22 giu 2012

Le vie del pensiero nella società che avanza



             
"libera interpretazione sul pensiero"
di vincenzo cacopardo

Il pensiero rende possibile fatti complessi attraverso un proprio modo di misurarne il peso e quindi di valutare..ma è anche presupposto di idee e concetti, riflessione e concentrazione della mente.
Nella filosofia più moderna è identificato come “processo conoscitivo”, mentre in quella classica si distingue in pensiero “discorsivo” (nel quale ogni coscienza procede per mezzo dei concetti) e “pensiero intuitivo” (momento in cui il soggetto ha una conoscenza immediata dell’oggetto). Nel senso più scolastico della società attuale, il pensiero viene associato a quello discorsivo, negando così, ogni comprensione immediata dell’oggetto.

Questa premessa ci spiega il perché, nella odierna società, con la forza di un pensiero recepito in modo prettamente discorsivo, si sia sempre di più limitata una visione immediata ed intuitiva tendente a sviluppare le idee e generare, di conseguenza, alcuni limiti all' innovazione.
Al contrario le potenzialità del nostro pensiero sembrano essere immense! Possono essere ridotte per cause naturali dovute al particolare DNA ma, anche per l'assenza di una dote innata capace di impegnare la mente in direzione di un mondo fantastico che spinge oltre il comune modo di vedere.

Quest’immensa potenzialità che valorizza l’uomo, sembra comunque essere vigilata da poteri forti costruiti nella storia che non sempre concedono di impegnare la mente al di là dello svolgersi della vita comune, poiché ciò potrebbe creare destabilizzazione e danneggiare notevoli interessi: Poteri occulti che tendono a distrarre la mente umana proiettandola in direzione di un futile mondo edonistico riuscendo in tal modo ad imporre un certo distacco dalla sua profondità. Se da un lato tutto ciò potrà sembrare logico proprio per la difesa dei valori e di una morale costruita nel tempo: famiglia, leggi, rispetto reciproco, giustizia, vita di società etc.., da un altro punto di vista non può che risultare una chiusura in direzione della crescita dell’essere umano predisposto ad un percorso esistenziale più definito nella propria vita…. ed ogni percorso della vita dell’uomo diviene sacro nel rispetto ad una società nel suo insieme..anche se questa appare sempre più devastata dalla stessa umanità.
L’uomo si è sempre posto una domanda sullo scopo della propria esistenza: Quale la ragione ..quale il compito..quale il fine di una vita che spesso inganna e spinge a tradire persino i buoni propositi ed i propri sentimenti. Se dovessimo non poter controllare per istinto ogni reazione, ci renderemmo violenti l’uno con l’altro.. Ecco la ragione per la quale, nel tempo la società si è istintivamente resa più consapevole ponendosi delle regole. Potremmo certamente asserire che questo è stato un meccanico processo di reazione, restando pur sempre “il pensiero” sul quale si muove l’essere umano, qualcosa di incontenibile che prende anche strade oscure nella eterna ricerca di una propria esistenza.
Questo dono della mente, anche se non può esservi certezza, sembra per l’uomo una sorta di contatto con un’entità superiore poiché appare come qualcosa di incontenibile..qualcosa che spesso sfugge al nostro umano controllo… può prendere vie paradisiache che portano a sensazioni elevate, come può far spaziare in riflessioni terrene più tangibili, emozionali e poetiche facendo, in tal modo, provare suggestioni continue che potrebbero avere poca o nessuna corrispondenza col mondo divino. Questa dualità sembra dunque inserita nel dono naturale di cui l’uomo è in possesso…. Tuttavia quando ci viene regalato un simile prezioso dono, non si può che accettarlo ed usarlo in profondità..in coscienza e con tutto il sentimento.

