20 gen 2014

Vecchie logiche e mancato funzionamento della politica

Il precedente post del cugino Cacopardo, inserito nella bacheca del mio Forum, mi spinge ad una nuova analisi  breve, ma approfondita sul mancato funzionamento dell’asseto istituzionale della nostra politica. Quali sono le ragioni di un mancato funzionamento del sistema?..Quali i principali motivi di una sua mancata azione positiva per la costruzione di un vero cambiamento?
Io credo che il problema non sia di natura elettoralistica, né di scelta delle figure!
Uno dei problemi è di ordine rappresentativo e tocca da vicino la base essenziale del nostro ordinamento politico istituzionale, un argomento che riguarda l’assetto della gran parte delle moderne Costituzioni: La divisione dei poteri. 
La tesi di Montescquieu, ancora valida rispetto alle democrazie moderne che operano attraverso “i poteri” dello Stato, nell'odierno bisogno di un percorso di revisione della democrazia, non può più basarsi su una  logica in modo così circoscritto e pragmatico. La prima forma che dovrebbe sparire è proprio l’idea di valutare come “poteri” i compiti della politica (legislativo-esecutivo). L’unico potere potrebbe, in realtà, solo legarsi a quello del cittadino ed alla sua rappresentanza in Parlamento.

Vi è poi un secondo motivo di ordine istituzionale strettamente legato a quello precedente… che riguarda il perenne compromesso che viene a formarsi tra il ruolo delle forze legislative del parlamento con quelle governative. 
Occorre certamente una divisione dei ruoli più netta al fine di tagliare il cordone ombelicale che li lega insieme. Un conflitto che permane costantemente allorquando, gli stessi, eletti in Parlamento, assurgono alla carica di ministri o sottosegretari, assumendo di fatto un ruolo esecutivo che influenza in modo definitivo il lavoro dello stesso gruppo parlamentare di loro riferimento. Anche qui, una certa consociazione trova forza e si alimenta giacché gli interessi sono estremamente forti ed i ruoli politici vengono espressi nella comune casa di un Partito.

Si potrebbe azzardare che tale motivo è di per sè sufficiente ad individuare una ulteriore anomalia anche rispetto ad una Costituzione che, da un lato vorrebbe identificare due poteri con ruoli ben diversi (esecutivo e parlamentare) e dall’altro, non pone sufficienti e chiare limitazioni a questa separazione di compiti, destinando, in modo troppo sintetico, la guida e l’indirizzo della politica dello Stato all’esecutivo.

Infine un terzo e fondamentale argomento di tipo strutturale/organizzativo ed è quello che dovrebbe intuire, con maggior sapienza, chi oggi opera per un sistema che si vorrebbe ad ampio raggio di democrazia: La riforma dei Partiti per una definitiva affermazione dei programmi sulle figure dei leaders. Ogni Partito o movimento sembra succube di un leader o vive col fine di ricercare una figura predominante che possa in qualche modo rappresentare la guida o, persino, il nuovo profeta del momento, quando al contrario, dovrebbe ricercare un programma e seguire questo attraverso un dialogo diretto con i cittadini. Questa è la vera ragione per la quale sono proprio i Partiti a dover essere riformati con un fine preciso di portare avanti le suddette linee di programma senza la deviante figura di leader che può influenzare il percorso di costruzione che necessita essenzialmente di un impegno e di una profonda dialettica con la società civile.
Oggi.. nè Renzi, (malgrado il suo intercalare forbito ricco di espressioni super moderne) ..nè altre forze politiche... riescono a percepire l'importanza di una ricerca verso tali linee di percorso, guardando esclusivamente ad impadronirsi di un potere che altrimenti risulterà sempre effimero ed instabile.
vincenzo cacopardo



Nessun commento:

Posta un commento