Osservazioni sulle proposte della Commissione dei saggi
La bozza della Relazione finale è articolata in sei capitoli:
1)Bicameralismo; 2) Procedimento legislativo; 3) Titolo V; 4) Forma di governo; 5) Sistema elettorale; 6) Istituti di
partecipazione popolare. Sono inoltre allegati
alla relazione i verbali delle riunioni
e
i documenti che uno o più dei componenti hanno chiesto di allegare.
La commissione dei saggi
afferma che, per superare
la crisi politica, economica e sociale
siano necessari interventi di riforma costituzionale, i cui punti principali sono stati così individuati:
1. Il rafforzamento
del Parlamento attraverso la riduzione del
numero dei parlamentari, il superamento del
bicameralismo paritario, una più completa
regolazione dei processi di produzione
normativa e in particolare una più
rigorosa disciplina della decretazione di urgenza.
2. Il
rafforzamento delle prerogative del Governo
in Parlamento attraverso la
fiducia monocamerale, la semplificazione del processo decisionale e l’introduzione del voto a data fissa di disegni di legge.
3. La riforma
del sistema costituzionale delle Regioni e
delle Autonomie Locali che riduca significativamente
le sovrapposizioni delle competenze e si
fondi su una
maggiore collaborazione e una minore conflittualità.
4.La riforma del sistema di governo, che viene prospettata in tre possibili diverse opzioni: a) la razionalizzazione
della forma di governo parlamentare; b)
il semipresidenzialismo sul modello francese; c) una forma di governo che cerca di farsi carico delle esigenze sottese alle primedue soluzioni, che conduca al governo parlamentare del Primo Ministro
Per quanto concerne il
bicameralismo paritario, nella commissione
prevale l’idea di cambiarlo in favore di una
forma di bicameralismo differenziato per attribuire
al Senato della Repubblica la rappresentanza degli enti
territoriali, intesi sia come
territorio che come Istituzioni, ed alla Camera dei Deputati, il rapporto fiduciario e l’indirizzo politico.
Il Parlamento
continuerebbe a comporsi di Camera e
Senato, ma i due organi avrebbero composizione
e funzioni differenziate, con una prevalenza della Camera nell’esercizio della funzione legislativa e del Senato nell’esercizio delle funzioni di controllo.
Un’altra opinione, che ha raccolto
consensi in Commissione, si è espressa per il monocameralismo unificando le due Camere che godono di pari dignità costituzionale. Questa opzione,
secondo la stessa Commissione, garantirebbe una maggiore semplificazione del sistema istituzionale e quindi una migliore stabilizzazione delle forma di governo.
La Commissione
si è soffermata in primo
luogo sull’alternativa tra elezione diretta ed elezione indiretta, valutando soluzioni tra loro differenti:
a)In astratto i Senatori possono essere 1)eletti dai cittadini; 2)eletti dai Consigli regionali; 3)membri
di diritto in forza degli uffici
ricoperti nelle Regioni(Presidente della Regione) e (secondo alcuni) nei Comuni
b) Qualora
si optasse per la seconda soluzione,
i Consigli regionali potrebbero eleggere i Senatori al proprio interno o fuori del Consiglio;
c) potrebbero fare parte del Senato o solo gli eletti dai Consigli Regionali, visto il ruolo che
le Regioni assumono nella forma dello
Stato, o anche rappresentanti dei Comuni, data la loro specificità della storia italiana;
d) Se
dovessero far parte del Senato anche
i rappresentati dei Comuni, occorre decidere le modalità della loro elezione.
Per quanto riguarda il Procedimento legislativo,
la commissione si è preoccupata di
integrare il principio della certezza
con quello, parimenti
rilevante, della partecipazione di entrambi i
rami del Parlamento al procedimento
legislativo, in forma diversa a seconda
della tipologia della legge, distinguendo, in tal modo quattro categorie di leggi:
a) leggi
costituzionali e di revisione costituzionale;
b) leggi
organiche;
c) leggi
ordinarie bicamerali (di seguito: leggi
bicamerali);
d) leggi
ordinarie con voto prevalente della Camera (di seguito: leggi ordinarie).
Se per le
leggi costituzionali, le leggi di revisione
costituzionale, le leggi bicamerali, ed eventualmente per le leggi organiche, nulla muta rispetto ad oggi, per le leggi ordinarie (ed eventualmente per le leggi organiche) l’iniziativa legislativa
e il voto finale spettano sempre alla
Camera; il potere di richiamo è
esercitato nel rispetto delle condizioni
indicate dalla Costituzione.
