11 apr 2013

Grillo... e quella demagogica democrazia...



La democrazia diretta tanto invocata da Grillo..può solo essere un’utopia!  
Nella democrazia diretta il potere legislativo dovrebbe essere esercitato direttamente dal popolo mentre in quella indiretta viene esercitato da rappresentanti eletti dal popolo (il parlamento).

Avendo di fatto una rappresentanza politica espressa nelle Camere, la nostra, dunque…non può che essere  un’espressione  di democrazia indiretta…gli unici strumenti di democrazia diretta che si possono usare sono il referendum ed, a volte, l'iniziativa popolare. A tal proposito la nostra  Costituzione disciplina anche le materie che devono essere sottoposte al voto popolare. Fra queste: qualsiasi modifica alla Costituzione e l'introduzione di codici di leggi.

Sappiamo..poi..che la democrazia esprime il suo potere grazie ai criteri di maggioranza. In questa ottica sembra chiaro che l'unico modo per avere una sana ed efficace democrazia, è quella di poter informare i cittadini in maniere più approfondita su tutto.

Indubbiamente sarebbe più facile poter costruire e controllare un sistema di democrazia (come vorrebbe Grillo) in una piccola comunità dove tutto è più visibile e dove si può forse individuare una democrazia a sovranità popolare, ma..attuare un sistema di democrazia così efficiente su vasta scala e su una Nazione con decine di milioni di abitanti…resta decisamente una utopia.

Nel momento in cui noi esprimiamo..attraverso le elezioni, un consenso su chi deve rappresentarci in Parlamento, abbiamo di per sé definito un  indiscutibile percorso di democrazia indiretta. Se poi nel sottile gioco del populismo demagogico…vogliamo non chiamare più un rappresentante del parlamento “deputato”…ma “cittadino”, ciò non avvalora alcun risultato di sovranità popolare diretta.
Se..al contrario, si vuole lavorare efficacemente in favore di una democrazia per raggiungere un risultato di maggiore funzionalità del sistema...in un popolato Paese come il nostro…non occorre sminuire le figure degli “onorevoli”…ma guardare in direzione di una più chiara separazione dei ruoli per competenze, attraverso uno studio organizzativo che dovrebbe basarsi su un principio di specializzazione e di suddivisione del lavoro, per colmare quel solco che ancora separa i cittadini dai propri  rappresentanti in Parlamento.. 
La prima riforma in tal senso non può che guardare in direzione dei Partiti
vincenzo Cacopardo  

10 apr 2013

Partiti nell'attesa del nuovo profeta



Adesso ..con i problemi venuti al pettine che attanagliano il nostro premier..la politica italiana sembra rincorrere un nuovo leader per la guida del Paese.  Ma  la esasperata ricerca verso un nuovo profeta della politica.. contrasta con i reali compiti di una politica che si vorrebbe libera ed uguale per tutti. Costruire il mito in seno ad un Partito che dovrebbe occuparsi delle scelte di un programma e del dialogo con i cittadini…non sembra costruttivo

Sono sempre più convinto che la politica non debba ostentare in modo eccessivo figure. La loro esaltazione in seno ai Partiti frena l’utile sviluppo verso la ricerca delle idee, tendendo a mettere in primo piano l’immagine mistificata di chi ha la pretesa di essere il risolutore di tutto.


Il leader di un Partito è oggi responsabile dei rapporti con il Paese e come tale, assume un ruolo di primo piano nella definizione della linea politica del Partito. Ma il Partito stesso non dovrebbe mai esprimersi attraverso una figura predominante, poiché ciò pone chiare limitazioni ad un processo costruttivo che si deve elaborare democraticamente al suo interno. Questa è una ulteriore ragione per la quale occorre prontamente fornire nuove regole per innovare i Partiti.


Il problema essenziale della politica della nostra Nazione non potrà mai essere, come oggi appare, quello della continua ricerca di un esponente di punta rappresentato quasi come un messia, ma lo studio di una ricerca approfondita alla quale dovrebbero dedicarsi in modo eguale tutti coloro che ad un Partito appartengono. Eppure il Paese, ancora oggi, sembra cercare questa figura superiore…un nuovo profeta… Vuole a tutti i costi il suo nuovo idolo, risolutore di ogni problema sul quale poggiare le proprie insicurezze, dando sfogo a penosi impulsi di adorazione...
Ma la politica non è il calcio!…



La politica deve potersi esprimere per idee e programmi...non per figure!



vincenzo Cacopardo 

Quale futuro senza un vero cambiamento?




