14 ott 2013

OSSERVAZIONI SULLA RELAZIONE FINALE DELLA COMMISSIONE PER LE RIFORME COSTITUZIONALI





Osservazioni sulle proposte della Commissione dei saggi




La  bozza  della  Relazione  finale  è  articolata  in  sei  capitoli: 
1)Bicameralismo; 2) Procedimento legislativo; 3) Titolo V; 4) Forma di governo; 5) Sistema elettorale; 6) Istituti di  partecipazione  popolare. Sono  inoltre  allegati  alla  relazione  i  verbali  delle  riunioni  e  i documenti che uno o più dei componenti hanno chiesto di allegare. 
La commissione dei saggi afferma che,  per superare  la  crisi  politica,  economica  e  sociale  siano  necessari interventi di riforma costituzionale, i cui punti principali sono stati così individuati: 
1. Il  rafforzamento  del  Parlamento  attraverso  la  riduzione del  numero  dei  parlamentari,  il superamento  del  bicameralismo  paritario,  una  più  completa  regolazione  dei  processi  di produzione  normativa  e  in  particolare  una  più  rigorosa  disciplina  della  decretazione  di urgenza. 
 2. Il  rafforzamento  delle  prerogative  del  Governo  in  Parlamento  attraverso  la  fiducia monocamerale, la semplificazione del processo decisionale e l’introduzione del voto a data fissa di disegni di legge. 
3. La  riforma  del  sistema  costituzionale  delle  Regioni e  delle  Autonomie  Locali  che  riduca  significativamente  le  sovrapposizioni  delle  competenze  e  si  fondi  su  una  maggiore collaborazione e una minore conflittualità. 
4.La riforma del sistema di governo, che viene prospettata in tre possibili diverse opzioni: a) la razionalizzazione  della  forma  di  governo  parlamentare;  b)  il  semipresidenzialismo  sul modello francese; c) una forma di governo che cerca di farsi carico delle esigenze sottese alle primedue soluzioni, che conduca al governo parlamentare del Primo Ministro 
Per quanto concerne il bicameralismo paritario, nella commissione  prevale l’idea di cambiarlo in favore di  una  forma  di  bicameralismo  differenziato  per  attribuire  al  Senato  della  Repubblica  la rappresentanza degli enti territoriali, intesi sia come  territorio che come Istituzioni, ed alla Camera dei Deputati, il rapporto fiduciario e l’indirizzo politico.
Il  Parlamento  continuerebbe  a  comporsi  di  Camera  e  Senato,  ma  i  due  organi  avrebbero  composizione  e funzioni differenziate, con una prevalenza della Camera nell’esercizio della funzione legislativa e del Senato nell’esercizio delle funzioni di controllo. Un’altra opinione, che  ha  raccolto  consensi in  Commissione, si è  espressa per il monocameralismo unificando le due Camere che godono di pari dignità costituzionale. Questa opzione, secondo la stessa Commissione, garantirebbe una maggiore semplificazione del sistema istituzionale e quindi una migliore stabilizzazione delle forma di governo.

La  Commissione  si  è  soffermata  in  primo  luogo sull’alternativa  tra elezione diretta ed elezione indiretta, valutando soluzioni tra loro differenti: 
a)In astratto i Senatori possono essere  1)eletti dai cittadini; 2)eletti dai Consigli regionali; 3)membri  di  diritto  in  forza  degli  uffici  ricoperti nelle Regioni(Presidente della Regione) e (secondo alcuni) nei Comuni  
b)  Qualora  si  optasse  per  la  seconda  soluzione,  i  Consigli  regionali  potrebbero eleggere i Senatori al proprio interno o fuori del Consiglio;  
c) potrebbero fare parte del Senato o solo gli eletti dai Consigli Regionali, visto il ruolo che  le  Regioni  assumono  nella  forma  dello  Stato,  o  anche rappresentanti dei Comuni, data la loro specificità della storia italiana;  
d) Se  dovessero  far  parte  del  Senato  anche  i rappresentati  dei  Comuni,  occorre decidere le modalità della loro elezione.

