Leaderismo ammaliatore e sovranità popolare
L'ultimo
ennesimo processo storico caratterizzato dalla dipendenza delle coscienze
civiche da un individualista leaderismo certifica la ciclicità temporale – di
cui purtroppo non si fa virtù - di un fenomeno conseguenza di una sostanziale,
prevalente ed immutata immaturità dell'elettore medio che non riesce a salire
neanche l'unico gradino – tra l'altro piuttosto basso – che promuove l'attività
politico-ideologica ad esercizio della moltitudine. Quest'ultima dovrebbe
infatti essere causa generante - e non effetto - di soggetti portavoce e/o
rappresentanti, non dotati di particolari carismi che possano determinarne una
fuorviante idealizzazione ed una simbolizzazione leaderistica sempre più lontana
dall'impegno concreto per l'attuazione del progetto politico pro-societate di
base, che invece viene così progressivamente a scadere degenerando in una sorta
di esercizio di apostolato non libero.
Tutto ciò è foriero di pericolose involuzioni del
sistema la cui vittima ab intestato è la perdita della più elementare accezione
del concetto di democrazia. E' il momento del populismo, fenomeno comune alle
nuove – ma non solo – formazioni politiche che preferiscono essere definiti
movimenti e che si trovano ad amministrare più o meno responsabilmente elevati
consensi frutto di una sapiente strumentalizzazione di contingenti ed obiettive
falle di un sistema istituzionale che deve rinnovarsi nel rispetto delle
procedure che esso stesso contempla, di quelle garanzie e valori che,
potenzialmente dissolvibili dall'estasi di una agognata “archè” individuale,
possano costituire sempre e comunque il punto di partenza per apportare
qualsiasi cambiamento.
L'ostentato ed aprioristico rifiuto della attuale
tipologia di esercizio della sovranità popolare unito all'auspicato avvento di
una non meglio definita democrazia sempre più diretta, nega di fatto
l'esistenza stessa della democrazia, prezioso elemento sociale che ha piena
attuazione solo attraverso la necessaria ed imprescindibile funzione di
mediazione ad opera di meno numerosi rappresentanti scelti tra soggetti
manifestamente consapevoli della responsabilità e della bontà del servizio che
dovrebbero – questo si – svolgere con vincolo di mandato.
L'attuale assenza di quest'ultimo infatti,
assimilabile per certi versi alla anacronistica immunità parlamentare, non
costituisce affatto a nostro avviso alcuna limitazione alla libertà di
espressione d'opinione dell'eletto, la cui funzione primaria è quella di
rendere pubblico servizio su espresso mandato di tipo popolare.
Paolo Speciale
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