21 nov 2012

Cosa vuol dire nuova politica



"Il risveglio"

Nel libro “Per un’altra politica” di Roberto Mancini edito nel 2010, l’autore ci informa di come “tutt’ora molti individui si tengono lontani dalla politica poiché la ritengono una cosa sporca e finiscono col restare isolati”. 
Io ritengo che alcuni di questi individui sarebbero anche possibili prestatori di buone idee e di un pensiero superiore a favore di una migliore politica.
Lo stesso autore scrive: “la democrazia snaturata e ridotta a procedura elettorale pilotata dalla costruzione manipolativa e dolosa del consenso, comporta la perversione del potere. Arriva comunque il giorno in cui la libertà umana si risveglia, si rivolta e cerca qualcosa di meglio che l’oppressione e la violenza”.
Oltre alla negativa immagine che questa frase destina alla democrazia, in riferimento al tema, l’autore si spinge ad indicarci un percorso:si richiede ben presto, non di cambiare questo o quel tipo di politica, bensì un vero cambiamento della politica e cioè di arrivare ad un altro modo di concepirla e di viverla”. Per  Mancini.. insomma..”lo sviluppo delle democrazia rappresenta la tendenza essenziale verso la riconversione del potere e del senso stesso dell’agire politica”.
L’autore ci ricorda che se non si coglie questo nesso e, se l’attuale sistema di democrazia, viene preso come se fosse quello compiuto, allora “saranno molte le delusioni per chi si aspettava da essa libertà, giustizia, sicurezza economica sociale, pace.”
Io penso che la politica potrà crescere solo con l'impegno di un senso di responsabilità comune che riesca  a contenere il controllo di costruzione manipolativo da parte dei poteri forti. Mai come oggi, chi si approccia alla politica, potrebbe farlo con la coscienza e la passione necessarie per la costruzione di una nuova “forma mentis” capace di ostacolare i processi di degradamento di quella appena passata.
Ci si dovrebbe ormai immedesimare nel concepire una nuova forma di funzionamento del sistema, un nuovo percorso che veda, nell’innovazione e nel distacco dai vecchi canoni, il futuro di una nuova società. Non può solo essere un problema del “politico” ma, di una “politica” che si è sempre mossa imprigionata in un sistema da dover riformare facendo sì che, in tal modo, non potessero emergere figure politiche migliori.
vincenzo Cacopardo 

1 commento:

  1. Centrismo e “vincere facile”

    Le imminenti scadenze, sia elettorali – amministrative e politiche – sia istituzionali, chiamano le forze in campo a non più rinviabili ufficializzazioni delle posizioni da assumere sui temi dominanti della contingente vita pubblica che determineranno l'azione di indirizzo politico di chi sarà chiamato a governare.La radicalizzazione e la personalizzazione leaderisti
    ca di un bipolarismo imperfetto ed in atto utopistico come il nostro, anche in relazione alla sua manifesta incompatibilità con il sistema elettorale vigente, ha coinvolto anche la compagine ministeriale guidata dal Professor Monti che, riprendendo in buona parte la strada intrapresa da Giuliano Amato alcuni anni fa, ha perfezionato e reso più tangibile ai più un aspetto già presente nella storia più antica dell'uomo, che qui possiamo definire “sofocrazia”, o potere dei sapienti.Come allora non prendere atto di quel complesso di inferiorità che vive la democrazia – pur necessaria – degli eletti rispetto ad una competenza e ad un carisma che brilla di luce propria e che prescinde dalle urne?La terapia a questo punto può e deve essere omeopatica e dovrebbe garantire , a chi la prescrive, la sopravvivenza innanzitutto, poi magari anche una vittoria di misura non difficile. Ma il tentativo di politicizzazione coatta – in seguito prevedibilmente consensuale – dei “sofocrati”, specialmente ad opera di un Centro che ha fatto della propria astuta equidistanza elemento di distinzione sinora premiato dagli elettori non è forse essa stessa una incoerente ed imprudente tattica ancora una volta finalizzata alla esaltazione, fine a se stessa, di un leaderismo “ad ogni costo” che, avuto inizio, avrà certamente una fine come ci insegna la storia? Certo, è bello “vincere facile”.Mentre si richiama l'attenzione sulla necessità di restituire ai cittadini la politica attiva, quella delle scelte, queste ultime le si continua ad imporre anche in nome di una autoconservazione imprescindibile, che passa persino – ove inevitabile - dal legittimato plagio ed annientamento dell'identità politica caratterizzante.Tant'è.
    Paolo Speciale

    RispondiElimina