Chi siede in Parlamento reclama di poter legiferare e chi presiede un esecutivo esige di poter governare con procedure più svelte e funzionali.

L’utilizzo sempre più frequente dei decreti legge da parte dei governi pone il Parlamento in uno stato di degradamento rispetto al suo vero valore e l’uso esasperato degli emendamenti, da parte degli stessi parlamentari, rischia sempre di togliere efficienza alla importante azione funzionale del Governo. Una richiesta più che legittima e naturale da parte di ambedue i poteri, ma che, fino ad oggi, ha portato risultati poco incoraggianti.
Quell’accentramento che vedeva nel passato il raccordo dei due poteri Parlamento–Governo, affinché si potesse raggiungere un solido equilibrio, sembra oggi essere compromesso dall’evidente peso partitico che finisce col condizionare notevolmente ogni azione.

E’ chiaro che nel passato, per l’evidente differenza di un sistema che vedeva il formarsi di un Governo in seno e per volontà delle Camere, ci si poteva adoprare affinché questo raccordo potesse trovare un più utile risultato. L’attuale sistema, in direzione di  una costruzione bipolare della politica, fa si che il potere esecutivo, attraverso una elezione più diretta, determinata da una coalizione, pretenda di essere messo in grado di indicare una governabilità più snella e meno condizionata dalla logica parlamentare.
La evidente dicotomia che scaturisce in un sistema come il nostro, che per Costituzione rimane di principio Parlamentare, fa si che possano automaticamente sorgere contrasti i quali, non favoriscono lo sviluppo naturale di una vera politica costruttiva.
Quella simbiosi politica evidenziata nel Diritto Costituzionale, affinché ambedue i poteri potessero camminare in sinergia, per far sì che si costruissero assieme leggi, programmi e relative mansioni amministrative, si è persa.

Alcuni programmi esposti in sede di elezioni vengono esclusi o non inseriti nei tempi dovuti, altri, scaturiscono in un gioco di condizionamento in corso d’opera che ne cambia il senso e la volontà espressa in un primo momento. 
Il risultato di tutto ciò è sempre un brutto ed inaccettabile compromesso. Da qui l’esigenza di dover distinguere i ruoli persino in termini di carriere per due precise motivazioni:
    1) differenza in relazione alle capacità.  2) differenza in relazione al ruolo.
 


In base a questa premessa, quindi, sembra più che necessario dover guidare un processo di modernizzazione della politica che parta dai principi di una giusta funzione della dottrina. Un percorso più efficiente che possa esser costruito col dialogo con i cittadini, ma che possa anche definire un ruolo amministrativo più efficiente e concreto.

Le attuali forze politiche Nazionali appaiono non del tutto preparate ad affrontare una nuova era dove l’economia avanza ad alta velocità e dove la stessa “politica” sembra ancora alla ricerca di un vero “cambiamento”. Una politica che sembra arrancare in una strada vecchia priva di vere riforme innovative
In termini di vera “funzionalità” sembriamo assai indietro ed ogni problematica appare oggi condizionata da un iter processuale vecchio che subisce, fin troppo, chiari condizionamenti da parte delle odierne forti economie.

Una politica nazionale, dovrebbe tener conto dei bisogni del proprio Paese in un quadro più generale, attraverso una funzione di stimolo che possa avere un controllo solo politico sulle amministrazioni locali.
Questa funzione avrebbe il compito di spingere “la politica” verso un uso più corretto ed equilibrato per una evoluzione del Paese nel suo insieme, mentre ogni  “amministrazione locale” dovrebbe tener conto delle esigenze necessarie in base alla storia della singola Regione che si intende governare: Un’ amministrazione locale che dovrebbe seguire in larghe linee la strada di una politica nazionale di controllo, tenendo in considerazione il contesto sociale in cui opera e che perciò accresce, evolvendosi, un proprio patrimonio culturale ed imprenditoriale.

Nel nostro Paese, oggi, le conseguenze di un mancato ed equilibrato funzionamento della politica si evidenziano soprattutto: in una sostanziale mancanza di riforme, in un accresciuto divario con le Regioni del  Sud, in una giustizia assai poco credibile, in una chiara mancanza di sicurezza, in una fortissima e pesante burocrazia istituzionale, in un impellente bisogno di occupazione, in una sfiducia incalzante da parte dei cittadini…  ed altro ancora….

