23 lug 2013

Tre punti essenziali per la crescita..

Abbiamo i dati dell'economia americana e sappiamo che  crescerà nel 2013 del 2,4%. Una  previsione della Casa Bianca che afferma che il tasso di disoccupazione si attesterà quest'anno al 7,5.  Il deficit si contrarrà quest'anno più del previsto, scendendo ai minimi degli ultimi cinque anni e attestandosi a 759 miliardi di dollari, ma la crescita, tenderà a rallentare al contrario del  mercato del lavoro che pare debba migliorare. Sembra pure che a pesare sulla crescita del paese America sia stata la crisi in Europa, ma con la proposta dei tagli alla spesa, l'amministrazione prevede una crescita più veloce con una previsione di un calo della disoccupazione più rapido.
Intanto anche il Giappone muove un suo percorso in campo monetario: quella che pare essere la più grossa operazione di creazione di liquidità del dopoguerra. Sovvertendo i ruoli della banca centrale, la politica economica del nuovo primo ministro giapponese Shinzo Abe, ripropone un modello vecchio. Dopo quasi vent’anni di deflazione.. i prezzi non crescono e per immettere liquidità nel sistema il governo, invece di indebitarsi, delega alla banca centrale il compito di pompare denaro nell’economia acquistando il debito pubblico. Un fiume di denaro che dovrebbe servire per ricomprare dalle banche le obbligazioni del tesoro giapponesi. Dato che la banca centrale acquista il debito, le banche saranno libere di utilizzare il contante per sostenere un’economia reale.


E…così,  mentre gli altri Paesi fuori dal nostro continente si muovono alla ricerca di nuove soluzioni, in Europa si continua a preservare l’austerità, tenendo la Banca centrale europea stretta in una camicia di forza di divieti. Tutto ciò porta difficilmente a stimare ogni possibile sviluppo per la nostra Nazione ed ogni dato diventa  poco credibile.
Un contesto in cui… le manovre per la crescita del nostro Paese diventano quanto meno disperate se non impossibili.
Cosa poter fare in una difficile situazione come questa?

1)Innanzitutto l’intervento spedito del nostro governo per riuscire, in breve tempo, a portare nelle casse delle aziende italiane il credito che avanzano: ossia quei 120 miliardi di cui tanto si è parlato.

2) il passo successivo potrebbe essere quello di studiare un piano di sviluppo che possa renderci diversi dagli altri paesi. Più concorrenziali in termini di prodotto.  
Per rompere il pericoloso percorso di un mercato dell’economia senza freni,  bisogna che il nostro Paese combatta con forza e sacrificio: se non possiamo abbassare i costi della produzione..dobbiamo di conseguenza alzare il livello della qualità
Non ci rimane, dunque, che quest’unico espediente  ..ossia la nostra “qualità”! Un dono che ci è stato tramandato da secoli di cultura e di profonda storia, un dono che non tutti i Paesi, come il nostro, hanno! Lo sforzo che tante nostre aziende stanno oggi vivendo.. altro non è …un processo che io definirei, legato alla smisurata deregolamentazione di un sistema mondiale ormai globalizzato che ha generato una trasformazione quasi paragonabile a quella definita nella teoria Darwiniana della specie. Una trasformazione incomprensibile, ma quasi naturale..
Si deve poter vedere in prospettiva un profondo cambiamento attraverso una spinta qualitativa del prodotto e di conseguenza.. le aziende devono proporsi in una trasformazione.. apportando le giuste modifiche verso prodotti di qualità. Un cambiamento che non le ponga più in concorrenza , ma le qualifichi come uniche. Bisogna in proposito far crescere in qualità particolati aziende dell’agro alimentare, del vino, del mobile e dell’arredamento, di tutti quei prodotti legati al design ed alla nostra natura, nonché quelli dei servizi legati al turismo, allo spettacolo..etc.

Questa trasformazione necessita sicuramente dell’aiuto da parte degli Istituti di credito. Un aiuto al quale si deve prestare fede anche a rischio di una loro entrata in equity … credendo nel prodotto e nel  particolare mercato di nicchia. Un aiuto che può rappresentare un impulso iniziale essenziale.

3) Il terzo punto è di sicuro il problema del nostro mezzogiorno
“Nessuna crescita potrà mai esservi nel Paese se non si provvede ad un percorso utile per il futuro economico imprenditoriale del sud.”

Dopo l’ingresso del nostro Paese in Europa, il problema del Mezzogiorno non può che essere affrontato nel contesto più ampio di un Parlamento ed di un Governo Internazionale. 
Alcune Regioni del sud del Paese si trovano oggi in netto svantaggio rispetto ad altre e questo divario si sarebbe dovuto ridurre, sicuramente prima dell’ingresso del nostro Paese in Europa, con un’azione politica nazionale logicamente coordinata con le amministrazioni locali. La fase di costruzione per l’unificazione non sta certo dando i risultati sperati. E’ venuta a mancare  quella azione preventiva e di studio che doveva mirare a salvaguardare le culture e le ricchezze naturali delle comunità meno progredite che vedono oggi aumentare il divario con i Paesi più ricchi. In verità, il nostro Mezzogiorno rimane ancora privo di interventi studiati con metodo, utili e tecnicamente elaborati in base alle esigenze primarie delle risorse del territorio e delle poche infrastrutture operanti. Appare inutile la lunga serie di agevolazioni finora impiegate se non si interviene alla base con l’impegno necessario per la creazione dei servizi adatti allo stesso tessuto territoriale ed imprenditoriale. Se non cresce il Mezzogiorno l’intero Paese non potrà mai avere sviluppo!
vincenzo Cacopardo

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