Per quanto riguarda la Camera dei Deputati,
quindi, si procederebbe al voto a data fissa per un numero limitato di provvedimenti ritenuti prioritari dal Consiglio dai Ministri secondo la seguente disciplina:
1)il procedimento legislativo comincia dalla Camera, visto che l’istituto prevede la possibilità
che il governo presenti un proprio
testo e chieda alla
propria maggioranza di sostenere la richiesta di procedura speciale;
2)La Camera dei Deputati delibera sulla richiesta del Presidente del Consiglio entro tre giorni dalla sua presentazione;
3 la data
richiesta deve in ogni caso garantire
un’adeguata istruttoria parlamentare;
4) se la
Camera approva, il Presidente contingenta i
tempi affinché il voto finale avvenga entro
il termine, tenuto conto anche
dell’eventuale richiamoda parte del Senato e del voto successivo della Camera;
5)i tempi per il richiamo e la deliberazione del Senato sono ridotti alla metà;
6) scaduto
inutilmente il termine, il Presidente del
Consiglio dei Ministri può chiedere che
la Camera deliberi (con unico voto)
sulla proposta di legge presentata dal
Governo, suddivisa in articoli, eventualmente con
le
modifiche approvate nel frattempo dalla Camera (se condivise dal Governo)
La Commissione, in tal
modo avrebbe affrontato e cercato di risolvere il problema delleprocedure abbreviate che rispondano all’esigenza del governo di disporre in tempi brevi e certi dei deliberati del Parlamento su questioni
particolarmente urgenti.
Il Senato
della Repubblica manterrebbe la propria
denominazione originaria coerentemente con la disposizione secondo la quale la Repubblica è costituita dallo Stato, dalle Regioni e dai Comuni.
Leggendo questa parte
della relazione, da me sintetizzata, si può cominciare a porre l’attenzione su alcuni punti dello
studio condotto dai saggi.
La Commissione, con impegno
e capacità, ha certamente contribuito a migliorare il percorso del sistema
istituzionale svecchiandolo e rendendolo più funzionale ( la divisione dei
compiti delle due Camere sembra essere un deciso passo avanti, meglio ancora
che del sistema monocamerale).
Malgrado ciò, non sembra si sia colta l’importanza
di una costruzione del sistema che deve per logica essere spinto dal basso. L’epicentro dello studio della Commissione
sembra essere il rafforzamento di un governo e la maniera di poterlo rendere
forte e sicuro, ma non quello di fornirgli un sostegno necessario alla base. - Non
si vuole ancora vedere la governabilità come
una funzione staccata da ogni processo di ricerca di un programma, ma si
continua ad imporla e concepirla come ideatrice stessa di un progetto: un
esecutivo dovrebbe distinguersi per eseguire e non preoccuparsi di programmare!
Al contrario, pare arrestarsi
la indispensabile ricerca di un percorso più democratico e diretto che riesca
ad offrire al cittadino il vero diritto ad un programma. Un programma
accompagnato da un voto che, nel contempo, evidenzi la differenza dei ruoli
delle stesse Camere.
I problemi più essenziali
sono proprio quelli di trovare un nuovo funzionamento e non di aggiustare i
vecchi ingranaggi corrosi. Non si può trascurare la evidente dicotomia che
scaturisce in un sistema come il nostro, che per Costituzione rimane di
principio Parlamentare. Un sistema che conduce spesso al sorgere di contrasti e contraddizioni le quali, non favoriscono lo sviluppo naturale di una vera
politica costruttiva. Quella simbiosi politica affinché ambedue i poteri
potessero camminare in sinergia, per far sì che si costruissero assieme leggi,
programmi e relative mansioni amministrative, si è persa poiché ormai succube della
mancanza di valori fondamentali spariti. Il punto focale sembra essere
questo ed è proprio ciò che i saggi non sembrano aver messo a fuoco in senso
innovativo.
Non è tanto importante il bicameralismo o il monocameralismo… quanto la funzione che queste
Camere devono esprimere, non la determinazione del numero dei parlamentari..quanto
il loro ruolo.
Proporre di dividere i
compiti delle Camere è giusto ma si dovrebbe poter vedere una logica più definita
nelle stesse competenze che i Parlamentari devono esprimere. Una divisione dei
ruoli che definisca con chiarezza un risultato più utile, senza quei continui compromessi
che scaturiscono dalla evidente sovrapposizione delle funzioni.
Se i saggi non hanno mancato
in un’opera di ottimo restauro del vecchio sistema, non hanno del tutto colto l’importanza
di un cambiamento che deve potersi ricercare attraverso una visione al di fuori
degli schemi del sistema attuale. Quello che oggi dovrebbe identificarsi come
un percorso innovativo costruito su nuove idee non condizionate dalle strade
del vecchio sistema.
vincenzo Cacopardo
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