Le vecchie ideologie hanno forse contrastato e rallentato la marcia di innovazione dei grandi contenitori di consensi, ma oggi sembra che nessuno, abbia aperto la strada alle nuove idee per una vera politica di attualità. “Attuale” non può solo essere l’uso di un computer o dei servizi messi a disposizione dalla moderna rete internet, ma un’innovazione di tipo culturale profonda che solo i pensieri e le idee possono dettare.     
Una problematica che non può più essere posta sotto forma di una ideologica battaglia, poiché non si tratta solo di determinare una maggioranza, ma di lavorare insieme per diminuire quel macroscopico divario tra cultura e non cultura, tra grandi ricchezze e spaventose povertà, tra conoscenza ed ignoranza, tra sicurezza ed insicurezza e soprattutto tra il nord ed il sud del nostro Paese.

Non v’è dubbio che l’avvento frettoloso del bipolarismo, dopo cinquant’anni di politica centrista e moderata, ha generato gravi conseguenze in proposito. Un pensiero spaccato in due che ha creato una politica basata più sulle contraddizioni che sulle speranze di un vero cambiamento. Azioni e reazioni che hanno generato continui equilibri precari non rendendo alcun efficace funzionamento alla politica. Tutto ciò per dare forza ad un desiderio di “stabilità governativa” che, nel tempo, si è rivelata assai poco efficace poiché non costruita e ricercata attraverso un giusto “fine” deduttivo.

Non si può pretendere nessun risultato da qualunque posizione politica, se non si agisce  preventivamente al fine di far funzionare il sistema. Un atto sicuramente determinante e primario rispetto agli altri. Dobbiamo riconoscere il bisogno di una politica funzionante, indispensabile per non finire schiacciati da qualsiasi sistema economico che condizionerà in modo assoluto e pragmatico ogni logica del vivere comune.
La parola chiave, quindi, sembrerebbe essere “funzionamento”, come sinonimo di efficienza ed innovazione, ma intesa anche come teoria secondo la quale, nella logica, la funzione suddivisa dei singoli elementi culturali e formativi, ha un’importanza predominante sulla sua stessa evoluzione: Uno studio organizzativo che dovrebbe basarsi su un principio di specializzazione e di suddivisione del lavoro.

Il cittadino comincia a non fidarsi più di un’amministrazione pubblica e di un sistema che non garantisce più alcuna funzionalità alla politica. Non si tratta, quindi, soltanto di rimuovere i politici, ma di cambiare la stessa politica ed il sistema in cui essa naviga.
vincenzo Cacopardo

4 giu 2012

La politica... tra miti e democrazia



di vincenzo cacopardo
L’idealizzazione di un fatto o di un personaggio che presenta caratteristiche straordinarie viene definito “mito”, questi assume automaticamente un valore diventando una guida per la società ed anche motivo di stimolo per ogni popolazione. Il “mito” ha sempre esercitato una grande funzione per la civiltà ed ha contribuito a formare una cultura rivelatasi quasi essenziale per le esigenze psicologiche degli esseri umani: Ognuno sente come necessario legarsi ad un’immagine mitica per poter porre su di essa il sogno di una immaginaria realizzazione.

Ma tutto ciò rimane il prodotto di una mentalità arcaica dominata da un pensiero incantato che finisce col determinare l'irrazionale concetto che tutto possa essere possibile. 

A differenza delle favole, legate prevalentemente alla fantasia e quindi utili all'uomo, i miti assumono un carattere di sacralità poichè spesso legati a strutture religiose che  infondono un segno diverso (Eros e Agape, il mito di Perseo e della Gorgone, Ercole e Anteo, etc). Alcune forme di “mito” possono invece essere interpretate come semplici narrazioni modificate in senso razionalistico:  “la storia di Roma”, ad esempio, sembra essere stata raccontata attraverso riferimenti mitici. 

Esistono, quindi, le narrazioni mitiche che contribuiscono a descrivere più enfaticamente la storia dei popoli, al fine di renderla più interessante (il mito di Ulisse o quello di Enea). Difficile, in questi casi, distinguere il mito dalla leggenda. Nel passato, sia per Platone, come anche per Aristotele, il mito rappresentava l’antitesi della verità, più recentemente, secondo Jung, è stata l'espressione  di “un inconscio collettivo” capace di imporre simboli e particolare forza emotiva. 


Nel contesto odierno, che si muove in senso tanto pragmatico e realistico, la ricerca del mito sembra opporsi, trovando sfogo sulla forza emozionale dell’essere umano, in particolar modo, in uno stato collettivo che ne sublima il momento (uno stadio…una  piazza... un cinema).

Questa antitesi pare essere un effetto di reazione di fronte ad un mondo che cammina in direzione di una particolare logica razionale: l’uomo moderno sembra aver bisogno di idealizzare, sublimare e quindi mitizzare qualcuno o qualcosa..il suo è sicuramente un bisogno legato ad una insicurezza dei tempi che mette in seria discussione una società ormai disorientata anche da modelli sociali che non offrono più alcuna fiducia tangibile.

