(tratto da “Studio e analisi” argomento : le riforme e la ricerca d
governabilità)
Viviamo in
uno Stato parlamentare e questo basterebbe per porre l’importante azione della
Camera come centralità dalla quale dovrebbe dipendere ogni regola ed ovviamente
l’indirizzo culturale ed economico del nostro Stato democratico.
I ruoli legislativi, quindi, non possono che
essere primari e propedeutici a quelli amministrativi.
Recita il Diritto costituzionale “ la mancata attribuzione dei
poteri di indirizzo politico al Presidente della Repubblica, fa sì che tali
poteri vengano accentrati nel raccordo Parlamento – Governo”.
Un raccordo
che oggi sembra essere intaccato e desta serie preoccupazioni per la garanzia
dello stesso principio di democrazia costituzionale: i due ruoli non
riescono più ad operare in condizioni di indipendenza e, pur nella loro
distinzione funzionale, risultano condizionati da un pressante potere partitico
che li sottomette al proprio interesse. La tendenza equilibratrice che si
voleva tramite il raccordo ed affinché a nessuno dei due poteri potesse essere
assegnata una condizionante prevalenza, non sembra oggi possibile. La
centralità del Parlamento non determina più la sua vera fondamentale funzione
ed ogni azione governativa finisce sempre col prevalere e condizionare
pragmaticamente ogni indispensabile percorso politico parlamentare.
La Costituzione, sulla parte riferentesi ai diritti ed
i doveri dei cittadini, ci dice ”Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il
proprio pensiero, con la parola, lo scritto ed ogni altro mezzo di diffusione”.
Ciò risulta
fondamentale e dimostra l’importanza di quel verbo che spinge a “regolare” i
rapporti tra lo Stato ed i cittadini attribuendo a questi un diritto soggettivo
ad un libero pensiero.
Recita ancora la stessa Costituzione sui principi fondamentali “E‘ compito della Repubblica
rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto
la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della
persona umana e l’effettiva partecipazione all’organizzazione politica economica
e sociale del Paese”. Cosa può voler dire questo? Se non il chiaro messaggio di poter dare a
tutti i cittadini le giuste opportunità di una propria partecipazione alle
scelte?
Quest’altro rilevante principio, se collegato al
precedente, vincola inequivocabilmente le istituzioni a favorire con piena
attuazione la strada per la determinazione di una vera funzionalità della
politica. -Funzionalità e partecipazione di pensiero e di idee che sembra
oggi non si vogliano ricercare!
Ecco perché è necessario dare massimo sfogo ad una politica di base e parlamentare, riflettendo attentamente sul perchè si sia perso il sano filo politico costruttivo, sopraffatti da un’unica irragionevole impellenza governativa.
Ecco perché è necessario dare massimo sfogo ad una politica di base e parlamentare, riflettendo attentamente sul perchè si sia perso il sano filo politico costruttivo, sopraffatti da un’unica irragionevole impellenza governativa.
Una politica
di ricerca e di pensiero vorrebbe dire induttiva e propedeutica. Una politica
amministrativa dovrebbe, invece, essere deduttiva e costruttiva.
Una giusta governabilità deve sicuramente
seguire un principio di qualità poiché, non si tratta solo di diminuire o
di aumentare i ministeri o le poltrone di comando di un esecutivo ma, di
determinare un percorso costruttivo attraverso una richiesta che partendo dalla
domanda deve finire col trovare un logico fine di utilità.
La
situazione odierna comincia a manifestare grosse incongruenze: si va ad elezioni,
si decide una maggioranza che poi spesso, per questioni di prevalente interesse
di potere, viene infranta imponendo di compattarsi in ulteriori maggioranze
risicate e contraddittorie. Percorsi che non possono e non devono
appartenere a qualsiasi logica politica che si vuole coerente e costruttiva.
Se
innovazione vuol dire progresso, le idee nuove ne sono la vera forza attiva, e
se, per un giusto progresso, si impone un vero cambiamento, non potranno che
risultare essenziali nuove regole. Bisogna quindi avere la forza di chiudere
con il passato, per affrontare un futuro che ci impone continua innovazione
anche in termini politici.
vincenzo Cacopardo
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