Nel primo Capitolo della relazione dei saggi concernente i Diritti dei
cittadini e la partecipazione
democratica. Il gruppo di lavoro afferma che: “Il potenziamento dei diritti dei cittadini e
della partecipazione democratica costituisce un pilastro fondamentale per
rinnovare la democrazia e la vita pubblica”.
Un’affermazione necessaria oltre che di primaria importanza per
dare più corpo ad una vera democrazia nel Paese.
Il gruppo ha analizzato coerentemente l’importanza di uno Statuto più adatto
per i Partiti..affermando: “ La
Costituzione definisce il partito come una associazione di cittadini che si
impegnano con metodo democratico a determinare la politica nazionale (art.49).
Con il tempo questo carattere di libera e nobile associazione politica si è
affievolito tanto nella realtà quanto, e molto di più, nella percezione dell’opinione
pubblica. L’insoddisfazione per le prestazioni del sistema politico si è
indirizzata, come in tutti i periodi di crisi, principalmente contro i partiti”.
L’ opinione del Gruppo
di Lavoro, in proposito.. è stata quella di proporre che ogni statuto preveda di rispondere ai
requisiti di democraticità richiesti dalla Costituzione: a) gli organi dirigenti elettivi; b) le procedure deliberative che
prevedano adeguata interazione tra iscritti e dirigenti nella formazione degli
indirizzi politici; c) gli organi di garanzia e di giustizia interni; d) la
istituzione dell’anagrafe degli iscritti e le condizioni per l’accesso, che
dovrebbe essere garantito a tutti gli iscritti; e) l’equilibrio di genere negli
organi collegiali e nella formazione delle candidature; f) le garanzie per le
minoranze; g) le procedure per modificare statuto, nome e simbolo del partito.
Più avanti nel Capitolo
Sesto sulle Regole per l’attività politica e per il suo finanziamento, i saggi
scrivono:
“Le questioni
relative alla nuova domanda di etica pubblica si concentrano in particolare sui
vantaggi impropri dei partiti, delle istituzioni politiche e di chi lavora
negli uni e nelle altre. Alla base c’è la profonda insoddisfazione per i
servizi resi ai cittadini dalla politica. Il problema dei costi delle attività
politiche va perciò affrontato guardando alla domanda di forte cambiamento
espressa dalla società nei confronti della politica”
Il riferimento va
subito alla legge 96/2012 che ha ridotto della metà l’ammontare delle risorse
pubbliche destinate annualmente ai partiti, lasciando invariato il meccanismo
dei rimborsi per il 70% e ancorando per il restante 30% l’erogazione dei
contributi alla misura di 0,50 euro per ogni euro ricevuto dai partiti.
Il Gruppo di Lavoro
ha giustamente sottolineato l’importanza di un finanziamento pubblico delle attività
politiche...ma, asserendo che questo deve essere reso: “in forma adeguata e con
verificabilità delle singole spese, poichè costituisce un fattore ineliminabile
per la correttezza della competizione democratica e per evitare che le
ricchezze private possano condizionare impropriamente l’attività politica”
Dopo un’attenta analisi
sui rigorosi tetti di spesa e le distinzioni delle spese fisse proporzionate al
numero dei voti del singolo partito ed al bisogno di definire un limite al contributo
privato, il gruppo dei saggi propone le varie agevolazioni ai Partiti
riguardanti gli spazi pubblici…quelli televisivi, gli sgravi fiscali etc…
Importante l’art 16 del documento sulle
disposizioni sul controllo dei costi.. attraverso il quale si propone, per
evitare disparità di trattamento, di uniformare i soggetti deputati al
controllo, che devono essere esterni ed indipendenti.
Non andando oltre e volendo di
proposito affrontare in seguito l’argomento sul conflitto di interessi
relativo al monopolio dei partiti sulle particolari cariche pubbliche, non
posso che essere d’accordo con questa parte della relazione in riferimento al ruolo
dei Partiti ed alla loro importante fase di regolamentazione.
Non v’è dubbio che il gruppo ha saputo
intuire l’importanza di una indiscutibile riforma…sebbene si
possa nutrire qualche piccola perplessità circa un mancato approfondimento sul
metodo e sulla funzione che i Partiti dovrebbero operare in fase di comunicazione e
di dibattiti. Inoltre ritengo non giustamente appropriato, (né coerente con la
precedente loro dichiarazione sulle regole), qualsiasi contributo di
provenienza privata che potrebbe vedere nel futuro l’inserimento..se pur ben celato,
di società criminali o malavitose: Nel nostro Paese si fa presto ad inserire prestanomi e nascondere interessi privati legati alla politica, facendo ..poi..apparire tutto regolare. Se questo.. in paesi avanzati come gli Stati Uniti...è permesso,non è detto che possa rappresentare un vero esempio di democrazia.
La partecipazione dei
cittadini alla vita politica del Paese non può che essere di primaria responsabilità
dello Stato. Risulta quindi necessario dare una precisa regolamentazione agli
statuti dei Partiti ma la presenza contributiva del privato potrebbe finire col
destabilizzare sempre tali regole.
vincenzo Cacopardo
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