I modelli più fondati della politica, si basano oggi sul concetto di democrazia ed ogni forma di “mito” sembra non poter legare con questo paradigma...in quanto..proprio la esaltazione della figura, contraddice lo stesso presupposto etimologico della parola che indica "il governo del popolo": L'esaltazione del leader contribuisce, inevitabilmente, a sminuire ogni libero indirizzo popolare.  

In politica si tendono a costruire forme di mitizzazione sempre più anelate.. idealizzando in modo esasperato l’immagine, creando attorno a queste un alone di sublimazione che finisce col mettere in evidenza l’assolutismo del personaggio e dogmatizzare ogni suo pensiero: Una democrazia compiuta non può permettere alcun dogma, ma solo pensieri e idee che possano essere interpretate, discusse e dibattute..attraverso uno scambio dialettico.

I vecchi Partiti (che dovrebbero oggi essere le vere officine di idee in contatto con i cittadini) hanno sempre teso a costruire e mettere in evidenza solo un leader. Questo loro percorso ha fatto sì che non si prodigassero in azioni di contatto e di edificazione di strade più utili ma, prevalentemente, esaltazioni di una particolare figura che potesse rappresentare il "mito". Il frutto di tutto ciò è davanti ai nostri occhi: Partiti falliti nella loro opera di costruzione di una società sopraffatta da postulanti o assolutisti che non potranno mai definire una vera democrazia in favore dei cittadini: Difficile che un vero concetto di democrazia possa svilupparsi sposando l’assolutismo dei miti della politica odierna!



1 mag 2012

Studio di un’idea innovativa per il lavoro dei pubblici dipendenti

IN UN PROSSIMO FUTURO........FORSE.


In un Paese in cui si chiede di diminuire la spesa pubblica…occorre spingersi verso idee rivoluzionarie. Ho sempre pensato che..le idee si riscontrano attraverso una appropriata ricerca che ne individui una precisa necessità ed affrontarla con l’uso della teoria.  Bisogna però saper teorizzare in modo innovativo poiché.. se le teorie sono la vera anticamere per un riscontro efficace con la pratica,  devono per logica esser seguite da uno studio di fattibilità...cioè non restare appese nell'incongruenza e nell'immaginario.


L’attuale ricerca in proposito, retoricamente indirizzata verso consuete tassazioni..la si lasci a chi, in via troppo pragmatica, segue solo i percorsi razionali di un bilancio dello Stato costruito sui numeri. Numeri….che di fatto..sembrano continuare ad impedire una maggiore immedesimazione sulle vere idee funzionali alla crescita e ad una effettiva diminuzione della spesa pubblica. La mia attenzione ricade più specificatamente sulle Amministrazioni Pubbliche, ma anche sui mega Ministeri che oggi rappresentano un costo notevole per l’apparato dello Stato per la loro elefantiaca struttura non esattamente efficiente rispetto all’esoso costo.


Un’ idea indirizzata verso la ricerca di una buona parte del lavoro dipendente che potrebbe essere svolto in casa


- Premesso che oggi il lavoro pubblico dovrebbe essere portato avanti per un contenuto qualitativo e non in relazione al tempo che ci si deve dedicare. - In considerazione..che un impegno può essere espresso ovunque..dovendo valutare un principale interesse dell'Amministrazione indirizzato verso i risultati funzionali al servizio da rendere. - Premesso anche.. che l'uso della tecnologia risulta oggi primario, poichè tutta la documentazione può essere trasmessa per posta elettronica, si dovrebbe valutare in profondità l'importanza di poter fare svolgere una gran parte dello specifico lavoro dei dipendenti delle Amministrazioni Pubbliche o di particolari organi dello Stato.. nella propria casa..con l’uso di un computer offerto in prestito dallo stesso datore di lavoro. (Ci si riferisce, naturalmente, a quel lavoro tipico del “back office” che attualmente viene svolto nei tanti uffici pubblici che oggi vedono un nugolo di dipendenti spesso assorbiti in altri compiti). Sembra perciò chiaro che questo non potrebbe essere realizzabile per tutti coloro che lavorano in una posizione di “front office” la cui presenza in loco resta indispensabile. Inoltre bisogna individuare attentamente quei compiti strettamente connessi con una certa privacy che difficilmente potranno vedere un lavoro in un luogo esterno agli uffici preposti. 