Il pensiero è un immenso regalo resoci da un’entità superiore che sembra muoversi libero poiché, pur compreso in noi stessi, resta incontrollabile. Ma questo immenso dono rimane sempre un mistero per noi piccoli esseri umani ed ogni mistero può essere un’arma anche pericolosa se non usata con equilibrio…E qui nasce una domanda più che legittima oltre che umana: - fino a che punto si può e si deve dominare il pensiero? ..Se è vero che il pensiero risponde a regole che noi non riusciamo ancora a percepire, è anche vero che risulta assai difficile dominarlo. Potrebbe sfuggire viaggiando nell’inconsapevolezza senza che si possa far nulla per contenerlo o…forse, dovremmo essere in grado di poterlo governare?…Ed allora... per quale ragione abbiamo ricevuto questo importante dono, costringendoci poi, a non farlo spaziare liberamente?
Sono domande logiche ma che non tutti si pongono in profondità…..Probabilmente molti non lo fanno perché fortemente dominati da un materialismo che li ha resi pragmatici riducendo irrimediabilmente la loro sfera immaginaria. Tuttavia non sappiamo veramente se tali individui possano essere svantaggiati rispetto ad altri nell'odierna società che parrebbe dare loro ragione per affrontare meglio un processo di modernizzazione che sempre più spesso non consente alcuna forma di pensiero: Sono ormai in tanti che vivono la loro esistenza in un percorso meccanico in direzione di una sopravvivenza sostenuta da una quotidiana..quasi asettica..realtà.
Ma l’uomo non è forse diverso dalle altre specie proprio per il suo pensiero? Se così è, la società dovrebbe essere strutturata a beneficio ed in favore di uno sviluppo della libera immaginazione! Con ciò, non si vuole sostenere a tutti i costi ogni illimitata e degenerata libertà ma, sottolineare l’importanza qualitativa che può avere uno sfogo del mondo immaginario nella costruzione personale e sociale del singolo individuo. Le domande sulle quali riflettere, quindi, restano sempre le stesse: Come si può controllare un pensiero facendo sì che esso non degeneri in dissolutezza, il vizio o la depravazione umana? Fino a che punto il pensiero, nella sua costruzione immaginaria può risultare utile e positivo?


Se un uomo, provvisto di un equilibrio, col proprio immaginario, riesce a toccare il massimo dell’edonismo, difficilmente non potrà percepire l’importanza di un pensiero rivolto verso un mondo spirituale divino ... più facilmente potrà distinguerne la differenza e trovarne quella simbiosi utile per la ricerca e l’individuazione della propria esistenza. Non si capisce, o forse si capisce fin troppo bene, la ragione per la quale la società sembra in assoluto sostenere l’importanza di un confine del pensiero umano, né..di contro.. la ragione per la quale l’umanità si rende sempre più ipocrita nel non riconoscere gli sconfinati spazi licenziosi del proprio immaginario..Una riflessione importante deve essere quella di capire fino a che punto il pensiero resta estraneo ad ogni controllo umano. Nella concezione umana più realistica sembrerebbe avere poche possibilità di controllo, benché l’uomo abbia possibilità di ispezione ed un libero arbitrio sulla sua finalità e su tutto ciò che esso può determinare rispetto ad un etica costruita sulla morale contemporanea.
Quando noi, nella nostra solitudine, senza essere condizionati dalla realtà e dal suo frenetico andamento, riusciamo ad immedesimarci in noi stessi rinchiudendoci nella cornice della nostra mente, possiamo provare strane sensazioni che esaltano lo spirito. In quel momento anche il processo fantastico può esaltarsi spingendoci nella direzione di inspiegabili percezioni dove la fantasia prende piede in base alla personale sensibilità dell’individuo.
E' tuttavia importante premettere che non tutti gli individui riescono ad avere le stesse percezioni ed immedesimazioni.. quindi, non potrà mai essere scontato che in ognuno possa esservi una visione fantastica profonda ed uguale. Così come nessuna fantastica visione potrà mai avere la stessa intensità di un'altra. Si può dire che il pensiero, per cause ancora sconosciute, ci guidi e sia in grado di condizionarci.. e quando sembra poterci spingere verso strade ambigue, si è in grado di arginarlo per via di una morale terrena che tende a dirigerlo verso altre direzioni.
La domanda da porsi adesso è quella di una convinzione che, la morale terrena odierna, possa essere in assoluto, il giusto guardiano del nostro pensiero... Se, quindi attraverso essa, può raggiungersi un equilibrio in grado di rendere tranquillità al nostro pensiero e fino a che punto la libertà resaci dal dono dell’immaginazione, debba essere frenata da una morale terrena.

