17 apr 2015

A proposito di equità e pensioni...

Scrive Domenico Cacopardo su “Italia Oggi”

"Diamo pochi numeri riassuntivi. Riguardano il 2012, dato che il successivamente s’è verificato un balletto dei numeri nel quale è difficile orientarsi: il risultato è quello voluto per impedire che i cittadini, pensionati e non, si facciano due conti.

Insomma, nel 2012, la spesa per pensioni ‘pure’ è ammontata a 211 miliardi. Per pensioni assistenziali s’è speso 100 miliardi. I contributi incassati dall’Inps arrivano a 190 miliardi. Quindi, il buco relativo alla gestione delle pensioni ‘pure’ è di euro 21 miliardi. Va considerato, però, che i pensionati ‘puri’ pagano 42,9+ 3 miliardi di imposte (Irpef). Perciò, in realtà, la gestione delle pensioni ‘pure’ presenta un avanzo di 25,19 miliardi di euro.

Inoltre, tutti i documenti, nazionali e comunitari, che disegnano gli scenari –a legislazione vigente-, indicano che nel 2015 la spesa per pensioni ha raggiunto il picco e già dal 2016 comincerà a calare.

La situazione generale mette in rilievo che ci sono circa 100 miliardi di pensioni assistenziali pagati con la fiscalità ordinaria. Cioè, c’è il trasferimento di 100 miliardi dalle tasche dei contribuenti nelle tasche dei titolari di pensione sociale. A questa operazione, si deve aggiungere la somma che lo Stato trasferisce all’Inps per integrare le gestioni in deficit, quelle cioè che con i contributi versati non riescono a pagare le pensioni. 

Ecco, allora, che l’Inps fa filtrare l’idea di intervenire sulle pensioni di coloro la cui pensione è calcolata col sistema contributivo e che risultano già penalizzati, in quanto non viene loro erogato ciò cui avrebbero diritto in base ai contributi versati. 

Tra questi, magistrati e «gran comis» andati in pensione, rispettivamente, a 75 e a 70 anni. Con grande ipocrisia, il Corriere della sera, a firma Domenico Comegna, scrive, a proposito di coloro che sono andati in pensione a 70 e dopo «cui è stato permesso restare in servizio … anche superati i 40 anni massimi di anzianità».

In realtà, nulla è stato «permesso». Con un’altra operazione terroristica sulla gestione delle pensioni, lo Stato italiano ha prolungato l’età di servizio sino ai limiti qui indicati, promettendo proprio un ricorso al sistema di calcolo «misto», retributivo-contributivo, e ha ottenuto che tanti manager e tanti magistrati rimanessero in servizio a «lavorare», dando un significativo contributo di capacità ed esperienza al funzionamento della macchina pubblica. Tra i «tardopensionati» si contano presidenti di Cassazione e di altre corti, procuratori generali, insomma, l’ossatura di una organizzazione che, al di là di ogni polemica, ha «retto» la cosa pubblica. Va anche ricordato che tutta la gestione delle pensioni pubbliche è documentata dagli anni ’80, non prima visto che non c’era evidenza di specifiche necessità contabili.

Perciò, immaginare un’altra operazione di taglio pensionistico che incida su coloro la cui situazione contributiva determinerebbe pensioni superiori a quelle che ricevono, è pura follia demagogica. Anche perché si tratta di un numero ristretto di persone, ultrasettantenni che, alla luce degli indici di mortalità, non incideranno a lungo sulla contabilità Inps."


Al di là di ogni ipocrisia..quello che Domenico Cacopardo, pare non volere riconoscere.. è il momento storico in cui si vive..con tanta popolazione ormai ridotta sul lastrico da un'esigenza economica imposta da una unione europea alquanto fredda e distaccata che, per tramite dell'attuale governo, continua ad imporre sacrifici. 
Vi è tanta gente che non potrà ma pensare di soppravvivere con una pensione di 450 euro mensili ..quando al contrario vi sono quelle categorie privilegiate che hanno pensioni superiori ai 10.000 euro e che non vengono mai sensibilizzate in proposito, ponendosi con l'unico pricipio personale dei propri contributi versati con un sistema diverso ed in un periodo in cui la nostra Nazione viaggiava ad un ritmo diverso.. 

Mi piacerebbe mettere a confronto lo stato di un operaio o di un lavoratore autonomo con l'esempio fatto da Domenico a proprosito dei tanti manager ed i tanti magistrati rimasti in servizio a «lavorare» rendendo un servizio alla macchina pubblica: Ma quale lavoratore oggi potrebbe restare in servizio oltre una certa età (seppure con un calcolo pensionistico a sistema misto).. se non appartenesse ad una categoria privilegiata?...Gli operai o i tanti lavoratori autonomi..non hanno forse contribuito a reggere l'ossatura di una organizzazione della cosa pubblica?..O lo hanno fatto solo i magistrati, i manager, i presidenti di Cassazione.. o i tanti politici?.. 

Sappiamo tutti che le casse dell'Inps fanno acqua..soprattutto per colpa di tanta politica che non ha saputo guidare il controllo dell'istituto, come sappiamo che per quanto riguarda gli esodati si sono creati grossi problemi ad una categoria di cittadini..con una vile ed ignobile manovra..non degna di uno Stato democratico.

Come ci si può meravigliare di voler cercare di dare una... se pur sensibile.. svolta equilibriatrice a quei principi che dovrebbero regolare la sicurezza economica di tutti i cittadini..se non operando per risolvere un evidente divario? Un divario al quale.. il pensionato ricco, non potrebbe restare estraneo.. contribuendovi solo con quanche centinaio di euro: Due o trecento euro sono nulla per chi ne riceve diecimila , ma sono tanti per chi ne riceve appena cinquecento..
vincenzo cacopardo







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