Se è vero che molti dipendenti comunali…o degli enti locali in genere, sembrano occuparsi poco di cose inerenti il proprio lavoro…è anche vero che spesso restano in attesa di un impegno lavorativo indicato dal proprio Dirigente che tarda ad arrivare. L’attesa potrebbe anche dipendere da chi …come un Assessore, da cui gli stessi Dirigenti dipendono, resta impedito nell’attesa di una delibera pertinente un indirizzo dovuto a precise scelte di tipo politico. A volte si può vedere un notevole numero di impiegati occuparsi insieme di una pratica in un percorso burocratico che tende a portare diverse problematiche per la soluzione di un semplice atto: In questo campo il metodo è essenziale tanto quanto il merito.

Immaginiamo però di poter svolgere un compito lavorativo nella propria casa ed in contatto con l’ufficio del Dirigente attraverso un computer: Quanto risparmio per un’Amministrazione sugli arredamenti, sulle forniture di ufficio, sulla sicurezza, sull’energia, sul tempo..persino sui costi assicurativi dei dipendenti, con la possibilità di svuotare immobili di proprietà dell’Amministrazione per poterli vendere e far cassa.


Una vera novità potrebbe..quindi.. consistere nell’affidare un certo tipo di lavoro da poter svolgere su richiesta specifica del proprio Dirigente il quale, per ottenere un risultato meritevole, predispone con metodo e per tipologia il determinato incarico imponendo un preciso termine temporale. Dovrebbe essere la stessa Amministrazione ad affidare all’impiegato un computer che, con gli adeguati collegamenti, gli potrà permettere, restando nella sua abitazione, di rimanere in contatto con gli altri componenti dell’ufficio e col proprio Dirigente. Al di là dei contatti e lo scambio dei documenti tramite computer… sarà comunque necessario un’indicazione periodica per un incontro voluto dallo stesso Dirigente che potrà in ogni momento contattare e decidere sugli incontri di lavoro.


Il  Dirigente, vero ed unico coordinatore, sarà l’unico ad usufruire di un ufficio dal quale potrà organizzare il lavoro di “back office” facendo anche da tramite col “front office”



Immaginiamo...quante figure femminili potrebbero giovarne: svolgere il proprio lavoro restando a casa , potendo così, accudire i figli..senza alcuna richiesta di aspettativa.. e svolgendo nel contempo anche i propri lavori di casa. Immaginiamo.. anche.. quanta meno gente scenderà per strada  con le proprie automobili invadendo le città che oggi soffrono di traffico e mancanza di luoghi di sosta. Vi potrà essere un forte risparmio sui carburanti e meno pericolo per il dipendente.


Si potrebbe anche rimodulare il contratto di lavoro in favore di ambedue i contraenti, operando una ricerca in favore del merito e della capacità di risparmio ottenuta grazie al servizio portato dal lavoratore: chi opera meglio nel merito potrà ottenere maggiori premi…Se il sistema di metodo condotto dal Dirigente porterà buoni risultati, sarà premiata la stessa Amministrazione.


Non si può restare ancora immobili con questi vecchi modelli che vedono gigantesche strutture per uffici non sempre utili in rapporto al costo. Bisognerebbe intraprendere un vero studio di fattibilità per un simile progetto che potrebbe contrarre fortemente le spese pubbliche. Uno studio che necessita ovviamente di una attenta ricerca sul piano tecnico organizzativo. Il compito del sottoscritto può soltanto essere quello di individuare un percorso innovativo dal quale si potrebbero ricavare ulteriori spunti. Un’idea che potrebbe rivoluzionare il mondo del lavoro, ma anche certi aspetti socio culturali dell’intera società lavoratrice. 
vincenzo Cacopardo

16 mar 2012

Umiltà e speranza...stimoli per un vero cambiamento




di vincenzo cacopardo
Molti come me..pur restando per natura alquanto agnostici, riescono comunque a credere nel genere umano e cioè...in quel percorso che per l'uomo indica un significato, se pur questo..non sia dato comprendere in profondità.
Di sraprende per far sì che la sua presenza in terra assicuro per molti non è facile comprendere il principio della fede.. poiché essa assume un’apparenza non propriamente umana ma, malgrado il momento storico...che appare più simile al più basso medioevo, si può riescire tuttavia a credere nella forza dell’uomo e nella speranza che essa possa offrire un senso alla vita. Una speranza che si evidenzia nella stessa natura che ci circonda, la quale…malgrado le intemperie e lo stesso degrado causato dal genere umano, persevera con ostinazione in un naturale percorso di vita: L’uomo sembra avere in sé..qualcosa che rappresenta una marcia in più e, per questo... è colui che dirige ed è responsabile del proprio destino nel mondo.