Ed eccoci, quindi, arrivati alla domanda più importante e cioè: E’ giusto lasciare la massima libertà al nostro pensiero cercando di non frenare alcuna immaginazione seppur col pericolo che possa degenerare? Per poter rispondere meglio a questa domanda bisognerebbe analizzare anche quando il pensiero si immedesima nella fase opposta in cui, compenetrandosi in modo sublime in una ricerca di una entità superiore, si tende ad esplorare un mondo superiore..quello spirituale.. in cui l’animo si esalta ed il corpo diviene quasi del tutto inesistente: E’ la fase della sublimazione in cui l’essere umano tende a staccarsi da ogni forma di materialismo proiettandosi, senza alcuna percezione, in direzione di un mondo irrazionale di sublimazione. Una sublimazione inversa da quella che si determina quando il nostro pensiero si sofferma sul materialismo più sfrenato: Un pensiero più facilmente arricchito da visioni realistiche messe giornalmente in evidenza dallo sfrenato consumismo e l'eccessivo liberismo, che portano l’individuo in direzione di un immaginario smodato che può anche degenerare.
Ciò premesso si evidenzia come la sublimazione dello spirito non debba per forza vedersi opposta ad una sublimazione materialista del corpo: Si può esaltare lo spirito e contemporaneamente esaltare i piaceri del corpo. Si dovrebbero elevare ambedue i piaceri col dovuto equilibrio senza mai vederli antitetici.
Quindi a riguardo..si può lasciare il pensiero libero di spaziare per le vie celestiali della sublimazione divina dello spirito, come in quella del più crudo sentimento terreno, e dei piaceri del corpo: Se è vero che l’uomo è stato posto in questa terra per una sopravvivenza in vista di un fine spirituale, è anche vero che è stato provvisto di un corpo, delle sue sensazioni e di tutta la sua parte antropica per poterne godere a suo piacimento. Il confine rimane contenuto nel rispetto reciproco e quindi senza l'uso di alcuna violenza. Ed è proprio sull’ argomento della violenza che la morale cristiana dovrebbe incidere con più forza verbalmente e non, sulla libertà di dare sfogo ad un libero pensiero.
Nessuna azione può mai ritenersi libera se non tiene conto del rispetto che si deve al prossimo, quindi non può mai essere svincolata da ogni presupposto della non violenza. Nel nostro pensiero questo confine può però essere spezzato, in quanto, nel segreto di esso, si può superare qualunque ostacolo, paradossalmente anche quello del sopruso. Nel proprio pensiero qualunque azione sembra permessa poiché può non essere ostacolata restando imprigionata nel nostro immaginario.. ma nella realtà, la visione empirica ed il nostro stesso animo, possono e devono condizionarci.
Quando il pensiero, assai libero, confluisce nel massimo dell’immaginario può defluire nel massimo della dissolutezza. Il pensiero, buono o cattivo che sia, alimenta sempre un’immaginazione utile per la ricerca di noi stessi e fa sì che l’essere umano possa meglio identificare la propria esistenza in rapporto con un mondo superiore..L’importante è avere avuto il dono dell’equilibrio che consente di non mettere mai nella realtà ciò che consapevolmente può portare dolore a se stessi e violenza agli altri. Questo fa dell’uomo la differenza con la bestia. Se un uomo, provvisto di un equilibrio, col proprio immaginario, riesce a toccare il massimo dell’edonismo, difficilmente non potrà percepire l’importanza di un pensiero rivolto verso un mondo spirituale divino, più facilmente potrà distinguerne la differenza e trovarne quella simbiosi utile per la ricerca e l’individuazione della propria esistenza.
L’uomo è stato costruito con un corpo ed una mente ed ognuno ha un proprio pensiero ed un immaginario diverso dagli altri. Ciò impone un esame per individuare se esiste una ragione per la quale questa differenza, che può anche arrecare difficoltà nel comprendersi, sia stata posta per bisogno ad un principio di scambio necessario per la costruzione di una società più articolata o se invece sia frutto di un percorso naturale che non tiene conto di alcuna motivazione. Nella concezione cristiana vi è sempre una motivazione che offre una giustificazione alla immensa opera dell’entità superiore. Per un agnostico, non è dato sapere quale sia questa motivazione, ma sicuramente nella fattispecie, si potrebbe tradurre nel beneficio di una più ampia dialettica.. piena di scambi e idee diverse, tali da poter rendere il dialogo tra gli uomini più vivace ed attivo.

L’uomo ha bisogno di pensare in quanto, ogni suo gesto, viene suggerito proprio dalla mente ma, la riflessione ed il peso che si frappone in ogni sua azione, lo condizionano nel suo stesso agire. Eppure non tutti rispondono allo stesso modo…non tutti vengono condizionati alla stessa maniera…non tutti riflettono allo stesso modo..non tutti pensano alla medesima maniera… La diversità del pensiero riesce però a determinare una limitata e chiara differenza nei caratteri, nelle relazioni e nello sviluppo delle politiche sociali e questa diversità non può che arricchirci.





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