7 mar 2013

La posta di Paolo Speciale



 Leaderismo ammaliatore e sovranità popolare


L'ultimo ennesimo processo storico caratterizzato dalla dipendenza delle coscienze civiche da un individualista leaderismo certifica la ciclicità temporale – di cui purtroppo non si fa virtù - di un fenomeno conseguenza di una sostanziale, prevalente ed immutata immaturità dell'elettore medio che non riesce a salire neanche l'unico gradino – tra l'altro piuttosto basso – che promuove l'attività politico-ideologica ad esercizio della moltitudine. Quest'ultima dovrebbe infatti essere causa generante - e non effetto - di soggetti portavoce e/o rappresentanti, non dotati di particolari carismi che possano determinarne una fuorviante idealizzazione ed una simbolizzazione leaderistica sempre più lontana dall'impegno concreto per l'attuazione del progetto politico pro-societate di base, che invece viene così progressivamente a scadere degenerando in una sorta di esercizio di apostolato non libero.

Tutto ciò è foriero di pericolose involuzioni del sistema la cui vittima ab intestato è la perdita della più elementare accezione del concetto di democrazia. E' il momento del populismo, fenomeno comune alle nuove – ma non solo – formazioni politiche che preferiscono essere definiti movimenti e che si trovano ad amministrare più o meno responsabilmente elevati consensi frutto di una sapiente strumentalizzazione di contingenti ed obiettive falle di un sistema istituzionale che deve rinnovarsi nel rispetto delle procedure che esso stesso contempla, di quelle garanzie e valori che, potenzialmente dissolvibili dall'estasi di una agognata “archè” individuale, possano costituire sempre e comunque il punto di partenza per apportare qualsiasi cambiamento.

L'ostentato ed aprioristico rifiuto della attuale tipologia di esercizio della sovranità popolare unito all'auspicato avvento di una non meglio definita democrazia sempre più diretta, nega di fatto l'esistenza stessa della democrazia, prezioso elemento sociale che ha piena attuazione solo attraverso la necessaria ed imprescindibile funzione di mediazione ad opera di meno numerosi rappresentanti scelti tra soggetti manifestamente consapevoli della responsabilità e della bontà del servizio che dovrebbero – questo si – svolgere con vincolo di mandato.

L'attuale assenza di quest'ultimo infatti, assimilabile per certi versi alla anacronistica immunità parlamentare, non costituisce affatto a nostro avviso alcuna limitazione alla libertà di espressione d'opinione dell'eletto, la cui funzione primaria è quella di rendere pubblico servizio su espresso mandato di tipo popolare.

Paolo Speciale

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