Fatta questa premessa…non ci si può esimere dall'esprimere una personale considerazione sul nuovo Pontefice, che, seppur criticato da una parte della società, appare al mondo come un umile Pastore che comunica con una particolare  umanità simile a quella che fu di Cristo.

Sono sempre stato affascinato dalla figura di Cristo che, al di là dei miracoli evidenziati nel Vangelo(ai quali non riesco a credere), ho sempre osservato e valutato su un piano prevalentemente umano: Egli fu sicuramente il primo uomo al mondo che ha espresso la sua umanità col profondo sentimento dell’amore. Oggi..con la figura del nuovo Papa che sembra manifestare, oltre ad una umana simpatia…un’umiltà pari a quella di chi portava il suo nome, non si può non leggere in profondità un legame con il lato umano che Cristo diffondeva. Riesce difficile non metterlo in relazione col momento storico e l’infinito bisogno che l’uomo ha di credere in sé stesso: Papa Francesco sembra un'efficace figura di stimolo per l’uomo che deve liberarsi da un passato che lo ha visto attore di una crescita sfrenata senza controllo…fino ad un riscontro con il peggiore cinismo che ha finito col renderlo schiavo di se stesso.

I messaggi del Pontefice sono sempre chiari e la dicono lunga su tutto ciò quando ci parla di credere in positivo e non cedere al pessimismo ed allo scoraggiamento, abbandonando..quindi…un percorso che ha solo contribuito a seppellire ogni nostro sentimento verso il prossimo. Un Pontefice che…attraverso l’innegabile simpatia…e con l’innata forza della sua umiltà…sembra esprimere empaticamente quell’energia positiva di cui si ha oggi bisogno e la politica…nella sua opera di metamorfosi... dovrebbe trarre esempio e spunto da questo semplice messaggio per l' atteso cambiamento.


14 mar 2012

Habemus pontificem: vero gesuita o umile francescano?...




L’inaspettata personalità promossa nella difficile opera di rinnovamento del papato…sembra avere radici umili che la pongono più vicino alla   figura        pastorale di Papa Giovanni Paolo 2°. Sarà un Papa di transizione?..Di sicuro il suo approccio verso il popolo di Roma ha voluto mettere in risalto..con straordinaria empatia, la primaria figura di un Vescovo davanti a quella di un Pontefice.

Eredità del Cardinale Martini..il nuovo Papa, appare tanto umile quanto riservato e meno dottrinale nel suo avvicinamento alla gente… quando, con estrema umiltà si inchina per ricevere, dal suo popolo di fedeli.... una preghiera per una sua benedizione. 
Il nuovo nome del Santo Padre Bergoglio "Francesco", eprime in sé tanta umiltà quanto sacrificio per il futuro impegno: Se ne và un Papa costretto dal rinnovamento ed arriva un Papa obbligato al rinnovamento.

Al di là delle sue personali simpatie per il calcio ed una passione per il tango..che gli rendono ancor più…una impronta umana e socievole, non ci si può esimere da una analisi che vede oggi questo Papa come il primo Cardinale eletto Pontefice appartenente all’ordine dei Gesuiti. Un Ordine che nel passato si è espresso in termini di servitore di Cristo attraverso la spada.

Se, dunque..un certo lato francescano non può che affascinare e richiamare l’attenzione del popolo dei credenti verso la fede..l’impronta gesuita, agli  occhi della società, è stata spesso ridotta a retorica puramente strumentale: Ricordiamo in proposito certe condanne rivolte all’atteggiamento  dei Gesuiti cui si è sempre rimproverato di guardare alla religione…più con mero strumento di parte…che come fondamentale valore spirituale...generando ubbidienza subordinata a prevalenti interessi della Compagnia.

Si è sempre contestata alla scuola gesuitica tradizionale un’assuefazione ad un comportamento ambiguo e conformista…..pur tuttavia bisogna aggiungere che, in questi ultimi anni, i Gesuiti hanno fatto notevoli sforzi di ammodernamento nel campo pedagogico.

Con l’elezione di questa figura francescana umile di fatto e nel nome…pare opportuno mettere in evidenza un commento di Vincenzo Gioberti nel contenuto della sua opera polemica “il Gesuita moderno” pubblicata nel 1847:- “Solo quando i Gesuiti scopariranno dalla scena politica e dalla storia del cattolicesimo..sotto la guida illuminata del Pontefice, si potrà svolgere quella funzione universale assegnata da Dio”.

Sarà forse Papa Francesco la nuova guida illuminata? L’impronta francescana e la formazione gesuita del nuovo Pontefice…potranno convivere e svolgere positivamente l’importante funzione universale?

vincenzo Cacopardo