Si continua a parlare di “cambiamento” e si ripercorrono strade vecchie che non spingono verso una ricerca più costruttiva della politica. Le stesse riforme, che dall’odierna politica, vengono suggerite come soluzione a tutti i problemi…dovranno comunque essere attuate da chi oggi siede in parlamento: una classe politica ancora conflittuale che rischia di ridurre in spaventoso aborto ogni possibile disegno programmatico riformista.
Nel frattempo un’altra politica potrebbe venire avanti…resa più forte da un indispensabile bisogno di lavoro, e si imporrà!…Una politica che metterà in mostra la propria immagine per le soluzioni dei problemi della nostra difficile società: la cosiddetta “politica d’impresa”. Quella più risoluta e pragmatica che individuerà nella forza dei capitali, l’unica soluzione vincente per il futuro; una politica chiaramente più sottomessa ad ogni logica economica e di mercato.
Se ciò in una visione realistica speculativa, non può che risultare razionale..da un altro lato potrebbe impedire un’azione che si vorrebbe a vantaggio di tutti e cioè ..di quella equa “funzione politica” che, per eccellenza, non privilegia ed esalta alcuna classe sociale: E’ una realtà alla quale siamo ormai tutti abituati e che non può non farci porre la domanda di quale valore possa avere per la “politica” il perenne condizionamento del pragmatismo economico.
Un sistema …quello odierno, che mette sempre più alla prova le capacità di ognuno in una gara estrema dell’uno contro l’altro con la predominante ossessione di dover dimostrare chi è il migliore..chi il più potente.
Un sistema che, in una precedente visione Orwelliana, veniva rappresentato come un catastrofico universo dell’individuo e che oggi..con il definitivo annullamento delle differenze ideologiche..con maggiore esasperazione, dovrebbe spingerci a meditare sulla ricerca di un essenziale equilibrio. 
Crisi economica..ma anche..crisi di valori...crisi di idee e di qualità...
vincenzo Cacopardo

9 apr 2013

La necessaria divisione dei ruoli



-Creare le commissioni parlamentari senza un Governo formato…(anche se..un governo in carica vi è.. sebbene scaduto)! Una richiesta del M5S oggi alla Camera.

Ancora una linea di percorso che, accogliendo il parere favorevole dei Renziani, esprime l’idea di una più significativa separazione tra il potere parlamentare e quello esecutivo. Un bisogno di poter far lavorare il Parlamento in modo più libero e svincolato da ogni condizionamento governativo.
 

Inevitabile.. ormai.. spingersi verso una visione della nuova politica costruttiva e l’equilibrio ci suggerisce una più chiara divisione di questi “ruoli” spettanti alla politica attraverso due azioni: L’una “induttiva”(Parlamentare) ed un’altra “deduttiva” (Governativa), che realizzi i desiderati bisogni.

Due azioni che determinano una più incisiva funzione e che arginano possibili compromessi.
vincenzo Cacopardo


Le imprudenti scelte del passato



Quando il Presidente Napoltano ha parlato per un quarto d'ora rievocando anni, date ed impegni, ha voluto ricordarci che nel 1976 il PCI dette prova di statura di governo e...pur essendo forza di opposizione, accettò una larga intesa con la DC per affrontare l'emergenza terroristica ed economica del nostro Paese. Ha ricordato.. anche.. che quella non fu una scelta facile e che, al contrario, ci volle molto coraggio prorio perchè inedita e carica di solidarietà: Vi era una forte inflazione ed una situazione finanziaria fuori controllo…oltre alla nota aggressione terroristica nei confronti dello Stato.

Il Presidente ha affermato che queste parole non possono non colpire nella loro  attualita' e che si è sforzato sempre di ricordare ai suoi interlocutori proprio l'esempio di Enrico Berlinguer che, nel corso del dibattito sulla nascita del terzo Governo Andreotti, con grande considerazione…si proiettò in favore di una scelta non facile.

Erano tempi diversi ed altri uomini, pare dire Napolitano.. ed all'epoca c'era una "visione della politica come responsabilita' cui non ci si poteva sottrarre”.
Poi...il capo dello Stato commenta… accennando a certe campagne che si vorrebbero moralizzatrici ma che, in realta', si rivelano, fanatiche e distruttive (un chiaro riferimento al M5s).

Con tutta la stima ed il rispetto che si può nutrire verso un presidente come Napolitano che ha sempre dimostrato un particolare impegno per il controllo della crisi del nostro Paese…non posso esimermi da un critica alla sua analisi in riferimento al passato storico politico degli anni 70… E ciò, non solo in riferimento ai tempi ed alle diverse figure presenti, ma per un passaggio storico preciso e determinante che sembra dimenticarsi: il sistema bipolare. Un sistema imposto per determinare una stabile governabilità…e che, al contrario, sembra aver generato una più chiara separazione delle posizioni politiche…non rendendo alcuna sicurezza alla politica.

Non può di certo trascurarsi il fatto... che il passaggio al bipolarismo negli anni 90..ha segnato un netto confine con la precedente politica...edificando via via grandi ostacoli tra i due maggiori Partiti di destra e di sinistra che difficilmente potranno essere colmati. 
Assai diversa e più facile nel passato era la scelta di quel “compromesso” fra due Partiti che…se pur radicalmente diversi…non evidenziavano una contrapposizione obbligata da un rigido bipolarismo.

Quando si fa un’analisi della politica degli ultimi 40anni riguardante il nostro Paese..non dovrebbe mai sfuggire la svolta, se pur azzardata ed imprudente, in direzione di un bipolarismo.  
Se oggi resta più difficile trovare un’intesa tra le parti politiche, la responsabilità pesa anche sulle scelte imprudenti del passato.
vincenzo Cacopardo