26 nov 2019

Il virus del doppio volto in democrazia (art di Paolo Speciale)




DI PAOLO SPECIALE
E' il virus dei due volti, di costituzione squisitamente politica, riguarda le formazioni partitiche in campo ed è – di fatto – la perenne mancata interdipendenza tra i programmi – spesso meramente elettorali e finalizzati ad una emozionale ed irrazionale cattura del consenso – e la produzione ed esecutività di atti di governo ad essi collegati e conseguenti.
Rimanendo nell'ambito politico/amministrativo che qui trattiamo, proviamo ad identificare, con una semplice traslazione, i due elementi fondanti della filosofia aristotelica, con i due elementi prima citati; associamo cioè i programmi alla potenza, mentre identifichiamo l'effettiva azione di indirizzo politico e/o di legiferazione con l'atto.

Quando e perché si verifica l'interruzione di un processo, influendo negativamente sulla stabilità delle maggioranze e mettendo in crisi anche il sistema normativo elettorale di cui spesso si predica la necessità di cambiamento?
Negli ultimi decenni, trascurando il qui irrilevante elemento di distinzione tra prima repubblica e seguenti, vari soggetti istituzionali, e soprattutto i Presidenti del Consiglio dei Ministri, hanno avvertito la necessità – anch'essa di mera ma cogente opportunità elettorale – di giustificare la mancata realizzazione dei programmi annunciati, ora attribuendo la responsabilità al Parlamento, spesso in ritardo per le procedure d'Aula inadeguate ed anacronistiche, ora coinvolgendo l'azione, suo malgrado sovente rilevante in ambito politico, della Magistratura laddove sia stata ravvisata qualche irregolarità, di varia natura.
Ora, quando potenza ed atto in un ordinamento come il nostro non possono essere conseguenziali e correlati, si determina una crisi di sistema ingravescente, con effetti pratici tutt'altro che lontani dalla disquisizione filosofica sin qui proposta. Vediamo quali proprio nella cronaca di questi giorni.
Un movimento politico qualsiasi, dopo una tragedia sociale di grande rilievo come il crollo del Ponte Morandi chiede di “rivedere” le concessioni statali riguardo alle manutenzioni periodiche ed in seguito, dopo un secondo crollo di un altro ponte nella stessa zona, si è costretti a constatare che ancora nessuna revisione, sia di atti ufficiali che tecnica, è stata ancora effettuata e, quel che è peggio, che non esiste nemmeno una attendibile mappatura delle strutture a rischio.
Gian Antonio Stella, autorevole editorialista del Corriere della Sera, parla (con ragione) di un Paese che interviene sempre “dopo”; evidenziando così il trionfo dell'incompiuto, della potenza che rimane tale, del volto dei buoni propositi e del successivo volto di chi cerca di giustificarsi, senza con ciò riuscire a togliersi alcuna colpa.
Ecco il virus di cui parliamo, l'emergenza madre, quella prioritaria, da affrontare subito.



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