REALISMO E RESPONSABILITA’
di Domenico Cacopardo
L’incarico che Giorgio Napolitano ha conferito a
Pierluigi Bersani ha dei limiti ben precisi. Essi consistono nella definizione
di una maggioranza programmatica precostituita al Senato.
Dobbiamo confidare ora nel senso di responsabilità del
segretario del Pd: sarebbe, infatti, un pessimo servizio alla democrazia
convincere un certo numero di grillini ad abbandonare il mussolinetto di
Bogliasco per confluire in una proposta Pd-Sel. Le altre ipotesi, per la
formazione della maggioranza richiesta dal presidente della Repubblica, sono
ancora più avventuriste. L’idea di un accordo con la Lega Nord e con uno
sparuto gruppo di componenti in libertà del Pdl accentuerebbe le incertezze sul
futuro.
Alla fine rimarrà soltanto la rinunzia.
Napolitano, infatti, non accetterà una compagine
governativa senza maggioranza precostituita alla mercé delle bizze
imprevedibili dei senatori grillini, leghisti e vari cani sciolti: la
dimensione drammatica dei problemi economici nazionali non lo permetterebbe.
Una rinunzia del genere ha il significato politico di
un sconfitta non di Pierluigi Bersani, ma dell’intero Pd. Valeva la pena
insistere in modo così pervicace per ottenere un simile risultato? O non era
meglio lasciare alla regia del presidente della Repubblica la ricerca di una
soluzione istituzionale che traghettasse il Paese attraverso l’elezione del
capo dello Stato e, dopo, verso una nuova legge elettorale (maggioritario in
due turni) e nuove elezioni?
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