19 ago 2013

Egitto: la difficile ricerca di un equilibrio politico... all'ombra dei militari

Il ministro degli esteri Bonino ha diverse volte denunciato le recenti stragi del Cairo. Ma i fratelli Mussulmani, dopo il regno di Mubarak…hanno dimostrato di non essere in grado, né di avere le giuste competenze, per la gestione del paese. La stella di Morsi si è  dimostrata incapace di apportare  le desiderate modifiche alla costituzione e, soprattutto, non ha saputo gestire una equilibrata guida politica. Pur essendo un presidente Egiziano non militare, non è riuscito a reggere questo percorso di pacifica marcia verso la costruzione di uno Stato sui principi dell’Islam. 
Il potere militare Egiziano ha le sue forti radici fin dagli anni cinquanta e difficilmente riuscirà a cedere il passo ad una politica di protesta dettata da richieste di libertà e diritti simili a quelli dell’Occidente.
Difficile essere ottimisti in un paese che vive ancora della nostalgia di Mubarak e di una forte classe sociale che con lui ha visto accrescere un certo potere economico. Impossibile anche.. poter credere che gli stessi militari possano fare entrare nel gioco democratico i loro fratelli mussulmani.
Come la Tunisia, la Libia e la Siria, anche l’Egitto pare essere alle prese con il forte radicalismo islamico che, da parte sua.. potrebbe anche nutrire maggiori ambizioni sulla governabilità del Paese e pretendere più considerazione e maggior rispetto della propria cultura religiosa. Ma il problema…come in altre occasioni…resta sempre quello che separa alcune dinastie imperiali da un certo nazionalismo liberale in favore di una maggiore libertà dei popoli.

In questo quadro, l’immagine dell’amministrazione Americana, ieri solerte e pronta a qualunque intervento, appare sperduta ed incapace di prendere decisioni. Il compito del presidente Americano non è facile: Se Obama dovesse prendere posizioni in favore delle forze militari egiziane..finirebbe col perdere in credibilità e potrebbe accentuare l’attuale crisi del Paese egiziano. Se, al contrario… non muovesse un dito..rischierebbe di perdere quel potere globale ormai da tutti riconosciuto.

Anche questo triste caso di politica estera conferma come la politica dei popoli debba sempre potersi muovere attraverso un percorso di equilibrio. "Equilibrio" come predisposizione per la costruzione più utile delle soluzioni e per l'affermazione di un riscontro dei principi comuni. impossibile trovare soluzioni tra una visione troppo aperta occidentale e quella forse un pò più ristretta del mondo orientale.. se non attraverso un'ottica di equilibrio che sappia andare incontro alle due culture con cura introspettiva ed ampia saggezza. 
vincenzo cacopardo  
    

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