Per quanto riguarda il Procedimento legislativo, la commissione   si  è  preoccupata  di  integrare  il  principio della  certezza  con quello,  parimenti  rilevante, della partecipazione di entrambi i  rami  del Parlamento  al  procedimento  legislativo,  in  forma  diversa  a  seconda  della  tipologia  della legge, distinguendo, in tal modo  quattro categorie di leggi: 
a) leggi  costituzionali  e  di  revisione  costituzionale; 
b)  leggi  organiche; 
c)  leggi  ordinarie bicamerali  (di  seguito:  leggi  bicamerali); 
d) leggi  ordinarie  con  voto  prevalente della Camera (di seguito: leggi ordinarie).  
Se per  le  leggi  costituzionali,  le  leggi  di  revisione  costituzionale,  le  leggi bicamerali, ed eventualmente per le leggi organiche, nulla muta rispetto ad oggi,  per le leggi ordinarie (ed eventualmente per le leggi organiche) l’iniziativa legislativa  e  il  voto  finale  spettano  sempre  alla  Camera;  il  potere  di richiamo  è  esercitato  nel  rispetto  delle  condizioni  indicate  dalla Costituzione. 
Per quanto riguarda la Camera dei Deputati, quindi, si  procederebbe al voto a data fissa per un numero limitato di provvedimenti ritenuti prioritari dal Consiglio dai Ministri secondo la seguente disciplina: 
1)il procedimento legislativo comincia dalla Camera, visto che l’istituto prevede la possibilità  che  il  governo  presenti  un  proprio  testo  e  chieda  alla  propria maggioranza di sostenere la richiesta di procedura speciale; 
2)La Camera dei Deputati delibera sulla richiesta del Presidente del Consiglio entro tre giorni dalla sua presentazione;  
3 la  data  richiesta  deve  in  ogni  caso  garantire  un’adeguata  istruttoria parlamentare; 
4) se  la  Camera  approva,  il  Presidente  contingenta  i  tempi  affinché  il  voto  finale avvenga entro  il  termine,  tenuto  conto  anche  dell’eventuale richiamoda parte del Senato e del voto successivo della Camera; 
5)i tempi per il richiamo e la deliberazione del Senato sono ridotti alla metà; 
6) scaduto  inutilmente  il  termine,  il  Presidente  del  Consiglio  dei  Ministri  può chiedere  che  la  Camera  deliberi  (con  unico  voto)  sulla  proposta  di  legge presentata  dal  Governo,  suddivisa  in  articoli,  eventualmente  con  le  modifiche approvate nel frattempo dalla Camera (se condivise dal Governo)

La Commissione, in tal modo avrebbe affrontato e cercato di risolvere il problema delleprocedure abbreviate che rispondano all’esigenza del governo di disporre in tempi brevi e certi dei deliberati del Parlamento su questioni  particolarmente  urgenti. 
Il  Senato  della  Repubblica  manterrebbe  la  propria  denominazione  originaria coerentemente con la disposizione secondo la quale la Repubblica è costituita dallo Stato, dalle Regioni e dai Comuni. 



Leggendo questa parte della relazione, da me sintetizzata, si può cominciare a porre l’attenzione su alcuni punti dello studio condotto dai saggi.
La Commissione, con impegno e capacità, ha certamente contribuito a migliorare il percorso del sistema istituzionale svecchiandolo e rendendolo più funzionale ( la divisione dei compiti delle due Camere sembra essere un deciso passo avanti, meglio ancora che del sistema monocamerale). 
Malgrado ciò, non sembra si sia colta l’importanza di una costruzione del sistema che deve per logica essere spinto dal basso.  L’epicentro dello studio della Commissione sembra essere il rafforzamento di un governo e la maniera di poterlo rendere forte e sicuro, ma non quello di fornirgli un sostegno necessario alla base. - Non si vuole ancora  vedere la governabilità come una funzione staccata da ogni processo di ricerca di un programma, ma si continua ad imporla e concepirla come ideatrice stessa di un progetto: un esecutivo dovrebbe distinguersi per eseguire e non preoccuparsi di programmare!
Al contrario, pare arrestarsi la indispensabile ricerca di un percorso più democratico e diretto che riesca ad offrire al cittadino il vero diritto ad un programma. Un programma accompagnato da un voto che, nel contempo, evidenzi la differenza dei ruoli delle stesse Camere.
I problemi più essenziali sono proprio quelli di trovare un nuovo funzionamento e non di aggiustare i vecchi ingranaggi corrosi. Non si può trascurare la evidente dicotomia che scaturisce in un sistema come il nostro, che per Costituzione rimane di principio Parlamentare. Un sistema che conduce spesso al sorgere di contrasti e contraddizioni le quali, non favoriscono lo sviluppo naturale di una vera politica costruttiva. Quella simbiosi politica affinché ambedue i poteri potessero camminare in sinergia, per far sì che si costruissero assieme leggi, programmi e relative mansioni amministrative, si è persa poiché ormai succube della mancanza di valori fondamentali spariti. Il punto focale sembra essere questo ed è proprio ciò che i saggi non sembrano aver messo a fuoco in senso innovativo.
Non è tanto importante il bicameralismo o il monocameralismo… quanto la funzione che queste Camere devono esprimere, non la determinazione del numero dei parlamentari..quanto il loro ruolo.
Proporre di dividere i compiti delle Camere è giusto ma si dovrebbe poter vedere una logica più definita nelle stesse competenze che i Parlamentari devono esprimere. Una divisione dei ruoli che definisca con chiarezza un risultato più utile, senza quei continui compromessi che scaturiscono dalla evidente sovrapposizione delle funzioni.

Se i saggi non hanno mancato in un’opera di ottimo restauro del vecchio sistema, non hanno del tutto colto l’importanza di un cambiamento che deve potersi ricercare attraverso una visione al di fuori degli schemi del sistema attuale. Quello che oggi dovrebbe identificarsi come un percorso innovativo costruito su nuove idee non condizionate dalle strade del vecchio sistema.
vincenzo Cacopardo     

Nessun commento:

Posta un commento