14 gen 2014

La crisi del libero mercato tra ricchezza e povertà



SE LA CORDA SI SPEZZA!!…
di vincenzo cacopardo.

La società si è ormai formata!.. il problema fondamentale, oggi, è quello di saperla equilibrare! Se questa corda, ormai troppo tesa, si rompe.. anche il beneficio e le ricchezze dei pochi decadranno ed il rischio di una rovina potrà colpire l’intera società nel suo insieme


Ritengo che la peggiore crisi sia quella della totale perdita dei valori! Quando perdiamo il rispetto per il prossimo, il senso di uno Stato, il valore del denaro, quello del lavoro..e persino ogni forma di poesia e la possibilità di sognare…allora perdiamo ogni speranza!  Non volendo pormi col consueto catastrofismo che oggi pervade la gente, posso comunque affermare che.. se una speranza c’è… non può essere affidata nelle mani ambiziose di chi cerca di apparire per assumere ruoli predominanti. 
Il mito e l’idolatria… stanno vincendo sull’umiltà ed il rispetto che si deve ad una comunità.  La società sembra ormai ingrigita da un modo di pensare che ha sporcato ogni contenuto sui valori. 


Così come sembra che il tempo non tenga più conto delle stagioni… passando dal freddo a caldo torrido dello scirocco nello spazio di qualche ora, la vita di relazione tra le persone sembra mutare dall’oggi al domani…le amicizie….i rapporti di lavoro…quelli sociali.. sembrano sempre inaspriti da cambiamenti improvvisi che non riusciamo a comprendere, anche in politica le metamorfosi paiono avvenire con improvvise trasformazioni che non lasciano spazio ad un adeguato percorso  per la ricerca delle soluzioni: Si passa da una scelta ad un’altra.. completamente opposta.

Questi strani fenomeni sembrano essere il sintomo generale di un mondo che ha perso ogni forma di equilibrio…sia per l’ambiente che per la collettività.. e persino per ogni aspetto antropoligico che ci coinvolge. L’essenziale principio dell’equilibrio sembra essersi perso del tutto ed in questa dispersione l’uomo sembra aver inglobato ogni visione…non essendosi accorto dell’importanza di tutto ciò che la natura gli ha donato e che la sua permanenza in terra non ha saputo ben usare e custodire. Oggi quindi…(la stessa natura c’è lo insegna)…non vi è solo un principio di equità e di correttezza da sostenere …quanto quello di ricercare un fondamentale equilibrio come bilanciamento di una convivenza comune per far sì che non si prendano strade strette o larghe…lunghe o corte..che non si ricerchi solo il bianco o il nero…che non si vada incontro a verità assolute…nè ad assurde profezie o profonde incertezze..

Tralasciando una certa retorica filosofica (che non guasta) ma nella quale a volte mi dilungo.. potremmo comunque affermare che la mancanza di un equilibrio, ha sicuramente portato la figura umana a non stabilire più gli indispensabili confini sulle scelte e sulle fondamentali azioni utili per stabilire un sano controllo sulla crescita. Quali sono dunque quei principi di una politica economica che non potranno mai fare crescere la società secondo un modello di equilibrio? Quali le ragioni per le quali si vuole ancora imporre il rigido processo che porta inevitabilmente alla recessione?

La visione neoKeynesiana dell’economia moderna richiama alla determinazione di una politica interventista razionale e quantitativa….Insomma....se per gli economisti classici la disoccupazione viene considerata volontaria e come normale risultato di un insufficiente elasticità dei salari, per Keynes essa deriva da una mancanza effettiva della domanda. Ma poiché la domanda al consumo diminuisce in relazione al reddito, si potrà determinare un aumento dell’occupazione solo con l’aumento degli indispensabili investimenti. Sappiamo  che Keynes concentrò il suo impegno nello studio dell'economia...dalla produzione di beni.. alla domanda ponendo l’attenzione su talune circostanze in cui la stessa domanda aggregata è insufficiente a garantire occupazione. Per Keynes... la necessità è il sostegno pubblico.. senza il quale, vi sarebbe un pesante prezzo da pagare attraverso un aumento  della disoccupazione: Quando la domanda diminuisce, è assai probabile che cali anche la potenzialità di sfruttamento della stessa capacità produttiva. 

Secondo il pensiero del premio Nobel Paul Robin Krugman… l’austerità voluta dai grandi imperi economici ha portato ad un autentico fallimento dei Paesi che l’hanno imposta, ritenendo di poter piegare l'economia alla propria morale. La sua visione teorica si esprime in alcuni modelli commerciali che potrebbero rappresentare validi vantaggi per l’economia dei Paesi, quando non privi di barriere di protezione ben precise: Egli, in proposito, ha specificato l’importanza delle oscillazioni dei tassi di cambio con una forte critica verso le politiche di alcuni governi verso le relative speculazioni di alcuni fondi.
La crisi economica che investe tutto il mondo sembrerebbe generata volutamente da un assurdo sistema che impone alcune regole a protezione dei grandi potentati. Se la ricchezza è mal distribuita, e ciò viene tollerato da tempo attraverso le regole di un impianto edificato attraverso la forza del denaro, questo si deve ad una precisa volontà di alcune influenti lobbyes che la sostengono costantemente continuando a trarne beneficio. Un beneficio dei pochi, i quali dovrebbero anche comprendere che questa corda non potrà esser tirata troppo a lungo.

Il sistema odierno non sembra volersi basare su una economia di equilibrio collettivo, ma sul peso che il denaro può esercitare sul singolo individuo. Ciò ha portato a non individuare il giusto percorso e ad identificare il denaro come un fine e non come il mezzo necessario per la crescita del Welfare. 

In tal senso..è inutile illudersi!...La teoria del libero mercato non potrà più funzionare in rapporto al carico notevole che essa impone ad una società che si vorrebbe più equa!  Se un libero mercato sembra indispensabile per un progresso che voglia basarsi sul merito, sulla qualità e su un essenziale principio di competizione, questi deve per forza far uso di una regolamentazione che renda maggior equilibrio e più stabilità alla società…Non è solo un problema di etica ma anche di sostanza! 

La società si è ormai formata!.. il problema fondamentale, oggi, è quello di saperla equilibrare! Di renderla bilanciata in favore di un benessere collettivo che possa soddisfare le esigenze di tutti senza incidere negativamente sui valori, sui meriti e le capacità. Se questa corda, ormai troppo tesa, si rompe.. anche il beneficio e le ricchezze dei pochi decadranno ed il rischio di una rovina potrà colpire l’intera società nel suo insieme: povertà e ricchezza potrebbero lasciare lo spazio a distruzione, sfiducia e fine di ogni sistema democratico collettivo. 



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